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Missione Ax-3 Italia

Tutte le attività sperimentali dell’Italia con la missione Ax-3 sulla Stazione spaziale internazionale

Il 30 gennaio si è tenuto presso l’Agenzia Spaziale Italiana l’evento “Missione Axiom 3. La scienza spaziale targata Italia”. Tutti i dettagli. L'articolo di Enrico Ferrone

Se qualcuno ancora si domanda – e il quesito è più frequente di quanto si immagini – a che serve spendere denaro per le missioni spaziali, basterebbe informarlo di almeno alcune delle attività della sperimentazione scientifica e biomedica che si stanno affrontando in questi giorni sulla Stazione Spaziale Internazionale (Ssi) con la missione Ax-3 in cui è protagonista l’Italia.

Tanto in sostanza il messaggio ricavato dalla giornata di conoscenza che l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Aeronautica Militare hanno messo a disposizione ieri principalmente per allievi di università, istituti scolastici e scuole militari collegandosi in diretta video con la Ssi in un breve colloquio con Walter Villadei, a bordo della piattaforma orbitante dallo scorso 18 gennaio.

«La missione che incrementa la conoscenza», come è stata definita dal direttore generale di Asi Luca Salamone ma soprattutto «Grande lavoro di squadra» secondo Barbara Negri, responsabile dell’unità Volo umano e sperimentazione scientifica che così ha descritto il nuovo scenario che si sta riprospettando nella preparazione e nell’esecuzione degli esperimenti che hanno la massima visibilità quando sono a bordo della Stazione, ma che sono stati temi di una rapida e accurata preparazione per l’individuazione e l’allestimento di test che daranno presto importanti risposte ad aspetti di fisiologia umana e di patologie degenerative che con l’allungamento della vita rappresentano oggi un dramma epocale. Ma, per guardare il futuro, nei laboratori italiani si stanno compiendo passi importanti nella sperimentazione della riproduzione e dell’alimentazione, due campi di indagine che rappresentano il discrimine tra l’opportunità di colonizzazioni extraterrestri e la chiusura alle sole missioni di breve durata. Per non parlare poi dell’approfondimento agli effetti delle radiazioni cosmiche che oggi ancora costituiscono una stringente limitazione alle trasferte verso Marte, per esseri viventi e apparecchiature elettroniche.

In Asi poi sono stati presentati altri dei più significativi lavori di ricerca italiana che si stanno svolgendo in questi giorni lassù: dalla sperimentazione dell’Aeronautica Militare di un software in grado di rilevare traiettorie di oggetti esterni alla Ssi e poter agire direttamente dalla plancia di comando per evitare impatti senza necessità di ricorrere all’assistenza da Terra, ad altri test riguardanti esami comportamentali di soggetti obbligati a lunghe permanenze in ambienti ristretti: due mondi apparentemente lontani gli abitanti delle stazioni spaziali e dei sottomarini ma con una serie di caratteristiche -microgravità a parte- che ne accomunano la vita. E, non ultime, le innovazioni attraverso la sensoristica, di nuovi tessuti per le tute dei passeggeri spaziali che non solo consentiranno il monitoraggio degli organi vitali degli astronauti, ma saranno anche utili per importanti stimolazioni muscolari.

Sarà questo il futuro delle attività sperimentali dello spazio in Italia? Una risposta univoca non è semplice. Perché prima di tutto occorre dare la consapevolezza a chi mette mano ai cordoni della borsa che le attività che si svolgono a 400 km. di quota non sono una semplice vetrina per un Paese e non si limitano a un semplice sventolio di un vessillo davanti all’obiettivo di una telecamera. Che siano militari, scienziati o esperti di specifici settori, gli astronauti devono essere preparati all’esecuzione efficace degli esperimenti oltre a che essere in grado di sapersi muovere in un ambiente difficile sia per le condizioni di microgravità che per una convivenza forzata e circoscritta.

Ora, con la missione di Axiom Space, un’impresa di circa 800 dipendenti fondata nel 2016 a Houston da Michael Suffredini e Kam Ghaffarian si sta concretamente riaprendo un sipario nuovo per la Stazione, un emblema di straordinario progetto di cooperazione internazionale – forse il più grande a livello mondiale – che è riuscito a sopravvivere anche a controversie di blocchi politici e a pericolose minacce, durante le prime fasi dell’invasione russa in Ucraina, quando il direttore generale della Roscomos Dmitry Rogozin si disse pronto alla disattivazione degli elementi di propulsione che ne avrebbero causato la caduta incontrollata.

Una nuova visione dunque anche per l’Italia, che permetterà prospettive diverse con il permesso della Nasa di attracco al portello frontale del Nodo 2 ovvero il modulo Harmony, habitat dove si trovano spazi di lavoro e di permanenza per gli equipaggi che si alternano da quando l’ambiente fu installato dagli astronauti, tra cui c’era anche il nostro astronauta Paolo Nespoli, della missione Experia nel 2007.

«Esperimenti italiani» definiti da Mario Cosmo, direttore di Scienza e ricerca, che ha chiuso la giornata di approfondimento. Un orgoglio che va condiviso e apprezzato perché possono costituire uno zoccolo assai duro per spronare il nostro Paese a un’affermazione scientifica ed economica che indicatori come la l’emigrazione di giovani talenti proprio oggi non lasciano sperare niente per il futuro.

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