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Social network

Il ruolo dei social network durante il golpe (fallito) in Turchia

Il presidente turco Erdogan ha usato FaceTime per mettersi in contatto con la CNN e parlare al popolo, mentre i militari provavano ad oscurare i social network

Turchia. Venerdì sera una fazione guidata da militari ha cercato di prendere il controllo del Paese, ma il golpe è fallito. A tre giorni dall’accaduto, però, la violenza è ben lungi dall’essere terminata: centinai i morti, migliaia di feriti e numerosissimi arresti. E in queste ore proseguono i rastrellamenti verso cospiratori o presunti tali.

Un ruolo davvero importate, in questi giorni è stato rivestito dai social network: mentre i militari occupavano la Tv pubblica oscurando i programmi (in perfetto stile Novecento), Recep Tayyip Erdogan ha puntato tutto sulla tecnologia per rassicurare i cittadini.

Facebook, Twitter e Youtube: il ruolo dei social network durante il golpe

Mentre i militari provavano a prendere il controllo del Paese, contemporaneamente i social network -Facebook, Twitter e Youtube- venivano oscurati. Diverse, però, le persone che sono riuscite a raggirare il blocco, utilizzando  VPN o altri servizi coperti dall’anonimato (dopo la legge del 21 marzo 2014, definita “legge bavaglio”, sono state diffuse online le istruzioni per aggirare il blocco dei social e una serie di hashtag anti-censura).

A sfruttare il grande potere dei social, per esempi, è stato proprio il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha utilizzando FaceTime per collegarsi all’emittente privata CNN Turk (occupata dai ribelli subito dopo il collegamento) e parlare in diretta ai suoi cittadini, rassicurandoli. Il profilo ufficiale della presidenza turca, su Twitter lanciava messaggi di supporto ad Erdogan.

Un paradosso, diciamocelo: Erdogan ha comunicato proprio tramite i mezzi innovativi che in passato ha provato ad oscurare, senza mai riuscirci completamente. Nemmeno i militari che hanno provocato il golpe sono riusciti sono ad oscurare completamente i social network, nonostante i numerosi sforzi per rallentare il traffico (i golpisti hanno utilizzato Whatsapp per comunicare tra di loro).

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