skip to Main Content

Vega C

Vega C, successo e incognite per il lanciatore di Avio

Partito il lancio di qualifica del nuovo vettore Vega-C con a bordo il satellite scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Lares2. Nel frattempo si cercano opzioni per azionare lo stadio superiore del lanciatore europeo

Successo per il volo inaugurale di Vega C, la versione aggiornata del lanciatore europeo Vega.

La missione è partita dalla base di lancio europea di Kourou (nella Guyana Francese). Il collaudo di Vega C avviene con il ventunesimo lancio di Vega (VV21) e porterà in orbita il satellite scientifico dell’Asi Lares-2. A dieci anni esatti dal primo volo di Vega, si ripresenta lo stesso scenario con il binomio lanciatore, Vega, e carico utile, il satellite Lares. Quello di oggi è un lancio a forte identità italiana. Come spiega la nota diffusa, vede l’Agenzia spaziale italiana (Asi) in una triplice veste: nel lanciatore, nel primo passeggero e nel carico secondario. L’Asi è principale contributore in ambito Esa per lo sviluppo del lanciatore Vega realizzato da Avio negli stabilimenti italiani di Colleferro.

Il nuovo lanciatore è un aggiornamento di Vega: una versione C, che sta per Consolidamento, con un nuovo motore a combustibile solido (che fornisce un’eccezionale spinta al decollo senza le difficoltà di gestione del propellente liquido) e una capacità di carico aumentata del 50% rispetto al predecessore (2.200 chilogrammi in tutto).

Prima del lancio odierno, l’Agenzia spaziale europea ha iniziato a studiare le opzioni per il motore dello stadio superiore del Vega C.

L’invasione russa dell’Ucraina ha creato infatti incertezza sul calendario di lanci di Vega C. Lo stadio superiore Avum del razzo utilizza un motore prodotto dalla società ucraina Yuzhmash. In primavera i funzionari europei hanno riconosciuto che stavano esaminando opzioni in caso di difficoltà a reperire quei motori.

“Stiamo facendo di tutto per evitare qualsiasi interruzione nei lanci di Vega” aveva dichiarato l’Esa.

Tutti i dettagli.

COS’È IL SATELLITE LARES2

È partito il razzo VegaC che metterà in orbita un satellite dell’Esa prodotto in Italia. Lares2 (LAser RElativity Satellite 2) di Asi è stato concepito e progettato dal team scientifico del Centro Fermi e La Sapienza Università di Roma e realizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Si tratta di un satellite passivo di forma sferica realizzato in lega di nickel ad alta densità (424 mm di diametro e 300 kg di massa), su cui sono stati installati 303 retroriflettori Ccr che lo rendono un perfetto bersaglio riflettente per l’Ilrs (International Laser Ranging Service).

L’OBIETTIVO

Grazie alle misurazioni con il laser, la sua orbita sarà tracciata con grande accuratezza. Lares2 permetterà di verificare sperimentalmente alcuni aspetti relativistici teoricamente predetti da Einstein, ma anche di effettuare misure nell’ambito della geodesia spaziale attraverso il Centro Spaziale dell’Asi di Matera.

SVILUPPATO DA OHB ITALIA

Il Sistema Lares2 è stato sviluppato da OHB Italia, sotto la guida e il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana.

LA MISSIONE DI VEGA C

Per il suo maiden flight Vega-C rilascerà in orbita sei cubesat selezionati dall’Esa e realizzati da università e centri di ricerca europei, tra cui anche gli italiani Astrobio (realizzato da Inaf, Sapienza Università di Roma e dalla Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza); un cubesat che ospita un laboratorio miniaturizzato basato su un’innovativa tecnologia che eseguirà autonomamente esperimenti bioanalitici nello spazio, con una serie di potenziali applicazioni in missioni di esplorazione planetaria sia umana che robotica; GreenCube (realizzato da Sapienza Università di Roma), promossi e guidati nello sviluppo dall’Asi, e Alpha di ArcaDynamics. Gli altri tre cubesat sono: Trisat-R dell’Università di Maribor (Slovenia) e MTCube-2 e Celesta entrambi dell’Università di Montpellier (Francia).

GLI AGGIORNAMENTI RISPETTO A VEGA

La nuova generazione Vega-C aumenta le prestazioni e la competitività del suo predecessore Vega con un primo stadio P120C in comune con Ariane 6, un secondo stadio Zefiro 40 ed un quarto stadio Avum+ decisamente potenziati.

Le modifiche, inoltre, permettono a Vega C di rilasciare i carichi su orbite differenti: l’ultimo stadio ha infatti la capacità di effettuare ben sette riaccensioni, che si traducono nella possibilità di posizionare i satelliti in tre orbite diverse e indirizzare poi lo stadio finale in un’orbita di rientro, in modo che bruci nell’atmosfera senza lasciare detriti.

VERSO LA SOSTITUZIONE DEL MOTORE DEL MODULO AVUM?

Ma come detto all’inizio, la guerra in Ucraina ha creato l’incognita per i motori prodotti nel paese per il modulo Avum.

“Abbiamo uno stock di motori in Italia – sottolinea Stefano Bianchi, responsabile dei programmi di volo dell’Esa – per il medio termine non ci sono problemi. Per il lungo periodo stiamo studiando diverse soluzioni per mitigare il rischio: stiamo accelerando lo sviluppo dell’evoluzione di Vega C, Vega E, che avrà uno stadio superiore a combustibile liquido, metano e ossigeno. In caso di una interruzione delle forniture stiamo valutando delle soluzioni di backup. Ma speriamo di continuare la collaborazione con l’Ucraina, perché sono stati finora partner molto affidabili”.

In un’intervista di aprile, Josef Aschbacher, direttore generale dell’Esa, ha affermato che sono stati consegnati sei motori, sufficienti per i lanci fino al 2023. Il servizio di trasporto di Vega C è commercializzato da Arianespace e “il calendario da qui al 2025 è già pieno, con 14 voli in programma” aveva sottolineato sempre Bianchi.

LE OPZIONI

Secondo fonti del quotidiano francese La Tribune, l’ad di Avio Giulio Ranzo sta valutando un motore americano (Aerojet) per sostituire il motore ucraino del quarto stadio di Vega C. Altre due soluzioni citate due settimane fa dal numero uno di Avio davanti ai funzionari dell’Esa sono: lanciare lo sviluppo di un nuovo motore in Italia o salire a bordo di un motore in fase di sviluppo da ArianeGroup in Germania.

Nel frattempo Avio sta testando M10, un motore a metano e ossigeno liquido per il futuro veicolo Vega E. A inizio del mese la società italiana si è aggiudicata i primi due contratti nell’ambito delle iniziative per l’industria spaziale per l’implementazione del “Next Gen EU”. Si tratta di 340 milioni di euro dal Pnrr per la realizzazione di due nuovi motori eco-sostenibili per l’accesso allo Spazio.

Back To Top