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Musei italiani ancora poco social

I musei d’Italia sono ancora poco social: la cultura non ha ancora compreso le potenzialità delle nuove tecnologie. Il rapporto #SOCIALMUSEUMS Italia poco digitale, anche in tema di cultura. Poca (o nulla) la comunicazione 2.0: molti i musei italiani che non usano i social media per creare una relazione con il pubblico. A denunciare tutto…

I musei d’Italia sono ancora poco social: la cultura non ha ancora compreso le potenzialità delle nuove tecnologie. Il rapporto #SOCIALMUSEUMS

Italia poco digitale, anche in tema di cultura. Poca (o nulla) la comunicazione 2.0: molti i musei italiani che non usano i social media per creare una relazione con il pubblico. A denunciare tutto questo è “#SOCIALMUSEUMS. Social media e cultura fra post e tweet”, il decimo Rapporto dell’associazione Civita, curato da Luca De Biase, fondatore e caporedattore di Nòva, e Pietro Antonio Valentino, Vicepresidente del Comitato Scientifico di Civita, ed edito da Silvana Editoriale, che prende in esame il rapporto fra social media e mondo della cultura.

L’indagine condotta insieme con Unicab, su un campione di 26 istituti culturali italiani, evidenzia che le piattaforme social non sono ancora uno strumento utilizzato dai Musei italiani per creare una relazione con il suo pubblico o per attrarre visitatori. Il motivo? E’ presto detto: #SOCIALMUSEUMS è convinto che ancora il mondo della cultura non abbia ben compreso tutte le effettive potenzialità dei social, vista la poca esperienza finora accumulata nel settore. Dobbiamo anche ammettere che vi sono dei veri e propri ostacoli che limitano la presenza dei musei sui social: i vincoli normativi (prendete ad esempio, quello che riguarda l’utilizzo delle immagini delle opere d’arte sui canali digitali), e le difficoltà finanziarie che non consentono l’acquisizione di professionalità specializzate all’interno dei musei.

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Musei d’arte contemporanea: i più digitali

Fanno eccezione, in questo contesto di scarsa digitalizzazione, i musei d’arte contemporanea, che attraverso i social media provano a richiamare non solo i giovani “nativi digitali”, ma anche un pubblico più trasversale e meno assiduo. Tra i social preferiti Facebook, Twitter e Google+, seguiti, a una certa distanza, da Instagram, Pinterest e YouTube, utilizzati, in particolare, per stimolare la creazione di contenuti autocreati e favorire l’apprendimento.

Le piattaforme social sono quasi sempre implementate in concomitanta con il sito web del museo, per ottimizzare l’uso di tutti gli strumenti a disposizione dell’istituzione.

Linguaggio inadatto

Qualcuno ci prova a portare la cultura sui social network, ma con scarsi risultati. La colpa, spesso, è del linguaggio utilizzato, spesso poco inclusivo e inadatto a un’audience digitale.

Cosa fare per promuovere la digitalizzazione?

Secondo l’associazione Civita, i Musei da un lato “devono accrescere il proprio ruolo identitario e valoriale, a garanzia della qualità della cultura trasmessa e a favore di una redistribuzione dell’accesso alla conoscenza, valutando pregi e difetti rispetto ai propri obiettivi”; dall’altro lato dovrebbero “essere messi in grado di dare l’avvio ad una progettualità innovativa, volta da ottimizzare le funzioni delle piattaforme social in linea con le esigenze del museo stesso ma anche, e di comune accordo, con quelle di centri di ricerca e imprese innovative del settore”.

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