Visa, la principale società di servizi di pagamento al mondo, sta testando un programma per fornire alle banche, alle istituzioni finanziarie e ai fornitori di rimesse la possibilità di utilizzare delle stablecoin prefinanziate per effettuare pagamenti transfrontalieri con più velocità. Le stablecoin sono delle monete digitali che si differenziano dalle criptovalute “tradizionali” perché hanno un valore stabile, solitamente agganciato a quello del dollaro statunitense con un rapporto 1:1.
LE STABLECOIN USC E EURC DI CIRCLE
Nello specifico, Visa sta utilizzando le stablecoin Usc (basata sul dollaro) e Eurc (basata sull’euro) di Circle, società di pagamenti con sede a New York, fondata da Jeremy Allaire.
IL VANTAGGIO
Come spiega Bloomberg, l’esperimento di Visa potrebbe permettere di eliminare “il peggior scenario possibile” per i clienti, ovvero un conto senza fondi sufficienti che finisce per causare ritardi nel servizio per i destinatari finali. Oggi, infatti, una società fornitrice di servizi di rimesse deve mantenere dei conti prefinanziati in ogni mercato in cui opera, in modo da garantire le richieste di prelievo dei clienti. Se però la società in questione dovesse ricevere più richieste di prelievo del previsto e non dovesse essere in grado di soddisfarle tutte, correrebbe il rischio di interruzione del servizio; per di più, se l’interruzione dovesse verificarsi nel finesettimana, quando i sistemi di pagamento tradizionali non sono in funzione, i clienti potrebbero dover attendere giorni prima di vedere soddisfatta la loro richiesta.
Grazie all’integrazione delle stablecoin nella piattaforma Visa Direct, invece, i clienti potranno inserire fondi nella loro rete di conti in tempo reale, evitando i ritardi associati ai metodi di pagamento tradizionali. Addirittura, si pensa che le stablecoin possano soppiantare le reti di carte di credito e debito, un mercato in cui Visa è l’azienda dominante assieme a MasterCard.
OPERAZIONI A CONFRONTO
Visa ha iniziato a integrare le stablecoin nei suoi sistemi a partire dal 2021. Ad oggi, ha gestito un volume di operazioni in queste monete per oltre 225 milioni di dollari, che però rappresentano solo una piccola parte dei 16mila miliardi di pagamenti e contanti registrati sulla sua rete nell’anno fiscale 2024.
L’ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLE CRIPTOVALUTA
Il progetto pilota di Visa è l’ennesima conferma della crescente “istituzionalizzazione” delle valute digitali e dell’avvicinamento in atto tra la finanza tradizionale e il settore crypto. La settimana scorsa, ad esempio, un consorzio di nove banche europee – tra cui UniCredit e Ing – ha annunciato la creazione di una nuova società dedicata al lancio di una stablecoin denominata in euro. La banca statunitense JpMorgan Chase ha stretto un accordo con la piattaforma di criptovalute Coinbase, e BlackRock – la più grande società di gestione degli asset al mondo – ha consigliato di allocare fino al 2 per cento dei portafogli di investimento in bitcoin. Intesa Sanpaolo è stata la prima banca italiana ad aver investito nelle criptovalute, lo scorso gennaio, con l’acquisto di undici bitcoin per un valore di 1 milione di euro.