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A Bergamo l’epidemia Covid-19 è fuori controllo. La lettera di 13 medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII

La lettera di 13 medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo sull’epidemia Covid-19 Stralci di una lettera di 13 medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo al New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery Lavoriamo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, struttura all’avanguardia con 48 posti di terapia intensiva. Nonostante Bergamo sia…

Stralci di una lettera di 13 medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo al New England Journal of Medicine Catalyst Innovations in Care Delivery

Lavoriamo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, struttura all’avanguardia con 48 posti di terapia intensiva. Nonostante Bergamo sia una città relativamente piccola, è l’epicentro dell’epidemia, più di Milano.

Il nostro ospedale è altamente contaminato e siamo già oltre il punto del collasso: 300 letti su 900 sono occupati da malati di Covid-19. Più del 70% dei posti in terapia intensiva sono riservati ai malati gravi di Covid-19 che abbiano una ragionevole speranza di sopravvivere.

La situazione è così grave che siamo costretti a operare al di sotto dei nostri standard di cura. I tempi di attesa per un posto in terapia intensiva durano ore. I pazienti più anziani non vengono rianimati e muoiono in solitudine senza neanche il conforto di appropriate cure palliative.

Siamo in quarantena dal 10 marzo.

A Bergamo l’epidemia è fuori controllo.

Stiamo imparando che gli ospedali possono essere i principali veicoli di trasmissione del Covid-19, poiché si riempiono in maniera sempre più veloce di malati infetti che contagiano i pazienti non infetti. Lo stesso sistema sanitario regionale contribuisce alla diffusione del contagio, poiché le ambulanze e il personale sanitario diventano rapidamente dei vettori. I sanitari sono portatori asintomatici della malattia o ammalati senza alcuna sorveglianza.

Alcuni rischiano di morire, compresi i più giovani, aumentando ulteriormente le difficoltà e lo stress di quelli in prima linea.

Questo disastro poteva essere evitato soltanto con un massiccio spiegamento di servizi alla comunità, sul territorio. Per affrontare la pandemia servono soluzioni per l’intera popolazione, non solo per gli ospedali.

Cure a domicilio e cliniche mobili evitano spostamenti non necessari e allentano la pressione sugli ospedali.

Bisogna creare un sistema di sorveglianza capillare che garantisca l’adeguato isolamento dei pazienti facendo affidamento sugli strumenti della telemedicina.

Un tale approccio limiterebbe l’ospedalizzazione a un gruppo mirato di malati gravi, diminuendo il contagio, proteggendo i pazienti e il personale sanitario e minimizzando il consumo di equipaggiamenti di protezione.

Negli ospedali si deve dare priorità alla protezione del personale medico. Non si possono fare compromessi sui protocolli.

Le misure per prevenire il contagio devono essere implementate in maniera consistente.

Questa epidemia non è un fenomeno che riguarda soltanto la terapia intensiva, è una crisi umanitaria e di salute pubblica.

Abbiamo urgente bisogno di agenzie umanitarie che operino a livello locale.

Abbiamo bisogno di un piano di lungo periodo per contrastare la pandemia.

Il coronavirus è l’Ebola dei ricchi e richiede uno sforzo coordinato e transnazionale.

Non è particolarmente letale, ma è molto contagioso.

Più la società è medicalizzata e centralizzata, più si diffonde il virus.

La catastrofe che sta travolgendo la ricca Lombardia potrebbe verificarsi ovunque.

Mirco Nacoti, MD Department of Anesthesia and Intensive Care, Pediatric Intensive Care Unit, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Andrea Ciocca, MEng Medecins Sans Frontieres, Bergamo, Italy Angelo Giupponi, MD Emergency Department, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Pietro Brambillasca, MD Department of Anesthesia and Intensive Care, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Federico Lussana, MD Hematology and Bone Marrow Transplant Unit, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Michele Pisano, MD General Surgery Department, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Giuseppe Goisis, PhD Associazone Compagnia Brincadera, Bergamo, Italy Daniele Bonacina, MD Pediatric Anesthesia and Intensive Care, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Francesco Fazzi, MD Pediatric Anesthesia and Intensive Care, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Richard Naspro, MD Urology Department, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Luca Longhi, MD Neurointensive Care, Papa Giovanni XXIII Hospital, Bergamo, Italy Maurizio Cereda, MD Anesthesiology and Critical Care, Perelman School of Medicine, University of Pennsylvania Carlo Montaguti, MD Centre Medico Social Focolari, Man, Ivory Coast

QUI LA LETTERA INTEGRALE

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