Al di là delle emergenze e dei grandi progetti di riforma (premierato, autonomia differenziata, giustizia), sotto la superficie ribollono scompensi dovuti a squilibri istituzionali rimasti irrisolti, squilibri che minacciano di scoppiare con effetti rovinosi.
Qui tenteremo di rendicontare su quanto sta succedendo in relazione a due nervi scoperti, squilibri istituzionali irrisolti che, alla luce di recentissimi sviluppi, sembrano sempre più incrociarsi: il tema delle autonomie locali e il ruolo non chiaro dell’Autorità anticorruzione (ANAC).
L’antefatto relativo alle nostre autonomie locali
Il disegno di legge delega per la revisione del Testo Unico sulle Autonomie Locali (TUEL), approvato dal Consiglio dei Ministri nell’Agosto 2023, giace alla prima commissione (Affari Costituzionali) in Senato; nella stessa Commissione è fermo un testo unificato di vari Disegni di Legge che erano stati presentati a seguito della sentenza che ha dichiarato la non costituzionalità della legge 56 del 2014 (la così detta legge Del Rio) in maniera particolare per quanto riguarda le Province (attualmente la materia risulta regolata da una norma dichiarata anticostituzionale). A ciò si aggiunga il fatto che le nostre Autonomie Locali, in maniera particolare i Comuni, risultano di fatto privi di una cinghia di trasmissione che permetta loro di far pervenire al centro le loro istanze. L’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, infatti, riceve più del 70% delle proprie disponibilità finanziarie non dai propri soci (i Comuni) ma dalle varie burocrazie ministeriali risultando di fatto uno strumento per imporre ai comuni le decisioni delle burocrazie ministeriali.
L’antefatto relativo all’ANAC
Non è mai stato risolto il problema del conflitto tra le norme di legge ed i regolamenti da esse derivati e le direttive ANAC. Nel caso degli appalti la sovrapposizione e il conflitto tra norme riconducibili alle gerarchia delle norme (leggi, regolamenti) e direttive ANCA è oggetto di una vastissima letteratura. Le direttive ANAC sono spesso cervellotiche: basti pensare all’obbligo imposto dall’ANAC di realizzare piani anticorruzione. Il programma anticorruzione, che ad un convegno cui ho partecipato, alcuni ingeneri hanno qualificato essere un “sintomo psichiatrico”. Tale piano impone l’obbligo alle amministrazioni di realizzare la “mappatura dei processi” ma non una loro reingegnerizzazione!
Ora sembra che le patologie del nostro governno locale stiano sviluppando delle sinergie con le patologie ANAC. Questa sinergia prende le mosse alcuni anni or sono quando ANAC tentò di prendere dei provvedimenti nei confronti di ASMEL, una associazione di più di 4.000 comuni sviluppatasi spontaneamente probabilmente per riempire il vuoto lasciato da ANCI. ANAC tentò di bloccare l’attività di una gara aggregata per l’affidamento in concessione delle attività di accertamento dei tributi per la riscossione coattiva, da prestare a favore degli enti associati. L’intervento di ASMEL aveva portato ad una pesante riduzione degli aggi semplicemente perché ASMEL li applica ai tributi effettivamente riscossi e non a tutte le evasioni semplicemente accertate. Questo ha comportato una significativa riduzione dell’evasione che non veniva di fatto perseguita dai Concessionari che, a certezza del loro guadagno, non avevano motivo di impegnare risorse per recuperare effettivamente l’evasione.
La vicenda si sta riproponendo in maniera simile oggi, con un coinvolgimento dell’ANAC ancora più pesante. L’ANAC viene incaricata dal legislatore di fornire il CODICE UNICO DI GARA (CIG) che permette la interoperabilità di tutti i documenti. Orbene l’assegnazione all’ANAC di questo compito si sta dimostrando poco efficace. Al punto che sembra che l’ANAC stessa abbia suggerito alle Stazioni Appaltanti di derogare momentaneamente alle norme del codice degli appalti. Questo ha comunque determinato uno stallo che nel primo bimestre del 2024 ha portato ad un crollo del 43,5% nel numero di gare e del 70,5% degli importi (dati CRESME). Non posso fare a meno di pensare che il ruolo dell’ANAC andrebbe rivisto. Innanzi tutto ha senso avere una authority in un sistema parlamentare quando è noto che le authorities sono proprie dei sistemi presidenziali dove le pubbliche amministrazioni rispondono rigidamente all’autorità dell’esecutivo (anche su valutazioni di opportunità) e, quindi, le authorities sono state create in quanto rispondono direttamente al Parlamento? Emblematici i casi di USA e Francia. Far gestire all’ANAC anche strumenti operativi (come il software per l’assegnazione del CIG) suscita ulteriori dubbi.
L’intreccio tra il ruolo non chiaro dell’ANAC e lo stato problematico del nostro governo locale emerge ancora una volta in un ulteriore provvedimento preso da ANAC nei confronti di ASMEL. ANAC ha recentemente bloccato l’attività di ASMEL consortile, una centrale di Committenza che supporta ca. 2.000 comuni italiani. Sinceramente il provvedimento, a prima vista, suscita molti dubbi. Sembra che sia stato preso perché negli ultimi 5 anni ASMEL consortile avrebbe contribuito a gestire svariate gare senza averne titolo. ANAC sembra aver dichiarato che non è intervenuta prima perché la normativa non è chiara! Comunque siamo di fronte ad un ulteriore intoppo delle attività dei Comuni, intoppo che richiama i sospetti di interferenze burocratiche dell’ANAC sulle lungaggini della ricostruzione nelle zone del terremoto del 2016.
Non vogliamo certo dubitare che ANAC agisca per favorire ANCI che sembra far poco per i propri associati che sempre più si avvicinano ad ASMEL. Qui è la logica di tipo top down che prevale in chiaro contrasto con il principio di sussidiarietà enunciato nella nostra Costituzione. Logica top down che sopravvive in maniera eclatante nella gestione degli albi dei segretari comunali e provinciali, gestiti (sia per quanto riguarda la selezione che per quanto riguarda la formazione ) dal Ministero dell’Interno in palese violazione della Carta Europea dell’Autonomia Locale (firmata e ratificata dall’Italia senza riserve con la legge 439 del 1989).
Da parte sua l’ANCI sembra un pirandelliano “personaggio in cerca d’autore”. Non agisce a favore dei comuni di cui si guarda bene di fare il paladino e va a pescare attività qui e là tanto per farsi vedere. Emblematico ci pare il caso di ANCI Toscana che non trova niente di meglio da fare che occuparsi dell’inserimento dei neoassunti nella burocrazia della Regione Toscana anziché della formazione dei neoassunti nei Comuni della Toscana!