L’anno che è appena iniziato ci mette di fronte, fin da subito, a grandi sfide. La pandemia anzitutto, in particolare le prospettive di un recovery che appare assai difficile a tutte le latitudini.
Il think tank Brookings, What to expect from Biden’s 2022 tech agenda, guarda all’agenda tech 2022 del Presidente americano Biden e alla interrelazione di pandemia, investimenti infrastrutturali e qualità della democrazia. Un mix strategico e, se non adeguatamente affrontato come sfida complessa, potenzialmente esplosivo. E non vale solo per gli Usa.
La tecnologia, insieme alla grande partita della transizione ecologica, fa la differenza. Ciò vale sotto vari aspetti, tutti importanti e decisivi e tutti interrelati l’uno nell’altro, inseparabili l’uno dall’altro. Ricordiamo ciò che accadde il 6 gennaio dello scorso anno a Capitol Hill, qualcosa che nella democrazia americana ha assunto la rilevanza di un evento spartiacque.
Ebbene, anche su quell’avvenimento la tecnologia ha inciso. Angelo Alù, su Agenda Digitale (Assalto a Capitol Hill: così la “trappola” social ha incastrato i promotori della rivolta), si pone una domanda: “La capacità di monitorare il flusso comunicativo online ha consentito alle forze dell’ordine di risalire all’identità dei rivoltosi che hanno assediato il Campidoglio a Washington, lo scorso sei gennaio. I post sui social sono stati fatali. Non si poteva usarli per prevenire quanto successo?”
In questa domanda c’è tutta la complessità del rapporto tra democrazia e tecnologia. In un momento in cui la democrazia liberale è realisticamente in crisi de-generativa (cioè perde progressivamente la capacità di dare “forma storica” ai valori che propugna), la tecnologia può essere un grande alleato.
Ma la tecnologia, non dimentichiamolo, mai è neutra: essa porta con sé grandi opportunità e grandi rischi. Serve la Politica (il maiuscolo non è un refuso) per finalizzare la tecnologia alla realizzazione dei valori democratici: è inutile parlare genericamente di etica ma occorre partire dei fatti.
La democrazia liberale si salva se riesce, finalizzando la tecnologia al bene comune, a migliorare i servizi essenziali (sanità, scuola) infrastrutturali (con particolare attenzione alle infrastrutture critiche), a proteggere i dati, a lavorare per la sicurezza dei Paesi in un contesto fattosi “glocale”.
Se non si riesce a far questo in democrazia, salvaguardandone i principi e le forme, è inevitabile – e non auspicabile – che vincano altri modelli.