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Jack Ma Ant Group

Tutti i veri motivi dello stop cinese ad Ant

Pechino ha interrotto la maxi quotazione di Ant ostacolando il più grande debutto in Borsa del mondo della società fintech fondata dal miliardario Jack Ma   Tra innovazione e regolamentazione, Pechino ha scelto la seconda. Martedì i regolatori cinesi hanno sbalordito i mercati finanziari quando hanno stoppato l’attesissima Ipo di Ant, pochi giorni prima che…

 

Tra innovazione e regolamentazione, Pechino ha scelto la seconda.

Martedì i regolatori cinesi hanno sbalordito i mercati finanziari quando hanno stoppato l’attesissima Ipo di Ant, pochi giorni prima che le sue azioni iniziassero a negoziare sulle piazze di Shanghai e Hong Kong.

La società fintech controllata dal colosso dell’e-commerce Alibaba fondato da Jack Ma puntava a raccogliere 37 miliardi di dollari. L’Ipo sarebbe stato la più grande di sempre.

Ma la Borsa di Shanghai ha dichiarato di aver rinviato l’Ipo di Ant Group a causa di “problemi importanti”. La società potrebbe “non soddisfare le condizioni di quotazione o i requisiti di divulgazione”. Ciò è avvenuto dopo che la banca centrale cinese e altri funzionari del governo cinese hanno chiamato Ma e i dirigenti di Ant Group per colloqui lunedì.

La decisione di sospendere l’offerta pubblica iniziale pianificata di Ant Group in Cina si è basata su una considerazione approfondita sulla salvaguardia degli interessi dei consumatori e degli investitori finanziari. Ha dichiarato venerdì un alto funzionario della banca centrale.

Non è ancora chiaro se o quando riprenderà l’Ipo. Gli investitori sono già diffidenti. Le azioni di Alibaba (che controlla il 33% di Ant) sono crollate dell’8% a New York martedì. Il tuffo ha cancellato più di 68 miliardi di dollari dal valore di mercato di Alibaba.

Tutti i dettagli.

L’IPO PIÙ GRANDE DI SEMPRE IN FUMO

Martedì le Borse di Shanghai e Hong Kong hanno deciso di sospendere la Ipo di Ant Group,  inizialmente prevista per il 5 novembre.

L’Ipo avrebbe valutato l’azienda a oltre 310 miliardi di dollari, più delle principali banche di investimento statunitensi come Goldman Sachs e Morgan Stanley.

In due comunicati a breve distanza l’uno dall’altro, le due Borse hanno comunicato lo stop, all’indomani dell’incontro tra Jack Ma e i vertici di Ant Group con le autorità finanziarie cinesi.

CAMBIAMENTI NORMATIVI IN VISTA

Lo Shanghai Stock Exchange ha citato cambiamenti a livello normativo della tecnologia finanziaria. Ant Group non avrebbe soddisfatto le condizioni di emissione di azioni e di quotazione e i requisiti di divulgazione delle informazioni. Una nota analoga emessa dallo Hong Kong Stock Exchange sottolinea che “i cambiamenti nell’ambiente normativo della tecnologia finanziaria possono fare sì che la società non soddisfi le condizioni di emissione e di quotazione pertinenti o i requisiti di divulgazione delle informazioni, quindi è stato deciso di sospendere la quotazione”.

COSA HA DICHIARATO LA BANCA CENTRALE CINESE

“La decisione è stata presa in conformità con le leggi e i regolamenti e sul mantenimento di uno sviluppo stabile e sano del mercato a lungo termine”. Ha dichiarato alla stampa Liu Guoqiang, vice governatore della Banca popolare cinese (Pboc). Lo riporta Reuters.

Liang Tao, vice presidente della China Banking and Insurance Regulatory Commission (Cbirc), ha fatto eco al punto di vista di Liu.

“Il Cbirc sostiene anche questa decisione presa dalla Borsa di Shanghai”, ha detto Liang. “Qualsiasi società quotata deve rispettare i requisiti delle leggi e dei regolamenti pertinenti.” “Incoraggiamo il settore finanziario a esplorare un’innovazione ragionevole, mettendo i rischi sotto controllo”, ha detto Liang ai giornalisti. “Allo stesso tempo, regolamenteremo il fintech in base alla sua natura finanziaria e includeremo tutte le attività finanziarie nel quadro normativo”.

Già nel fine settimana erano emerse infatti le preoccupazioni di Pechino per il contrasto tra lo sviluppo del settore fintech e le regolamentazioni del settore finanziario, come sottolinea la Cnn. Esperti citati dal Financial News, pubblicazione della banca centrale cinese, avevano avvertito della necessità di rafforzare la supervisione per assicurare la stabilita’ finanziaria.

COSA FARÀ JACK MA

Ant Group ha rilasciato una dichiarazione che rimarrà in “strette comunicazioni” con le autorità di regolamentazione e la borsa di Shanghai.

Secondo il Financial Times, i legali coinvolti nella quotazione di Ant hanno affermato che la società dovrebbe rispondere alle richieste delle autorità di regolamentazione cinesi e presentare un nuovo prospetto IPO a Hong Kong. Il procedimento potrebbe richiedere almeno sei mesi.

Come sottolinea la Cnn, “l’intervento senza precedenti funge da ammonimento per gli imprenditori cinesi con ambizioni elevate, anche per i membri del Partito Comunista come Ma. Significa anche che anche se Ant soddisfa i nuovi requisiti normativi, il suo enorme business andrà avanti solo sotto l’occhio vigile dei severi regolatori cinesi”.

LA STRETTA DEI REGOLATORI DI PECHINO

I dubbi di Pechino sull’Ipo da record si sono manifestati apertamente lunedì, con la convocazione di Jack Ma e di due top manager di Ant Group, il presidente Eric Jing e il Ceo Simon Hu, da parte delle quattro authority finanziarie cinesi: la People’s Bank of China (la banca centrale cinese) la Chinese Securities Regulatory Commission (l’ente di supervisione del mercato azionario) la China Banking and Insurance Regulatory Commission (l’ente a supervisione dei settori bancario e assicurativo) e la State Administration of Foreign Exchange.

Secondo i media cinesi, la convocazione riguardava soprattutto l’introduzione di una bozza di regolamentazione sui micro-prestiti on line stesa dalla stessa banca centrale cinese e dalla Cbirc. La nuova normativa prende di mira proprio le società fintech.

COS’È ANT

Lanciato nel 2004 dal colosso dell’e-commerce cinese Alibaba e dal suo fondatore Jack Ma, Ant Group ha sede come Alibaba a Hangzhou (Cina orientale). Più della metà delle entrate del 2019 di Ant Group proveniva da servizi finanziari come prestiti, gestione patrimoniale e assicurazioni offerti tramite Alipay. La valutazione record di Ant si basa infatti sulla predominanza di Alipay, diventata l’attività di pagamento mobile dominante in Cina.

Insieme ai pagamenti mobili, oltre 700 milioni di persone al mese e 80 milioni di aziende utilizzano il servizio. Per pagare bollette, acquistare assicurazioni e investire in fondi comuni di investimento. La società ha dichiarato che transazioni per un valore di 16 trilioni di dollari sono avvenute su Alipay l’anno scorso, un quinto in più rispetto all’anno precedente.

Alipay è utilizzata per ogni aspetto della vita finanziaria in Cina, dai conti di investimento e micro prodotti di risparmio alle assicurazioni e ai punteggi di credito.

Ma ora sembra che Pechino stia mettendo lo zampino nel dominio della società fintech.

NUOVA REGOLAMENTAZIONE CINESE SUI PRESTITI ONLINE

A incidere dunque sulla quotazione della società fintech, sono proprio i progetti di regolamentazione per i prestiti online.

Lunedì la China Banking and Insurance Regulatory Commission e la banca centrale cinese hanno pubblicato la bozza delle nuove regole sul business dei microprestiti, “una ragnatela di flussi finanziari foriera di insopportabili rischi sistemici”. Ha scritto Il Sole 24 Ore. “Ma che a fine giugno aveva raggiunto quota 213.71 miliardi di dollari. Le regole, emanate con la Cbirc, limitano i microprestiti online erogabili con le banche di appoggio. L’ipotesi di riforma parte il 2 dicembre, le piattaforme devono adeguarsi nei 12 mesi successivi. La quota erogabile è limitata, sale il capitale registrato, la licenza durerà tre anni. Condivisione dei dati obbligatoria con la Banca centrale”.

Le regole richiedono alle piattaforme Internet di fornire almeno il 30% del finanziamento dei loro prestiti e di limitare i prestiti a Rmb300.000 ($ 44.843) o un terzo dello stipendio annuo di un mutuatario, a seconda di quale sia inferiore. “Attualmente, Ant finanzia solo il 2% dei suoi prestiti totali con il resto proveniente da altre fonti come le banche”, ha sottolineato il Financial Times.

“Che il settore dei prestiti fosse finito sotto osservazione era cosa nota anche perché negli anni si era creata una fitta trama di piccole banche in grado di sfuggire ai controlli”. Ha commentato il Sole 24 Ore.

IL COMMENTO DEGLI ESPERTI

Secondo Duncan Clark — autore di “Alibaba: The House that Jack Ma Built” e fondatore della società di consulenza in materia di investimenti BDA China — negli ultimi anni imprenditori come Ma sono stati apprezzati per aver aiutato la Cina e il Partito Comunista Cinese a raggiungere i loro maggiori obiettivi stimolando i consumi e guidando l’efficienza. Ma ultimamente, il presidente cinese Xi Jinping e il partito hanno chiarito che le società private sono tenute a un guinzaglio più stretto. A settembre, il partito ha pubblicato una serie di linee guida insolitamente franche che enfatizzavano la necessità di “persone politicamente sensibili” nel settore privato che “ascolteranno con fermezza e seguiranno il partito”.

Con l’annuncio di Ant, “sembra che l’enfasi di Xi sulle imprese statali non sia solo parole”, ha affermato Clark alla Cnn. “Il regolatore è ansioso di riaffermare se stesso”, ha aggiunto.

Ciò che rimane poco chiaro secondo Clark è se Pechino stia cercando di riportare l’equilibrio del potere verso le banche di proprietà statale. O se i regolatori siano sinceramente preoccupati per le pratiche di prestito di Ant.

CAMBIARE MODELLO DI BUSINESS?

Secondo vari analisti tra cui quelli di Jefferies, con le nuove regole Ant dovrebbe accantonare più liquidità per i prestiti che eroga e metterebbe più rischio di credito nel suo bilancio.

Mercoledì i media statali cinesi hanno indicato la posizione normativa più rigida come segno che le autorità vogliono tenere sotto controllo le più grandi aziende tecnologiche del paese.

Come dicevamo, Ant finanzia solo il 2% dei suoi prestiti totali. I cambiamenti normativi potrebbero alterare drasticamente il profilo di rischio di Ant. La società dovrebbe mantenere almeno il 30% del suo capitale nel suo bilancio. “Il suo profitto futuro non sarà buono come lo è ora”, ha notato Oliver Rui, professore di finanza presso la China Europe International Business School, al Ft.

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