skip to Main Content

Algeria Russia

Tutte le manovre militari tra Algeria e Russia

Algeria e Russia hanno dato il via a un'esercitazione militare nel Mediterraneo. Alla luce dei rapporti con il Cremlino e della crisi con la Spagna, il gas algerino può essere affidabile per l'Italia? Ecco fatti e analisi

 

Il ministro della Difesa algerino ha fatto sapere che l’Algeria e la Russia hanno dato inizio ieri a un’esercitazione militare congiunta nel mar Mediterraneo. Durerà quattro giorni, ma non sono stati forniti maggiori dettagli.

Martedì un gruppo di navi da guerra russa è attraccato al porto di Algeri. Già il mese scorso il porto di Jijel, nell’Algeria nordorientale, aveva ospitato un cacciamine della marina russa. L’Algeria è un’importante acquirente di armi russe.

L’ALGERIA NON CONDANNA LA RUSSIA ALL’ONU

La settimana scorsa l’Algeria – assieme all’India, alla Cina e ad altri trentadue paesi – si è astenuta dalla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per condannare l’annessione (illegale) alla Russia di quattro regioni dell’Ucraina. La risoluzione venne comunque appoggiata da 143 nazioni, il numero più alto mai registrato dall’inizio dell’invasione russa.

LE CONSEGUENZE PER L’ITALIA

L’astensione dell’Algeria è molto rilevante per l’Italia, dato che il paese è diventato il nostro maggiore fornitore di gas naturale, permettendoci di ridurre la dipendenza – fortissima, fino al 2021 – dalla Russia.

Ad aprile Eni ha firmato un accordo con la compagnia petrolifera algerina Sonatrach per l’aumento progressivo dei flussi di gas all’Italia: nel 2022 i miliardi di metri cubi in più saranno 4, che arriveranno a 9 nel 2024.

IL GAS ALGERINO È AFFIDABILE?

Già ad aprile Startmag aveva segnalato come l’Algeria potrebbe non rivelarsi un fornitore affidabile per l’Italia, avendo già dato prova – con la Spagna – di subordinare i volumi e le condizioni dell’export di gas allo stato delle relazioni politiche con i clienti, “punendo” quei governi accusati di ingerire o di ostacolare i suoi affari.

L’ANALISI DI LIMES

A questo proposito, sulla rivista di geopolitica Limes compare un’analisi di Michele Soldavini (intitolato Quanto è affidabile il gas algerino? e presente nel numero 8/22), che scrive che “a marzo Algeri richiama il proprio ambasciatore. Ad aprile minaccia direttamente Madrid di cessare le forniture anche attraverso Medgaz se verranno riscontrate rivendite di gas algerino a «terze parti» (cioè a Rabat). Il governo spagnolo nega e sostiene che i volumi (finora molto ridotti) registrati in direzione nord-sud al valico di Tarifa siano gnl rigassificato. Difficile però verificarlo: una volta immesso in circolo si può dire con buona approssimazione che della provenienza del gas importato si perdano le tracce. Tale argomento, quindi, rimane a disposizione degli algerini in caso di futuri inasprimenti delle relazioni bilaterali. A inizio giugno Algeri rincara la dose: sospende un trattato di amicizia risalente a vent’anni fa e minaccia la rottura dei rapporti commerciali, di cui il promesso ampliamento della capacità massima di Medgaz da 8 a 11 miliardi di smc annui è la prima vittima”.

L’Italia, spiega Soldavini, “potrebbe forse trarre vantaggio da un’eventuale chiusura totale del gasdotto, almeno nel breve-medio termine, mentre la Spagna può attutire il colpo perché dispone della massima capacità di rigassificazione in Europa, largamente sottoutilizzata. Si tratta di ben sette terminali per un totale di 66,3 miliardi di smc di capacità teorica l’anno, di cui negli ultimi dodici mesi ne sono stati utilizzati trenta. Il principale ostacolo a un ruolo di hub continentale del gnl è però rappresentato dalla scarsa capacità (poco più di 7 miliardi di smc annui) ai valichi franco-spagnoli sui Pirenei. Ce ne sono soltanto due, nel Paese Basco (Irún) e nella Navarra (Larrau). Del tutto assenti le interconnessioni dalla popolosa Catalogna, anche se il progetto MidCat è comprensibilmente tornato in gran spolvero e da più parti se ne ventila l’urgenza. Di conseguenza, una strada percorribile (per quanto più costosa) è quella del reloading del gnl dai porti spagnoli ad altri terminal continentali: ad agosto si è avuto il record di 0,7 miliardi di smc riesportati, di cui 0,5 verso l’Italia”.

COSA PUÒ IMPARARE L’ITALIA

Secondo Limes, la vicenda algerino-spagnola “ci segnala due cose. Anzitutto, una certa disinvoltura diplomatica da parte algerina a coinvolgere l’export di gas nelle dispute geopolitiche in atto con il Marocco (e nel loro potenziale aggravamento). In alternativa, una realtà produttiva probabilmente non all’altezza degli impegni presi durante gli incontri bilaterali. In entrambi i casi, pur sulla scorta dei buoni rapporti di matteiana memoria [con l’Italia, ndr], occorrono accortezza e diversificazione del rischio”.

L’ALGERIA GUARDA AI BRICS

A fine luglio il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha dichiarato che il suo paese sarebbe interessato a unirsi ai BRICS, il gruppo che riunisce Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

I BRICS non sono un’alleanza vera e propria. Al vertice di giugno 2022, però, il presidente russo Vladimir Putin invitò gli altri membri del gruppo a lavorare per la “formazione di un sistema di relazioni intergovernative veramente multipolare”. A questo proposito Tebboune – che alla riunione di giugno aveva partecipato come ospite – disse che “i BRICS ci interessano” perché rappresentano un’alternativa ai centri di potere tradizionali e perché “costituiscono una forza economica e politica”.

Back To Top