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Weibo

Perché la Cina multa Weibo, il “Twitter cinese”

L'autorità di regolazione cinese ha multato Weibo per aver pubblicato informazioni illegali: è l'ultimo esempio della stretta di Pechino su Internet. Fatti e approfondimenti

 

Weibo Corporation, la società cinese che gestisce la piattaforma di microblogging Weibo (simile a Twitter), ha ricevuto una multa di 3 milioni di yuan (circa 470mila dollari) dall’autorità di regolazione di Internet in Cina per aver pubblicato ripetutamente informazioni illegali.

COSA HA DETTO IL REGOLATORE

La CAC, l’ente cinese che si occupa di monitorare il ciberspazio, ha spiegato che Weibo ha violato diverse leggi, tra cui una sulla protezione dei minori in rete, ma non ha fornito dettagli. Ha ordinato però alla società di “rettificare immediatamente e di occuparsi seriamente delle persone responsabili”.

LA RISPOSTA DI WEIBO

In un comunicato, Weibo ha detto di “accettare sinceramente le critiche” del regolatore e di aver istituito un gruppo di lavoro a seguito della sanzione.

IL CONTROLLO SU INTERNET

Le autorità cinesi vogliono aumentare ancora il proprio controllo sulla società e sull’Internet nazionale, già sottoposto a forte censura. Di recente sono infatti state pubblicate delle nuove linee guida per i siti di notizie e per le piattaforme online: hanno l’obiettivo di promuovere un Internet “civilizzato” e si sono tradotte, nel concreto, in una stretta sulla cosiddetta fan culture (ossia la comunità degli appassionati di un qualche fenomeno culturale, come film o gruppi musicali).

Pechino vuole cioè che i social media evitino di promuovere le celebrità – sostenendo che queste esercitino una cattiva influenza sui più giovani – e che al contrario favoriscano la circolazione dei valori socialisti e dei successi registrati dal Partito comunista.

Pochi giorni fa la CAC ha multato Douban – un sito cinese piuttosto popolare, dove si pubblicano recensioni di film – per 1,5 milioni di yuan. L’accusa era simile a quella mossa a Weibo: il “rilascio illegale di informazioni”.

Più in generale, da mesi la Cina ha inasprito le regole per l’industria tecnologica: ad esempio ha limitato il numero di ore che i minorenni possono passare con i videogiochi, ha contrastato le quotazioni all’estero di aziende che raccolgono dati sensibili, ha imposto il rispetto di principi di equità negli algoritmi e sta contrastando le pratiche delle piattaforme di ride-hailing (come Didi).

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