A Kabul, in Afghanistan, le banche stanno ricominciando ad aprire. Avevano infatti deciso di chiudere, quasi tutte, nel pomeriggio del 15 aprile, poco prima che i talebani entrassero nella capitale e il presidente Ashraf Ghani fuggisse dal paese.
La loro riapertura, racconta Al Jazeera, ha attirato folle di centinaia di persone in cerca di denaro contante.
I MOTIVI DELLA CHIUSURA
Inizialmente le banche di Kabul hanno chiuso perché temevano che l’ingresso dei talebani avrebbe causato stragi e saccheggi. Poi hanno aspettato a riaprire perché gli Stati Uniti hanno deciso di bloccare le riserve finanziarie che la banca centrale afghana possiede alla Federal Reserve (circa 7 miliardi di dollari) per impedire ai talebani di accedervi. Questa settimana anche il Fondo monetario internazionale ha congelato i suoi finanziamenti al paese (460 milioni di dollari), e lo stesso ha fatto la Banca mondiale.
Pochi giorni prima, decine di migliaia di persone si erano recate nelle banche e negli sportelli automatici di tutta Kabul per ritirare quanti più soldi possibile, prima che arrivassero i talebani.
L’IMPORTANZA DEI CONTANTI
In Afghanistan praticamente tutti gli acquisti avvengono in contanti, e nessuno vuole rimanere senza denaro fisico – magari per settimane, o mesi – in un momento come questo.
Al Jazeera riporta la testimonianza di Massoud, che ha 35 anni e ha passato gli ultimi dieci giorni a Kabul a cercare il modo di provvedere alla sua famiglia, che si trova nella provincia settentrionale di Kunduz. Massoud è un ex-militare dell’esercito afghano; ha 20mila afghani (la valuta nazionale: l’equivalente di 232 dollari) depositati in banca ma ha difficoltà ad accedervi, anche ora che le filiali hanno riaperto. Ci sono code lunghissime di persone (qualcuno dice ad Al Jazeera che “le banche sono i nuovi aeroporti”); la tensione e la rabbia sono a livelli alti.
Anche altri membri delle forze di sicurezza come Massoud si chiedono se riceveranno ancora i loro stipendi, adesso che i talebani hanno preso il controllo del paese: un conto è razionare i soldi per dieci giorni, difficile ma possibile; un altro è sopravvivere per mesi senza una fonte di entrate.
Le persone in fila davanti alle banche hanno detto ad Al Jazeera che si stanno arrangiando chiedendo piccoli prestiti a conoscenti o colleghi: ma è una pratica non sostenibile a lungo, specialmente se gli uffici continueranno a rimanere chiusi e i negozi ad avere pochi clienti.
COSA FANNO I TALEBANI
I talebani sono stati lenti a riaprire gli uffici governativi e devono ancora annunciare una precisa struttura amministrativa. La settimana scorsa il gruppo ha detto che il ministero delle Finanze garantirà gli stipendi a tutti gli impiegati statali afghani, ma lo scetticismo è diffuso: anche i funzionari pubblici temono di rimanere senza lavoro.
LE PROSPETTIVE
Le decisioni della Federal Reserve, della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale manderanno probabilmente in crisi le finanze dell’Afghanistan: i finanziamenti internazionali permettono di finanziare circa l’80 per cento del bilancio statale e – secondo la Banca mondiale – nel 2020 i flussi di aiuti esteri hanno rappresentato all’incirca il 43 per cento dell’economia del paese.
Lunedì i talebani hanno nominato un nuovo governatore della Banca centrale afghana: si chiama Haji Mohammad Idris e di lui si sa poco, oltre che si è occupato a lungo di questioni finanziarie per l’organizzazione e che non ha ricevuto un’istruzione specialistica.