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Se Trump non è favorevole alla Net Neutrality

Tempi duri, in America, per la neutralità della rete: Trump non ha mai condiviso le idee di Obama in merito ed ora potrebbe proporre nuove norme per Isp e fornitori di contenuti Nelle ore successive all’elezione di Trump a 45esimo presidente Usa, c’è chi si chiede già cosa potrebbe accadere nei vari settori, da quello…

Tempi duri, in America, per la neutralità della rete: Trump non ha mai condiviso le idee di Obama in merito ed ora potrebbe proporre nuove norme per Isp e fornitori di contenuti

Nelle ore successive all’elezione di Trump a 45esimo presidente Usa, c’è chi si chiede già cosa potrebbe accadere nei vari settori, da quello economico a quello politico e a quello tecnologico. E proprio sulla tecnologia si concentra il magazine Recode, focalizzando la sua attenzione sul futuro della net neutrality. Sulla questione, infatti, il neo presidente si era già espresso, schierandosi contro la linea di Barack Obama, che vietava agli Isp di offrire servizi a pagamento per garantire trasmissioni prioritarie ai fornitori di contenuti, come Netflix.

A dirla tutta, Trump non ha espresso alcun pensiero in merito alla net neutrality in campagna elettorale (sono state poche le incursioni di pensiero in campo tecnologico), ma ha lo ha fatto in un post datato 2014, in cui il neo presidente commentava la posizione di Obama in difesa della net neutrality come “un attacco a internet” e ancora un “rovesciamento del potere”.

trump

E allora, con molta probabilità, qualcosa cambierà in questo campo. Donald Trump sarà chiamato, nei prossimi giorni, a scegliere i suoi collaboratori e a rimescolare, tra le altre cose, anche la FCC, la Federal Communications Commission (5 commissari andranno ai Republicani). Due i nomi dei possibili Presidenti: Ajit Pai, oppositore dell’attuale presidente Tom Wheeler, nominato da Obama; e Jeffrey Eisenach, che non è certo un sostenitore della net neutrality.

Trump: più controllo sul web

Modifiche sulla neutralità della rete a parte, non ci sono dubbi sul fatto che Donald Trump scelga la strada di un controllo più rigido sul web, sull’accesso e sui contenuti. In nome di una maggiore sicurezza nazionale e della lotta contro il terrorismo, per esempio, il neo presidente avrebbe intenzione, come dichiarato da lui stesso, di “chiudere alcune parti di internet per impedire ai militanti dello Stato Islamico di fare presa sui nostri giovani più impressionabili”.

Addio alla privacy?

C’è anche un’altra questione che interessa il mondo tecnologico e gli utenti: la privacy. Gli eventi degli ultimi giorni (attacco Ddos del 21 ottobre e pubblicazione di documenti privati di Hilary Clinton) hanno portato il candidato repubblicano a schierarsi in maniera decisa sul tema della cybersecurity. In nome della sicurezza nazionale, Donald Trump è pronto ad aumentare i poteri dati ai servizi segreti a costo della privacy degli utenti.

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