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Trump fa un regalino alla Cina togliendo le restrizioni sui software per i microchip?

In cambio dell'accesso alle terre rare, gli Stati Uniti hanno tolto le restrizioni sulla vendita di software per i microchip in Cina. Il bisogno di minerali critici spingerà Washington a smantellare la strategia di contenimento tecnologico di Pechino? Fatti, commenti e scenari

Gli Stati Uniti hanno rimosso le restrizioni sulle esportazioni in Cina di software per la progettazione di microchip. Si tratta di una buona notizia per le principali aziende del settore – cioè le americane Synopsys e Cadence e la tedesca Siemens -, che non dovranno più richiedere e ottenere una speciale licenza governativa. Ma è un’ottima notizia, naturalmente, anche per Pechino.

L’ACCORDO COMMERCIALE DI FINE GIUGNO

La rimozione delle restrizioni, infatti, è una conseguenza dell’intesa commerciale raggiunta a fine giugno, a Londra, tra gli Stati Uniti e la Cina: quest’ultima ha accettato di “sbloccare” le vendite di alcuni elementi delle terre rare dopo i controlli imposti lo scorso aprile; l’America, a sua volta, ha cancellato le sue ritorsioni, permettendo nuovamente le esportazioni di software per il chip design, di componenti per l’aviazione e di etano per la plastica.

Siemens ha fatto sapere di aver già ripristinato l’accesso completo alle sue tecnologie in Cina, mentre Synopsys e Cadence stanno riattivando i servizi.

LA CINA HA PIEGATO GLI STATI UNITI?

Attraverso le restrizioni alle vendite di terre rare – un gruppo di metalli fondamentali per le industrie della difesa, dell’automotive e dell’energia pulita, di cui la Cina controlla le fasi di estrazione, raffinazione e trasformazioni con percentuali dell’80-90 per cento del totale mondiale -, Pechino è riuscita a “piegare” gli Stati Uniti, costringendoli di fatto a eliminare alcuni controlli sulle esportazioni di semiconduttori.

Questi controlli sono uno strumento fondamentale della strategia americana nei confronti della Cina: da anni, cioè, Washington sfrutta la sua superiorità tecnologica nel settore per impedire a Pechino di accedere ai microchip avanzati e alle tecnologie necessarie per produrli, in modo da arrestarne lo sviluppo industriale e militare. Pur di garantirsi l’accesso alle terre rare, di cui non esistono fornitori alternativi in grado di rivaleggiare con i volumi cinesi, però, gli Stati Uniti hanno deciso di fare un passo indietro.

Questo tuttavia non significa che gli Stati Uniti siano pronti a rinunciare alla loro strategia di contenimento tecnologico della Cina. L’amministrazione Trump, per esempio, ha inasprito le restrizioni sulle esportazioni in Cina dei microchip di Nvidia – l’azienda più importante del settore -, estendendole anche a processori non particolarmente potenti. Le restrizioni su Nvidia, dicono dalla Casa Bianca, non sono in discussione.

REGALINO A HUAWEI?

Secondo Ryan Fedasiuk, un ex-consigliere sulla Cina del dipartimento di Stato “le vendite dei software Eda [i software per l’automazione della progettazione elettronica, ndr] erano uno dei pochi input lasciati intatti” alle possibilità di Huawei, la principale società tecnologica cinese, di arrivare a produrre microchip avanzati.

“La limitazione delle licenze Eda avrebbe inferto un colpo decisivo alle tempistiche di progettazione dei chip di nuova generazione dell’azienda e avrebbe ostacolato la sua competitività sui mercati globali”, ha spiegato Fedasiuk a Bloomberg.

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