Uber, Lyft e Airbnb, i big della sharing economy, sono stati accusati di discriminazione razziale. Qualcuno prova a trovare anche una soluzione
La sharing economy è razzista. Uber, Lyft e Airbnb, i giganti dell’economia della condivisione, sono stati accusati di razzismo. Nemmeno la tecnologia sembra essere una soluzione a vecchi e gravi problemi, anche se Airbnb si è attivata per porre fine alle discriminazioni. Proviamo a capire.
Uber, Lyft e le accuse di razzismo
“Abbiamo scoperto che i viaggiatori afro-americani a Seattle hanno sperimentato attese significativamente più lunghe prima che venisse accettata la loro richiesta di un passaggio con UberX o Lyft “, hanno detto i ricercatori, che hanno condotto l’analisi su 1.500 viaggi, a Seattle e Boston. “Abbiamo teorizzano che almeno alcuni driver di UberX e Lyft discriminano sulla base della razza percepita del viaggiatore”.
Adrian Durbin, portavoce Lyft, ha invece ribattutto che la società fornisce servizi anche nelle zone svantaggiate, e che ha avuto un impatto positivo anche nelle “comunità di colore”. L’azienda non “tollera alcuna forma di discriminazione”, ha aggiunto in una e-mail.
Una possibile soluzione
A fornire una possibile soluzione contro le discriminazioni razziali è sempre lo studio. I ricercatori, infatti, propongono ad Uber e Lyft di non fornire ai piloti il nome dell’utente, oltre che a severe sanzioni verso i conducenti che abitualmente annullano viaggi senza motivo.
Sharing economy: anche Airbnb accusata di razzismo
Anche Airbnb è stato accusato di razzismo. Uno studio condotto dai ricercatori della Harvard University ha dimostrato che gli utenti afro-americani hanno molta difficoltà nel trovare una casa in affitto.
Per motivi di discriminazione, Airbnb è anche stata citata in giudizio. Gregory Selden, un uomo afro-americano, ha portato in tribunale la società di sharing economy perchè un utente della piattaforma non gli avrebbe affittato una stanza a causa della sua razza.
È per questo che l’azienda ha scelto di agire per porre fine alle discriminazioni. Ogni utente che intende affittare una stanza dovrà sottoscrivere un impegno a non scegliere gli ospiti in base alla razza.
A partire dal 1 novembre, gli Host (ovvero chi ospita) che accedono alla piattaforma dovranno sottoscrivere l’impegno. Chi non dovesse farlo, non potrà più ospitare o affittare. “ Se dovessi rifiutare l’impegno, non potrai ospitare o prenotare viaggi attraverso la piattaforma e potrai cancellare il tuo account. Una volta cancellato, i viaggi prenotati verranno annullati. Potrai ancora fare ricerche su Airbnb, ma non potrai prenotare degli alloggi o ospitare dei viaggiatori”, si legge nell’e-mail inviata dalla società.