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Teams, Skype e Classroom? Consigli utili per il web aperto ai tempi del Coronavirus

L’intervento di Giordano Alborghetti (LibreItalia e The Document Foundation) sul web ai tempi del Coronavirus

“Teams, Skype, Gotomeeting, WebEx, il Coronavirus ci mostra che il nuovo “web” è proprietario, chiuso, non interoperabile. Standard e piattaforme Open per le videocall ne abbiamo? In Europa vogliamo iniziare da qui?”.

Vorrei partire da questo tweet di Alessandro Rodani (@alexrodani) per aprire una riflessione. Vorrei altresì aggiungere all’elenco “Classroom” di Google, dove è obbligatorio avere un account con Google, anche se mascherato da account istituzionale delle varie scuole oppure Microsoft Education, Skype, sempre di proprietà di Microsoft, oppure Cisco o IBM per le web conference. Eppure utilizzando questi programmi, noi volontariamente consegniamo i nostri dati, le nostre informazioni e quelle dei nostri figli, a loro. Quanta consapevolezza c’è in tutto questo?

La mia non è polemica – sinceramente non m’interessa – ma vorrei far comprendere come i colossi del web, da sempre interessati al proprio tornaconto economico, non certo soltanto all’educazione degli studenti, approfittino di questo momento drammatico per continuare il loro predominio. Vorrei ricordare a tutti, come già ho scritto precedentemente, che queste multinazionali utilizzano anche soldi pubblici quando sono previsti dagli accordi e poi li trasferiscono nei paradisi fiscali. C’è una bellissima iniziativa che si chiama “Pubblic Money Pubblic Code” grazie alla FSFE ovvero Free Software Foundation Europe, il loro motto è: “Perché il software creato usando i soldi delle tasse riscosse dai cittadini non è rilasciato come Software Libero? Vogliamo che la legge richieda che il software finanziato pubblicamente e sviluppato per il settore pubblico sia reso pubblicamente disponibile sotto una licenza Software Libero/Open Source. Se è denaro pubblico (public money), allora dovrebbe essere pubblico anche il codice sorgente (public code). Il codice pagato dalle persone dovrebbe essere disponibile alle persone!”.

Certo loro fanno riferimento a chi creare programmi, ma il principio non cambia, ovvero se vengono utilizzati soldi pubblici i programmi dovrebbero essere liberi. Ma quali alternative ci sono nel mondo del software libero? Volete fare una video conferenza oppure delle video lezioni?

C’è Jitsi  oppure Framatalk, oppure Wire, oppure BigBlueBotton, ma ce ne sono altri ancora. Tutti hanno in comune un aspetto importante: sono open source e non daranno a nessuno i nostri dati e non li terranno per loro, perché lo spirito e la filosofia dell’open source è il rispetto e la tutela della persona.

Abbiamo bisogno di un indirizzo di posta elettronica? Perché devo usare Gmail? Proviamo ad usare ProtonMail, un sistema di posta elettronica creato dal Cern a Ginevra. Hanno i loro server proprio in Svizzera.

Ma che cosa significa interoperabilità? Lo scoprirete nelle prossime puntate.

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