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Accordo Cai tra Europa e Cina, ecco fatti, commenti e subbugli

I termini dell'accordo sugli investimenti fra Ue e Cina, il commento degli analisti, i borbotti dell'America di Biden e lo stupore del governo italiano per il presenzialismo di Macron.  L'approfondimento di Start Magazine

 

I leader di Cina e Unione Europea hanno annunciato ieri l’intesa “politica” finale sul Cai (Comprehensive Agreement on Investment), l’accordo bilaterale sugli investimenti in discussione dal lontano 2013.

L’accordo bilaterale, che va ora ratificato e potrebbe entrare in vigore dal 2022, ribilancia le relazioni economiche, oggi squilibrate a favore della Cina.

L’IMPORTANZA DELL’ACCORDO CAI TRA UE E CINA

Perché il Cai è importante? Lo è per almeno due ordini di motivi, secondo un’analisi dell’Ispi, l’Istituto di studi per la politica internazionale: “Il primo è senz’altro di carattere commerciale. Secondo Eurostat, nei primi dieci mesi del 2020 il volume degli scambi tra UE e Cina si è assestato a 477 miliardi di euro, il 2,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2019. L’accordo mira quindi a rafforzare ed estendere la cooperazione economica perseguendo il tanto agognato regime di reciprocità tra i due blocchi economici. In particolare, l’accordo fornisce nuove opportunità e migliora, per entrambe le parti, le condizioni di accesso ai mercati europeo e cinese”.

I PILASTRI DELL’ACCORDO

L’accordo inoltre – si legge in un focus dell’Istituto diretto da Paolo Magri – “affronta le principali sfide relative alla dimensione normativa, in particolare quelle legate alla trasparenza, la prevedibilità e la certezza legale delle condizioni d’investimento. Agli investitori di entrambe le parti verrà garantito un trattamento equo, proteggendoli da condizioni discriminatorie. Inoltre, l’accordo dà specifica importanza allo sviluppo sostenibile incoraggiando investimenti responsabili e promovendo la tutela di standard ambientali. Il secondo ordine di motivi, infine, va a maggior vantaggio di Pechino, poiché l’accordo contribuirà a creare un clima più disteso tra Cina e Occidente con inevitabili ricadute per la geopolitica mondiale”.

L’ANALISI DI AMIGHINI (ISPI)

“L’idea alla base del CAI è quella di aprire nuove opportunità di business alle imprese europee e cinesi in una vasta gamma di settori. Secondo le notizie sulla firma imminente del CAI, le aziende europee avranno ora un migliore accesso ai settori manifatturiero, ingegneristico, bancario, contabile, immobiliare, delle telecomunicazioni e della consulenza – ha commentato Alessia Amighini, Co-Head ISPI Asia Centre – I negoziatori della Commissione sono riusciti a inserire una clausola secondo la quale i loro investimenti non devono essere “trattati in modo meno favorevole” rispetto ai concorrenti nazionali. I funzionari dell’UE hanno anche convenuto che la Cina deve essere più trasparente riguardo ai sussidi statali. In cambio di un migliore accesso al mercato europeo ancor più grande di quello che ha oggi, Pechino sarà obbligata a pubblicare ogni anno una lista di sussidi forniti ai settori designati”.

LE OPPOSIZIONI ALL’ACCORDO

Comunque le violazioni dei diritti umani in Cina, e in particolare quelli della minoranza uigura nello Xinjiang, “hanno alimentato le principali opposizioni all’accordo, che dovrà ora essere votato anche dal Parlamento europeo. Pechino, infatti, si è rifiutata di inserire una clausola che abolisca il lavoro forzato. E anche da Washington sono arrivate critiche: la nuova amministrazione USA avrebbe preferito un maggior coinvolgimento da parte dei partner europei prima della conclusione dell’accordo, e che questo includesse anche gli Stati Uniti, che dal prossimo 20 gennaio proveranno a sanare i rapporti con Pechino dopo le tensioni durante l’amministrazione Trump”, ha aggiunto Amighini.

IL COMMENTO DI PELANDA

“Quest’intesa è molto geopolitica – ha commentato l’analista e docente di Geopolitica economica, Carlo Pelanda, a Formiche – Fondamentalmente, la Germania sta cercando di muoversi su una linea direttrice — che io ma anche Lucio Caracciolo di Limes — raccomandiamo da sempre: quella verso un accordo con gli Stati Uniti che includa anche la definizione di uno spazio concordato di relazioni commerciali con Cina e Russia.

LA RICOSTRUZIONE DI REPUBBLICA

Spiccava l’assenza dell’Italia nel giorno della firma, a differenza della presenza sorprendente del presidente francese: “Nel linguaggio diplomatico la definiscono “sorpresa”, nella cruda realtà si parla di reazione furiosa. Giuseppe Conte ha preso male la partecipazione del presidente francese, Emmanuel Macron, al video summit tra i vertici dell’Unione e il presidente cinese Xi Jinping per l’epocale firma sulla reciprocità degli investimenti tra i due blocchi – ha ricostruito oggi il quotidiano Repubblica – Un’altra esclusione dai più prestigiosi tavoli continentali per il premier italiano. E questa volta brucia doppiamente in quanto proprio il primo esecutivo presieduto dall’avvocato, quello gialloverde, aveva puntato forte sui rapporti con Pechino, sottoponendosi a un accordo nella cornice dalla Nuova Via della Seta che aveva fatto infuriare i partner Ue perché troppo favorevole alla Repubblica popolare”.

IL RUOLO DI MERKEL

Per Merkel – ha aggiunto il quotidiano diretto da Maurizio Molinari – “era fondamentale chiudere il suo semestre europeo con un accordo con la Cina, vuoi per proteggere l’industria tedesca e continentale, vuoi per dare lustro alla sua presidenza Ue dopo l’intesa sul Recovery e quella sul Green Deal. Tre decisioni che rappresentano il suo lascito all’Europa. E senza la Francia anche per la Germania è difficile andare a dama su dossier così centrali.

L’INTERVISTA A SCALFAROTTO

“Per ora e’ solo l’annuncio di un accordo politico, che richiede lavoro nel merito e andra’ approvato dall’europarlamento e dai governi europei, con ogni probabilita’ nel 2022”. E annunciarlo proprio ora “e’ stata una scelta estremamente delicata”. Cosi’ Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri, definisce – in una intervista al Corriere della Sera – l’accordo fra Unione europea e Cina, annunciato ieri, oltre che da Ursula von der Leyen e Charles Michel per la Commissione e il Consiglio europeo, anche dai leader di Germania, Cina e Francia: Angela Merkel, Xi Jinping e Emmanuel Macron.

Scalfarotto la definisce anche come “un’intesa con luci e ombre” perche’ si tratta appunto solo di un annuncio mentre quel che “e’ positivo” e’ il fatto che l’intesa con Pechino “conceda alle imprese europee spazi significativi” in quanto “ci mette alla pari con le concessioni che gli Stati Uniti hanno avuto con l’accordo di ‘fase uno’ dell’amministrazione di Donald Trump”.

Fin qui le luci, quanto alle ombre invece Sscalfarotto dice che alcune parti previste dell’intesa “non ci sono” e che “la Cina non ha preso impegni sulla protezione degli investimenti europei”. Quella parte, puntualizza il sottosegretario alla Farnesina, “l’abbiamo dovuta stralciare”. E quindi “sulle dispute commerciali Pechino non accetta la giurisdizione di una corte internazionale come fa per esempio il Canada, anche se ne riparleremo tra due anni” mentre sul piano politico viene dato “un segnale di credito alla Cina in un momento di preoccupazioni importanti sui diritti umani”.
Insomma, il sottosegretario agli Esteri, ritiene che sull’efficacia di questo annuncio e’ pur “vero che gli americani avevano gia’ ottenuto concessioni simili, ma questa decisione in questa specifica fase crea un problema”.

Tant’e’ che “l’amministrazione entrante non puo’ esprimersi, ma aveva fatto capire che avrebbe preferito che l’Europa aspettasse”. “Voglio sperare – puntualizza il sottosegretario – che non lo considerino uno sgarbo: abbiamo enorme bisogno di recuperare un rapporto transatlantico forte, non dobbiamo perdere l’occasione di lavorare con Biden. Va bene che l’Europa diventi adulta, ma senza sgarbi inutili”.
Fosse stato per lui, dice Scalfarotto, sarebbe stato meglio aspettare l’insediamento di Biden alla Casa Bianca. E su Macron, che ha dato l’annuncio insieme a Merkel, il sottosegretario italiano agli Esteri dice: “Devo esprimere la mia piu’ grande sorpresa per il formato” perche’ se da un lato “era ovvio che ci fossero Von der Leyen e Michel e per le istituzioni Ue e Merkel come presidente di turno” avere invece Macron, ovvero la scelta di un solo Paese sugli altri 26, “non credo si giustifichi”. “E’ un formato irrituale che segna anche una sconfitta per noi italiani. E ci dice che quello sciagurato accordo sulla Via della Seta che il precedente governo ha concluso nel 2019 e’ stato un fallimento completo”, chiosa Scalfarotto. Il motivo e’ semplice: perche’ “non solo non ci ha aiutato nel rapporto commerciale e ci ha fatto pagare un prezzo politico: non ci ha dato neanche la credibilita’ per essere leader in questa negoziazione. Tutto questo rivela la nostra debolezza. Fu una mossa sbagliata, che non vincolava i cinesi a nessun obbligo commerciale ma dava loro un enorme dividendo politico”.

IL COMMENTO DI RAMPINI

Ha commentato Federico Rampini: “L’accordo sugli investimenti tra la Cina e l’Ue ,visto da Washington è un pessimo segnale. Angela Merkel ha ignorato la richiesta della squadra Biden di aspettare il nuovo  esecutivo Usa e di consultarlo. Xi Jinping mette a segno un’altra vittoria in un 2020 per lui trionfale”.

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