Nella partita russo-ucraina, entrata in una nuova fase con l’avvento di Donald Trump negli Stati Uniti, un altro Donald, il premier polacco Tusk, intende appropriarsi di un ruolo di primo piano sul fronte europeo. La Polonia è direttamente interessata all’evoluzione del conflitto e non pare avere alcuna intenzione di assistere ad accordi che si stipulano sulla sua testa.
Di fronte allo sbandamento delle cancellerie europee incapaci di trovare un filo comune, sul lato est del continente cresce la consapevolezza di dover prendere l’iniziativa affinché si evitino gli errori del passato: l’appeasement con Mosca è un’opzione per nulla tranquillizzante a Varsavia, Tallin Helsinki o Stoccolma.
Forte di bilanci per la difesa che viaggiano oltre il 4% del Pil e di un programma di riarmo che appare molto più concreto di quello annunciato tempo fa a Berlino, Tusk fa un passo in avanti e annuncia un’offensiva diplomatica che coinvolge molti attori e ne esclude – clamorosamente – uno. Il premier polacco ha dichiarato che incontrerà il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer, il segretario generale della Nato Mark Rutte e importanti politici degli Stati nordici e baltici. I colloqui verteranno sulla cooperazione transatlantica e sulla guerra in Ucraina. E agli occhi degli osservatori è balzata agli occhi un’assenza importante: quella della Germania.
La crisi di governo in corso a Berlino non ne è il motivo. Appena due giorni fa i ministri degli Esteri dei tre paesi del Triangolo di Weimar (Polonia, Francia e Germania) hanno diffuso un comunicato congiunto di sostegno all’Ucraina.
A livello ministeriale dunque i contatti costruttivi ci sono ancora. È a livello di capi di governo che il legame si è ingolfato. Lo scorso agosto Tusk replicò con insolita durezza alle indiscrezioni diffusesi a Berlino a seguito delle indagini sull’attentato al gasdotto Nord Stream del settembre 2022, secondo le quali la Polonia aveva supportato il commando ucraino accusato dell’azione materiale e aveva ostacolato le indagini della magistratura tedesca. “A tutti i promotori e patrocinatori di Nord Stream 1 e 2: l’unica cosa che dovreste fare oggi è scusarvi e tacere”, scrisse Tusk sulla piattaforma X. Un ceffone all’intero sistema-paese tedesco, che del rapporto privilegiato con la Russia aveva fatto un pilastro della propria politica energetica, industriale ed estera.
Nella nuova iniziativa diplomatica, concertata a livello informale con i paesi baltici e scandinavi, Tusk inserisce le novità che ci si attende da Trump: “Non c’è dubbio che questo nuovo panorama politico rappresenti una seria sfida per tutti”, ha detto il premier, “soprattutto nel contesto di una possibile fine della guerra russo-ucraina come risultato di un accordo tra il presidente della Russia e il nuovo Presidente degli Stati Uniti”.
Intervistato nel programma in lingua ucraina dell’emittente pubblica Polskie Radio, Tusk si è detto convinto che la proposta di pace sia in fase preparatoria e che le decisioni “comporterebbero certamente un minore coinvolgimento degli Stati Uniti negli affari ucraini”. La smentita da parte del Cremlino della telefonata diretta fra Trump e Putin non tranquillizza la Polonia. Tusk è deciso a evitare la marginalizzazione dei paesi più esposti sul fronte orientale. Ne va della loro sicurezza. “Nei prossimi giorni ci sarà un coordinamento molto intenso della cooperazione con i paesi che hanno una visione molto simile della situazione geopolitica e transatlantica e della situazione in Ucraina”, ha aggiunto il premier. Tra questi non è menzionata la Germania.
Le vie della diplomazia sono talvolta infinite e alla fine Scholz, impicci di politica interna permettendo, potrebbe essere in qualche modo coinvolto. Ma va registrato che le relazioni tra Varsavia e Berlino si sono raffreddate dopo l’iniziale ottimismo seguito all’elezione di Tusk un anno fa. Dopo lo scontro agostano, a ottobre Scholz non ha invitato Tusk quando ha discusso a Berlino dell’Ucraina con Biden, Macron e Starmer.
Un’altra frizione tra Varsavia e Berlino è nata lo scorso mese con l’introduzione dei controlli di frontiera tedeschi per arginare i flussi migratori. Ma è sull’Ucraina, e in controluce sui rapporti con la Russia, che il nervo polacco è estremamente sensibile. Così a Varsavia si sono registrate con una certa preoccupazione sia le disponibilità di Scholz a riattivare i canali di comunicazione con Putin, sia la frase finale con cui la cancelleria ha reso noto il contenuto della telefonata di congratulazioni fatta da Scholz a Trump: “Il cancelliere federale ha sottolineato la volontà del governo di proseguire la cooperazione decennale tra i governi dei due paesi. Hanno inoltre concordato di lavorare insieme per il ritorno alla pace in Europa”. Sul tipo di pace da concordare in Europa (e in Ucraina) questa volta Tusk e i paesi baltico-scandinavi non vogliono lasciare carta bianca a Berlino.