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Banda Larga

Incentivi voucher banda larga, l’Antitrust sconsiglia di fatto Tim al governo

Le raccomandazioni dell'Agcm al Mise sul Piano voucher per la banda larga: incentivare solo connessioni superiori ai 100 Mbps, escludendo dagli incentivi la rete in rame

 

No ai voucher per la banda larga che incentivano tecnologie di connessione inferiori a 100 Mbps. A ribadirlo è l’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, nel Bollettino 37/2020 datato 21 settembre.

Tra le righe, Agcm chiede al Mise di escludere dagli incentivi la rete in rame di Tim, poiché un intervento tale avrebbe “l’effetto di ritardare ulteriormente l’adozione di tecnologie più veloci, superiori a 100 Mbps, e vanificare la spesa pubblica destinata alla digitalizzazione del Paese”.

COSA CHIEDE L’AUTORITA’

Quello che auspica l’Antitrust, riprendendo la segnalazione rivolta al Mise (datata 1 settembre), è che “gli interventi di sostegno generalizzato alla domanda di famiglie e imprese (interventi della c.d. fase II) dovrebbero essere coerenti anche con gli obiettivi della Strategia Italiana per la Banda Ultralarga e gli obiettivi strategici dell’Unione Europea per il 2025 “Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea”13, puntando al finanziamento di quei servizi che consentano una connettività a più di 100 Mpbs e che siano potenziabili ad una velocità Gigabit”.

OBIETTIVO: INCENTIVARE CONNESSIONI VELOCI

Solo una soluzione come quella raccomandata da Agcm garantirebbe la neutralità tecnologica, incentivando realmente l’adozione di connessioni ad alta capacità da parte di cittadini e imprese. Una soluzione come questa, aggiunge l’Autorità, darebbe “un impulso alla concorrenza infrastrutturale mediante gli investimenti in diverse tecnologie che permettono di raggiungere tali standard qualitativi elevati (almeno 100 Mbps), come ad esempio gli standard VDSL2 e EVDSL per le reti FTTC, le reti FTTH ed i sistemi fixed wireless access basati su standard 5G”, si legge nel bollettino.

NO VOUCHER PER COMMISSIONI SOTTO I 100 MEGA

Ove il Mise dovesse decidere di incentivare anche soluzioni con velocità inferiori a 100 Mbps, invece, si rischierebbe, secondo l’Agcm di “pregiudicare i rapporti di concorrenza dinamica tra operatori – avvantaggiando soggetti che non effettuano investimenti e fanno leva sulla posizione detenuta storicamente sulla rete in rame – e comprometterebbero il processo di ammodernamento delle reti di comunicazione elettronica in Italia”. Il riferimento, implicito (ma non troppo) è a Tim e alla sua rete in rame.

I TIMORI DELL’ANTITRUST

Incentivare tecnologie di connessioni inferiori a 100 Mbps porterebbe, secondo l’Autorità garante della concorrenza del mercato, “all’adozione privilegiata di connessioni con tali velocità, a discapito di connessioni più veloci ma che necessitano di maggiori investimenti”. Il motivo è semplice: le offerte basate sulla rete in rame costano meno agli operatori. Così, con il contributo di 200 euro, il cittadino potrebbe coprire un maggior numero di mensilità rispetto a connessioni più performanti ma naturalmente anche più costose.

RISCHI: VANIFICARE INTERVENTI PUBBLICI

E così, pensato dunque, il voucher “avrebbe l’effetto di ritardare ulteriormente l’adozione di tecnologie più veloci, superiori a 100 Mbps, e vanificare la spesa pubblica destinata alla digitalizzazione del Paese”.

LE RACCOMANDAZIONI

Non solo. Tra le preoccupazioni dell’Antittrust sul fronte voucher c’è anche il fatto che mancano obblighi chiari per evitare fenomeni di “lock in” degli operatori (fenomeno per il quale un utente che vorrebbe cambiare operatore potrebbe dover far fronte a rilevanti costi e rischi).

“L’Autorità ritiene fondamentale assicurare che gli operatori di telecomunicazione non facciano leva sulle misure di sostegno della domanda per vincolare gli utenti. In questo senso, si apprezza il richiamo alla necessità di garantire la mobilità degli utenti e la portabilità del credito.

Tuttavia, sarebbe opportuno inserire nelle convenzioni con gli operatori di telecomunicazione specifiche previsione volte a eliminare qualsiasi rischio di lock-in”, scrive l’Antitrust.

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