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Arnese

Aria pesante in Lombardia, Toscana nera sui vaccini, epurazioni Generali, papocchio banche dati sanitarie

Che cosa succede nella società Aria della Regione Lombardia, nel Comune di Roma, in Assicurazioni Generali e non solo. Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

ARIA NUOVA IN LOMBARDIA?

“Ho chiesto ai membri del cda di Aria di fare un passo indietro, in caso contrario azzererò lo stesso affidando all’attuale direttore generale Lorenzo Gubian la guida della società”. E’ quanto ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana (Lega), aggiungendo che “le situazioni di criticità come quelle che si sono verificate nel fine settimana offrono un’immagine distorta dei risultati che a oggi abbiamo raggiunto” .

 

ARIA PESANTE IN LOMBARDIA

 

COME NASCE ARIA IN LOMBARDIA

 

ARIA DI TENSIONI NEL CENTRODESTRA IN LOMBARDIA

 

LA ZARINA MORATTI

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CASO ARIA IN LOMBARDIA. ESTRATTO DI UN ARTICOLO DI HUFFINGTON POST ITALIA:

Dopo l’ennesimo malfunzionamento del meccanismo di prenotazione delle vaccinazioni anti-Covid in Lombardia e le continue e ripetute critiche da parte delle minoranze al Pirellone, ora Aria Spa finisce anche nel mirino del ‘fuoco amico’, con le pesanti critiche a lei dirette dal vice presidente lombardo Letizia Moratti e dal consulente del presidente Fontana per la campagna vaccinale, Guido Bertolaso.

Nata il primo luglio 2019 dalla fusione di tre società regionali, Arca (Centrale Acquisti regionale), Lispa (Lombardia Informatica) e Ilspa (Infrastrutture Lombarde), l’Agenzia Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti aveva l’ambizione di diventare una digital company efficiente in grado di gestire le infrastrutture fisiche e digitali lombarde e gestire il ciclo degli acquisti della Regione.

Una società a capitale interamente pubblico in grado di far risparmiare alla Regione 1,6 milioni di euro nel 2019, con una riduzione di costi che, se non ci fosse stato il Covid, avrebbe toccato nelle previsioni quota 2 milioni nel 2020.

Regista dell’operazione l’assessore regionale al Bilancio e responsabile di tutte le partecipate di Regione Lombardia, il leghista Davide Caparini, ingegnere bresciano vicino a Matteo Salvini. A capo di Aria, in qualità di presidente siede l’ex numero uno di Lombardia Informatica, Francesco Ferri, politicamente vicino a Forza Italia, mentre fresco di nomina è il direttore generale della società, Lorenzo Gubian, arrivato ad agosto a sostituire Filippo Buongiovanni.

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MALDESTRA PARENTOPOLI AL CAMPIDOGLIO GRILLESCO

 

FARMACISTI VADE RETRO?

 

APRIAMO LE SCUOLE?

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA:

In Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c’è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza. L’apertura delle scuole è dunque scagionata, o almeno questa è la conclusione cui arriva una mastodontica ricerca, la prima di questo tipo in Italia, condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano. «Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio», sintetizza l’epidemiologa e biostatistica.

Gli studi analizzano i dati del Miur e li incrocia con quelli delle Ats e della Protezione civile fino a coprire un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. «I numeri dicono che l’impennata dell’epidemia osservata tra ottobre e novembre non può essere imputata all’apertura delle scuole»: il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore all’1%. «Di più: la loro chiusura totale o parziale, ad esempio in Lombardia e Campania, non influisce minimamente sui famigerati indici Kd e Rt. Ad esempio a Roma le scuole aprono 10 giorni prima di Napoli ma la curva si innalza 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città», spiega l’esperta. Ancora, il ruolo degli studenti nella trasmissione del coronavirus è marginale: «I giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, veri responsabili della crescita sproporzionata della curva pandemica. E questo si conferma anche con la variante inglese». In altre parole i focolai da Sars-Cov 2 che accadono in classe sono molto rari (sotto il 7% di tutte le scuole) e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. Quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, magari in sala professori, «ma questo è lo stesso rischio che si assume, ad esempio, in qualunque ufficio».

Quanto all’aumento del numero dei giovani che si ammalano e vengono intercettati, bisogna mettere in relazione il dato con l’impennata del numero di tamponi effettuati durante la didattica in presenza: «In mancanza di evidenze scientifiche dei vantaggi della chiusura delle scuole, il principio di precauzione dovrebbe essere quello di mantenere le scuole aperte per contenere i danni gravi, ancora non misurabili scientificamente in tutta la loro portata e senz’altro irreversibili sulla salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie. La scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire», si sbilancia Gandini.

«Ci sono rischi anche nel tenere così a lungo chiuse le scuole. In Italia gli adolescenti delle superiori sono andati a scuola mediamente, quest’anno, solo 30 giorni in tutto». Nel dettaglio, analizzando i tassi di contagio della popolazione per fasce d’età a partire dai mesi autunnali, l’incidenza di positivi tra gli studenti è inferiore di circa il 40% per le elementari e medie e del 9% per le superiori rispetto a quella della popolazione generale. A fronte di un elevato numero di test effettuati ogni settimana negli istituti, meno dell’1% dei tamponi eseguiti sono risultati positivi. Infine, alla riapertura delle scuole non è corrisposta una crescita della curva pandemica: i contagi salgono prima di tutto per le classi di età 20-59 anni, come si vede ad esempio chiaramente in Veneto, e solo dopo due o tre settimane tra gli adolescenti. «I ragazzi non possono quindi in nessun modo essere definiti responsabili o motore della curva».

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EPURAZIONI DI DONNET IN ASSICURAZIONI GENERALI

 

DRAGHI VISTO DA FOLLI

 

PILLOLA SULLA SANITA’ DIGITALE IN ITALIA

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

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