Il questo periodo di rivendicazione della libertà di parola Mark Zuckerberg si è voluto togliere qualche sassolino e ha scritto una lettera al presidente della commissione giudiziaria della Camera Usa, Jim Jordan, in cui accusa l’amministrazione Biden di aver fatto pressioni su Meta per eliminare alcuni contenuti sul Covid-19 durante la pandemia.
Zuckerberg, oltre a dirsi pronto a reagire in futuro, si è anche pentito di aver temporaneamente “declassato” una storia del New York Post in cui era coinvolto il figlio del presidente Joe Biden, Hunter, in vista delle elezioni del 2020.
Il padre di Facebook, che dichiara di voler rimanere politicamente “neutrale” in questo ciclo elettorale, non farà alcuna donazione, come invece accaduto in passato. Ma le critiche minacciose del candidato dei repubblicani Donald Trump potrebbero influenzare il suo atteggiamento.
L’ACCUSA DI CENSURA DI ZUCKERBERG ALLA CASA BIANCA
In un lettera destinata al repubblicano Jim Jordan, presidente della commissione giudiziaria della Camera, Zuckerberg ha scritto che nel 2021, alti funzionari dell’amministrazione Biden, inclusa la Casa Bianca, hanno fatto “ripetute pressioni” per mesi sul team di Meta affinché censurasse alcuni contenuti di Covid-19, tra cui umorismo e satira.
La decisione finale di eliminare o meno i contenuti, precisa il mittente, veniva comunque presa dal gruppo.
Mark Zuckerberg just admitted three things:
1. Biden-Harris Admin "pressured" Facebook to censor Americans.
2. Facebook censored Americans.
3. Facebook throttled the Hunter Biden laptop story.
Big win for free speech. pic.twitter.com/ALlbZd9l6K
— House Judiciary GOP 🇺🇸🇺🇸🇺🇸 (@JudiciaryGOP) August 26, 2024
IL RIMORSO E LA PROMESSA DI NON FARLO PIÙ
Tuttavia, Zuckerberg scrive: “Credo che le pressioni del governo fossero sbagliate e mi rammarico che non siamo stati più espliciti al riguardo. Penso anche che abbiamo fatto delle scelte che, con il senno di poi e con le nuove informazioni, oggi non faremmo”.
In totale, durante la pandemia, Facebook ha rimosso più di 20 milioni di contenuti in poco più di un anno.
“Sono fermamente convinto – si legge – che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni esercitate da qualsiasi amministrazione, né in un senso né nell’altro, e siamo pronti a reagire se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo”.
Elon Musk, neanche a dirlo, ha subito ripostato la lettera affermando: “Sembra una violazione del Primo Emendamento”.
HUNTER BIDEN TRA FBI E DISINFORMAZIONE RUSSA
Il Ceo di Meta si pente poi anche di aver temporaneamente “declassato” una storia del New York Post su un computer portatile appartenente ad Hunter Biden, in vista delle elezioni del 2020, dopo che l’FBI aveva “avvertito” il gruppo di “una potenziale operazione di disinformazione russa” legata alla famiglia Biden e al gigante energetico ucraino Burisma, dove il figlio del presidente Usa sedeva nel consiglio di amministrazione.
La storia poi, ha aggiunto Zuckerberg, non si è rivelata disinformazione russa.
STOP ALLE DONAZIONI
“Il mio obiettivo è quello di essere neutrale e di non giocare un ruolo in un senso o nell’altro – o anche solo di dare l’impressione di giocare un ruolo. Perciò non ho intenzione di dare un contributo simile in questo ciclo”, ha infine annunciato Zuckerberg.
Fino al 2014 ha sostenuto economicamente le campagne di diversi politici sia repubblicani che democratici e dopo, attraverso il suo gruppo filantropico Chan Zuckerberg Initiative, ha donato più di 400 milioni di dollari a gruppi no-profit, tra cui il Center for Tech and Civic Life di Chicago, “per sostenere le reti elettorali”. Tuttavia, i finanziamenti, si legge nella lettera, sono stati interpretati come “vantaggi per una parte piuttosto che per l’altra”.
Lo stesso New York Post, tabloid conservatore del gruppo News Corp di Rupert Murdoch, nell’ottobre 2021 accusava Zuckerberg per quei contributi: “Durante le elezioni del 2020, l’amministratore delegato di Facebook Mark Zuckerberg ha speso centinaia di milioni di dollari per attirare i probabili elettori democratici. Ma non si è trattato di una spesa politica tradizionale. Ha finanziato un’acquisizione privata e mirata di operazioni elettorali governative da parte di organizzazioni no-profit nominalmente apartitiche, ma chiaramente ideologiche. […] Le elezioni del 2020 non sono state rubate, ma probabilmente sono state comprate da uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo che ha versato il suo denaro attraverso scappatoie legali”.
ZUCKERBERG HA PAURA DI TRUMP?
A due mesi da una corsa elettorale presidenziale molto combattuta in cui lo spettro della disinformazione online sui candidati è una presenza ingombrante, la lettera assume un certo peso. Nonostante già lo scorso luglio Zuckerberg avesse dichiarato che non avrebbe appoggiato né Trump né Biden (che ancora non aveva passato il testimone a Kamala Harris) e oggi ribadisca la sua neutralità, per il Financial Times, questi ultimi commenti rappresentano “un affronto ai democratici in vista delle elezioni”.
Zuckerberg, inoltre, che non è particolarmente amato né dai repubblicani né dai democratici, in seguito all’attentato a Trump ha detto che la reazione dell’ex presidente è stata “tosta” e fonte di ispirazione, e contribuisce a spiegare il suo fascino sugli elettori. Trump ha anche affermato che Zuckerberg lo ha chiamato per scusarsi di un problema di moderazione che si era verificato sulla piattaforma in relazione a una foto dell’attentato e ha aggiunto che il Ceo di Meta gli aveva detto che non avrebbe sostenuto un democratico alle elezioni per rispetto.
Solo poco tempo prima, su Truth Social, la piattaforma aperta da Trump per poter dire liberamente tutto ciò che vuole, il tycoon aveva avvertito che se fosse stato rieletto avrebbe “perseguito a livelli mai visti prima i truffatori elettorali”, i quali “saranno mandati in prigione per lunghi periodi di tempo”.
E aveva aggiunto: “Sappiamo già chi sei. NON FARLO! ZUCKERBUCKS, stai attento!”.