Jean-Marie Le Pen, il patriarca dell’estrema destra in Francia e in Europa, è morto all’età di 96 anni. “Il suo ruolo nella vita politica del nostro paese da quasi settant’anni (…) è ormai soggetto al giudizio della storia”, ha detto l’Eliseo in un comunicato stampa. Emmanuel Macron ha espresso “le sue condoglianze alla famiglia e ai suoi cari”. La storia non sarà clemente, come non lo è la contemporaneità.
Padre di Marine Le Pen, ex parlamentare europeo, candidato più volte alla presidenza della Repubblica, fino ad arrivare al secondo turno contro Jaques-Chirac nel 2002, Jean-Marie Le Pen è stato condannato per negazionismo dell’Olocausto, antisemitismo, incitazione all’odio, alla discriminazione e alla violenza razziale, e omofobia. E’ stato anche accusato di aver fatto uso della tortura negli anni 1950 durante la guerra d’Algeria. “Non ho niente da nascondere. Abbiamo torturato perché era necessario farlo”, ha detto al giornale Combat il 9 novembre 1962. Il quotidiano belga Le Soir lo ha definito il “mostro”. Per chi sostiene la liberal-democrazia, lo era. Se n’è andato. La sua eredità politica resta ed è più forte che mai in Francia e in Europa.
Raccontare gli aspetti umani di un “mostro” è sempre rischioso. Il pericolo è banalizzare o perfino glorificare una figura responsabile della degenerazione della politica e dell’imbarbarimento del discorso civico. Il Mattinale Europeo è pronto a correre il rischio per raccontare una storia europea, quella che ha segnato le relazioni tra Jean-Marie Le Pen, antesignano dell’estrema destra, e il suo opposto politico italiano, il leader del Partito Radicale, Marco Pannella, libertario e federalista europeo, scomparso nel 2016 all’età di 86 anni. I due si conoscevano. Non potevano essere più distanti politicamente. Erano avversari accaniti l’uno dell’altro. Eppure erano amici. Come lo si poteva essere in un’altra epoca. Oggi non più.
Le loro strade si sono incrociate in Europa. Alla fine della carriera politica di entrambi al Parlamento europeo, dove per alcuni mesi hanno perfino seduto nello stesso gruppo parlamentare. L’origine della loro relazione è molto più distante. Risale agli anni 1950, al dopoguerra, ai congressi internazionali delle associazioni universitarie. Jean-Marie Le Pen conservava una foto di quei tempi, lui con i riccioli biondi, seduto a un tavolo di fronte a Marco Pannella, con uno sguardo intenso.
Jean-Marie Le Pen era un nazionalista contrario alla Comunità economica europea e alle varie evoluzioni che ne sono seguite. Marco Pannella era un internazionalista e un federalista europeo. Jean-Marie Le Pen negava l’Olocausto. Marco Pannella voleva portare Israele dentro l’Unione europea. Jean-Marie Le Pen era per la pena di morte. Marco Pannella ha condotto campagne per la moratoria delle esecuzioni capitali. Jean-Marie Le Pen era anti-abortista e la famiglia più tradizionale possibile. Marco Pannella ha condotto le battaglie per l’introduzione del divorzio e dell’aborto. Anche sulla guerra d’Algeria i due erano su sponde opposte. Ma la loro relazione personale passa anche da lì. Marco Pannella ha raccontato più volte a una cerchia ristretta di amici e collaboratori di essere stato salvato da Jean-Marie Le Pen.
Tra il 1960 e il 1963 Marco Pannella è stato collaboratore del quotidiano italiano Il Giorno a Parigi. I suoi articoli contro il colonialismo francese e le denunce sulla tortura irritavano le autorità francesi. Marco Pannella aveva anche partecipato ad alcune azioni anti-Oas. In quei giorni Jean-Marie Le Pen venne a sapere che le milizie dell’Organisation de l’armée secrète avevano preso di mira il suo amico italiano. E’ in quel momento che, secondo il racconto di Marco Pannella, il futuro leader del Front National ha salvato il futuro leader del Partito Radicale. Non solo Jean-Marie Le Pen ha avvertito Marco Pannella che l’Oas gli stava dando la caccia, ma lo ha anche nascosto a casa della madre per alcuni giorni. Secondo la versione di Jean-Marie Le Pen, che abbiamo raccolto alcuni anni fa, in realtà si era trattato di alcune ore. Marco Pannella è poi tornato in Italia nel 1963 dove ha assunto la segreteria del Partito Radicale, di cui diventerà il leader carismatico fino alla sua morte.
La relazione europea tra Jean-Marie Le Pen e Marco Pannella riprende al Parlamento europeo. L’italiano ne diventa membro alla prima elezione a suffragio universale nel 1979 e fino al 1996, poi di nuovo dal 1999 al 2009. Il francese è eletto per la prima volta nel 1984 e continuerà a sedere sui banchi di Bruxelles e Strasburgo quasi ininterrottamente fino al 2019. Molti deputati rimanevano sorpresi quando vedevano i due opposti politici abbracciarsi calorosamente, salutandosi al suono fragoroso di “Marco!”, “Jean-Marie!”. Quasi tutto il Parlamento europeo rimase sotto choc quando nel 1999 Marco Pannella e Jean-Marie Le Pen formarono un gruppo parlamentare. Si chiamava “Gruppo tecnico dei deputati indipendenti” (TDI). Marco Pannella lo definiva “il Gruppo dei bastardi”. “Jean-Marie, on va faire le Groupe des salopards!”, lo abbiamo sentito dire di persona.
Il primo ministro francese, François Bayrou, ha ricordato Jean-Marie Le Pen spiegando che le “polemiche” erano “la sua arma preferita”. In termini di provocazioni e polemiche, Marco Pannella lo superava almeno per originalità. Tra le altre cose, il suo Partito radicale ha permesso l’elezione della pornostar Ilona Staller, in arte Cicciolina, nel Parlamento italiano. Anche “il Gruppo dei bastardi” al Parlamento europeo era stato concepito da Marco Pannella come una via di mezzo tra polemica, provocazione e iniziativa politica. Nel 1999 il suo partito, ribattezzato “Lista Bonino-Pannella”, aveva appena ottenuto un risultato storico alle elezioni europee. L’altra leader dei radicali italiani, Emma Bonino, dopo cinque anni come commissaria europea, aveva guidato la lista ottenendo l’8,5 per cento e 7 eletti al Parlamento europeo. Sunito l’Alleanza dei liberali e democratici europei (Alde) le offrì la presidenza del gruppo (che oggi si chiama Renew). Marco Pannella, che non ha mai amato i posti di potere e i concorrenti, rifiutò costringendo Bonino a formare il gruppo con Jean-Marie Le Pen.
Ufficialmente l’obiettivo del “Gruppo tecnico dei deputati indipendenti” era di difendere i diritti e le prerogative dei deputati non iscritti. Al Parlamento europeo questi ultimi godono di uno status inferiore rispetto a chi fa parte dei gruppi politici: meno tempo di parola, impossibilità di presentare proposte di risoluzioni, un numero ridotto di funzionari e risorse finanziarie. L’operazione di Marco Pannella costò enorme capitale politico ai radicali nell’Ue e provocò anche una frattura interna al partito in Italia, dove alcuni membri contestarono la collaborazione con un antisemita dichiarato e con l’estrema destra. In effetti, al di là dei radicali italiani, le altre componenti erano tutti partiti di estrema destra.
Emma Bonino cercò di opporsi alla creazione del “Gruppo tecnico dei deputati indipendenti”. Per l’ex commissaria europea, Jean-Marie Le Pen era un infrequentabile. Ma, pur protestando, si adeguò alle decisioni del leader carismatico dei radicali. Peggio: l’iniziativa di Marco Pannella fallì.
Su iniziativa dell’allora presidente del Parlamento europeo, il tedesco Martin Schulz, il “Gruppo tecnico dei deputati indipendenti” venne sciolto perché contrario al regolamento. Il primo articolo dello statuto del “Gruppo dei bastardi” dichiarava che non c’erano affinità politiche tra i suoi membri. Amici sì, provocatori pure. Ma Marco Pannella e Jean-Marie Le Pen erano pur sempre avversari politici accaniti in Europa e sull’Europa.
(Estratto dal Mattinale europeo)