L’avvento di Pechino come seconda potenza economica del pianeta e come principale protagonista delle trasformazioni politiche in atto nel sistema economico-politico internazionale propone interrogativi sul futuro prossimo, domande alle quali non è facile dare risposta.
La Cina sostituirà più o meno gradualmente gli Stati Uniti come centro politico del mondo globalizzato? O la Cina del futuro rassomiglierà all’eterno “Impero di mezzo”, una “cultura-Stato” così superiore in ogni campo da poter quasi lasciare al resto del mondo il compito di adattarsi – più o meno pacificamente – alla sua egemonia?
E le fragili strutture americano-centriche della governance mondialesaranno semplicemente spazzate via dai nuovi rapporti di influenza e di forza economica e sostituite con un nuovo assetto sino-centrico, oppure gradualmente riformate e aperte a un maggiore equilibrio interno tra Est e Ovest del mondo, e tra Nord e Sud? Pechino sembra riservarsi tutte e due le opzioni, pronta a scegliere e a decidere secondo il modo in cui le potenze tradizionali stanno reagendo alla sua crescita di forza e di ruolo.
Quello che è certo è che un terremoto è in atto, e che esso pone – su scala enormemente più vasta – un problema simile a quello cui hanno, in questi ultimi dieci anni, cercato di trovare una risposta gli abitanti (e le istituzioni politiche) dell’Aquila. Tra l’altro L’Aquila ospita la sperimentazione del 5G dei cinesi della Zte. E questo è stato lo spunto per ancorare il seminario a un dato “territoriale”.
Durante l’evento è stato presentato l’ultimo libro dell’ambasciatore (e presidente del Centro studi sulla Cina contemporanea) Alberto Bradanini (“Oltre la grande muraglia, uno sguardo sulla Cina che non ti aspetti” – Egea). Come ha sottolineato l’ambasciatore “la Cina non è immediatamente intellegibile: i punti interrogativi talvolta spiegano di più di quelli esclamativi”.
Sono intervenuti anche Valentino D’Addario, Paolo Rubino, Luca Bergamotto, Luca Rocci, Riccardo Cicerone e Giuseppe Sacco.
In particolare il professor Sacco ha voluto sottolineare come “per la sgangherata struttura amministrativa italiana non sarà certo facile collaborare con i Cinesi, commercianti nati, inventivi e organizzati, ma non sarà certo più difficile di quanto non sia farlo con gli arroganti, meschini e miopi Tedeschi. E poi la Cina presenta il vantaggio di essere essere lontana. Non c’è da aspettarsi, dalla polizia cinese, che porti immigrati irregolari indesiderati dalla ‘cugina’ Francia all’imbocco di sentieri attraverso i quali possano introdursi clandestinamente in Italia. Né che rimetta in discussione i confini fissati dall’esito della Prima Guerra Mondiale, concedendo la cittadinanza austriaca agli altoatesini di lingua tedesca e ladina, o che schieri i carri armati al Brennero quando le ONG pagate da servizi segreti esteri sbarcano frotte di disperati sulle nostre coste”.
Gli organizzatori si ripropongono di parlare di nuovo di Cina, concentrandosi nei prossimi appuntamenti sugli aspetti più legati all’innovazione e alla sfera tecnologica.