A scriverlo è Repubblica, il quotidiano più venduto in Italia, che giovedì 15 gennaio ha così voluto ricordare l’uscita del film “La teoria del tutto” di James Marsh, in un articolo intitolato “Genio e malattia la bella storia dello scienziato Hawinkg” con la firma di Roberto Nepoti.
Così uno dei quotidiani più importanti d’Italia, riduce uno degli scienziati più importanti del ‘900, Professore Lucasiano di Matematica per oltre 30 anni (il che significa che ha occupato per trenta anni la più prestigiosa cattedra di matematica del mondo, quella di Cambridge. La stessa che fu di Isaac Newton) ad un cameo da sitcom.
O forse no, forse Roberto Nepoti voleva essere sarcastico, riuscendo così ad offendere, neppure troppo velatamente, il pubblico italiano. Almeno quello dei lettori del suo giornale. Quale che fosse la “ratio” di una dichiarazione così azzardata (a meno che ci siano gli immancabili dati statistici a supporto, una ricerca sul perché il pubblico conosca il Prof. Hawking) una cosa è certa: si tratta di uno scivolone, figlio di una preoccupante penuria di cultura scientifica in certo giornalismo Italiano. Che però poi è lo stesso che dovrebbe informarci su cose come i terremoti, o che spaccia consigli su come non prendersi il cancro un tanto al chilo.
Gli studi sulla teoria cosmologica e la gravità quantistica, il ruolo importantissimo di divulgatore scientifico grazie a libri apprezzati da un pubblico vastissimo (non solo di addetti ai lavori). Perfino dei romanzi scientifici per ragazzi. Stephen Hawking è noto per ben altri motivi, rispetto ad alcune apparizioni nelle serie televisive.
I suoi meriti spaziano dalla dimostrazione all’esistenza delle singolarità gravitazionali nello spazio tempo – ossia un punto nello spazio tempo in cui il campo gravitazionale ha un tendenza verso l’infinito – , ai suo studi sui buchi neri nei quali vengono descritte le leggi termodinamiche che li regolano, l’irradiazione di particelle subatomiche da parte degli stessi –che prenderà il nome di irradiazione di Hawking. Ma anche l’elaborazione di un modello cosmologico senza confini, per cui l’universo non ha confini spazio tempo.
Repubblica dovrebbe tenere presente che non ci si trova davanti a un attore non protagonista ma a una delle più grandi menti del nostro tempo, così come lo sono stati Newton o Einstein.
Studioso ateo e teorico della non necessità dell’intervento di Dio nella creazione, fu accolto in Vaticano da Papa Benedetto XVI per discutere dell’evoluzione dell’universo e sulla vita.
Oltre all’indubbio impegno scientifico, lo scienziato inglese combatte dal 1963 una dura lotta con la SLA che sebbene l’inchiodi in una carrozzina e lo costringa all’utilizzo di un sintetizzatore vocale non ha fiaccato né il suo impegno, né la sua passione.
I quotidiani diventano spesso i peggiori nemici della divulgazione scientifica, nel nostro piccolo noi di Start Magazine non penserebbe mai di ricordare Einstein per una linguaccia.