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Uber e Lyft fanno sbandare smog e incidenti? Report Usa

L'articolo di Patrizia Licata

Startup come Uber e Lyft sono nate con l’intento dichiarato di migliorare la circolazione nelle città e dare più opportunità di spostamento a tutti. Uno studio della University of Chicago pubblicato nei giorni scorsi mette tuttavia in dubbio che esitano vantaggi in termini di miglioramento del traffico e denuncia “il costo della convenienza” in termini di sicurezza. Negli Stati Uniti le due società del ride-hailing sono responsabili di un incremento del 2-3% delle morti per incidente stradale,  stimano i ricercatori. A causa di Uber e Lyft, circa mille persone in più muoiono ogni anno in America.

EMERGENZA NEL WEEKEND

Gli Stati Uniti, dove l’automobile resta il mezzo di trasporto prediletto (le distanze sono grandi, la benzina costa poco, c’è scarsa cultura del trasporto pubblico), gli incidenti stradali continuano ad essere un’emergenza con 37.133 decessi nel 2017 (dati della National Highway Traffic Safety Administration).

Secondo lo studio diretto da John M. Barrios della University of Chicago, Uber e Lyft non fanno altro che introdurre un nuovo incentivo a usare la macchina al posto di metropolitane e autobus. Infatti, le città dove è più elevato il ricorso a Uber e Lyft totalizzano il 3% in più di miglia coperte con l’automobilie ogni giorno rispetto alle città americane dove si usa meno il ride-hailing. Questo si traduce in più pedoni uccisi e più morti su strada, specialmente la notte e nel fine settimana.

UBER MOLTIPLICA I VEICOLI

Altro dato che preoccupa gli studiosi è che Uber e Lyft non sembrano produrre vantaggi nemmeno sulla riduzione dei casi di guida in stato di ebbrezza (DUI, driving under the influence).

Inoltre, anche se il mantra dei servizi di mobilità innovativi è l’addio all’auto privata a favore di veicoli in condivisione per ridurre smog e incidenti, dalla University of Chicago smentiscono affermando che le immatricolazioni sono salite del 3% nelle grandi città. Spiegano gli studiosi: tra le fasce meno abbienti della popolazione l’esistenza di servizi come Uber spinge a comprare un’auto per diventare autisti e arrotondare lo stipendio.

POCHE COMPETENZE, MEGLIO IL TAXI

Gli effetti sulla qualità dell’aria non sono rilevanti, secondo la University of Chicago, anche perché gli autisti di Uber e Lyft passano dal 40% al 60% del tempo in servizio circolando senza passeggeri (il cosiddetto “deadheading”) per tenersi pronti in caso di chiamata.

Gli studiosi fanno un bell’assist ai tassisti aggiungendo che gli autisti di Uber e Lyft ricevono scarsa formazione e non hanno l’esperienza e le competenze solitamente garantite dagli autisti professionisti. Mancano anche controlli di qualità approfonditi da parte delle due società.

Per esempio, solo quest’anno Uber ha introdotto una regola che impone agli autisti di fare una pausa di sei ore dopo aver lavorato per dodici ore consecutive. La regola di Uber è comunque meno severa di quella imposta dal governo federale a molte categorie di autisti professionisti, che prevede una pausa di otto ore dopo averne guidate dieci di fila.

“STUDIO FALLATO”

E’ uno studio pieno di falle, ha commentato Lyft, indicando che “Numerosi altri studi hanno dimostrato che la condivisione dei veicoli riduce i casi di guida sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti, offre forme di trasporto sicure in zone non servite da altre opzioni per lo spostamento e migliora nettamente la mobilità nelle città”.

NEW YORK DETTA LE REGOLE

Le società del ride-hailing operano nel contesto dell’economia digitale con norme ancora da definire sia sul piano della concorrenza che della tutela dei lavoratori. Anche l’impatto sul traffico e la sicurezza, dimostra lo studio della University di Chicago, è da valutare.

Ad agosto la città di New York ha introdotto una severa regolamentazione per gli operatori del ride-hailing che prevede un tetto sul numero degli autisti, salario minimo di 17,22 dollari l’ora per i conducenti e l’obbligo per le società (Uber, Lyft, ma anche Juno e Via) di stilare dei report per l’amministrazione cittadina su durata e costo delle corse. Secondo la New York City Taxi and Limousine Commission (ente governativo che assegna le licenze taxi) nella Grande Mela quasi 80.000 vetture sono registrate al servizio delle quattro app del ride-hailing contro 12.600 nel 2015; la maggior parte, denuncia la Commission, è vuota.

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