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Arnese

Amara Verità sulla lobby Ungheria, default Torino e Napoli, la rete di Starace (Enel), Rai dragata, pax Berlusconi-Bolloré

Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. Pillole di rassegna stampa nei tweet di Michele Arnese, direttore di Start

 

CHI DRAGA DRAGHI

 

I NOMI DI AMARA SU LA VERITA’

 

LAZZI E SCHIAMAZZI SULLA RAI DOPO LA RAPPATA DI FEDEZ

 

LA RETE UNICA SECONDO STARACE (ENEL)

 

I CONTI IN TASCA ALLA PACE BERLUSCONI-BOLLORE

 

ESUBERI AMARI IN SKY

 

TORINO E NAPOLI SULL’ORLO DEL DEFAULT

 

AZIENDE INDIANE PRO LOCKDOWN

 

ADDIO COPRIFUOCO IN GERMANIA

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SU TORINO, NAPOLI E I DEFAULT COMUNALI:

Sul quadro finanziario delle misure per i Comuni costruito dal governo in vista del «sostegni-bis» è piombata la sentenza 80/2021 con cui giovedì scorso la Corte costituzionale ha giudicato illegittime le regole sul ripiano lungo dei deficit extra prodotti dalla gestione del fondo sulle vecchie anticipazioni sblocca-debiti. Argomento molto tecnico. Ma facile da leggere nelle sue conseguenze pratiche. Traducibili in poche, significative cifre.

La Corte (Sole 24 Ore di venerdì) ha detto l’ennesimo «no» alle regole che permettevano un ripiano trentennale. Di conseguenza i termini per coprire il disavanzo si accorciano drasticamente, in un orizzonte “ordinario” che non dovrebbe superare i tre anni o la durata del mandato. La spesa per la copertura annua, quindi, si gonfia.

Secondo le prime stime circolate fra i tecnici dei conti locali, lo sbilancio rischia di superare i 2,5 miliardi di euro. Concentrati, per di più, in circa 800 Comuni che dal 2013 hanno chiesto le quote maggiori di anticipazioni per pagare le fatture ai fornitori, e che quindi non hanno bilanci particolarmente floridi. In molti casi, con lo stop al tranquillo ripiano trentennale il rischio di dissesto diventa concreto. Fra loro, e qui il problema si fa politico, ci sono grandi centri come Torino, dove la sindaca M5S Chiara Appendino è agli ultimi mesi a Palazzo di Città (non si ricandiderà) e dove la questione può arrivare a valere oltre 350 milioni. E Napoli, dove torna ad aleggiare lo spettro del default scacciato a più riprese in questi anni cadenzati da norme «salva-Napoli».

Quella che il governo ha cominciato affannosamente a costruire è più in generale una norma «salva-conti», che poggia per ora su un’unica certezza. Servono soldi. E servono in fretta, perché la sentenza impone di ripensare i bilanci, da chiudere entro il 31 maggio, con il mese in più appena concesso dal decreto proroghe.

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