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Smart glasses, nel 2025 le Big Tech si sfideranno dall’ottico?

Il metaverso non piace a nessuno, ma la realtà estesa potrebbe avere un mercato date le numerose applicazioni pratiche. Tante big tech (Samsung, Meta, Google) si stanno muovendo: che farà Apple?

Se il 2024 sembra aver definitivamente sancito, col flop del dispositivo di Apple, la fine dei visori (troppo grossi, ingombranti e scomodi per piacere davvero), con il 2025 un altro device indossabile potrebbe farsi largo. E questa volta funzionare davvero. Il settore ancora tutto da colonizzare è quello degli smart glasses, gli occhiali intelligenti, molto simili ai visori, ugualmente tecnologici ma senza la pretesa di portarci nel metaverso, disabitato e noioso.

CHI COMBATTE LA SFIDA PER GLI SMART GLASSES

Finora il mercato è stato presidiato – con poca convinzione – da Meta, tra le più strenue sostenitrici del metaverso e, perciò, tra le Big Tech ad aver investito fino all’ultimo nei visori. Ma col tramonto di questi ultimi la Casa dietro Facebook, Instagram, Threads e WhatsApp dovrebbe iniziare a fare sul serio con gli smart glasses sfruttando in quel comparto il know-how maturato finora.

META PUNTA SULL’ESTETICA

Come del resto dimostrano le sue recenti mosse in direzione EssilorLuxottica. La strategia di Mark Zuckerberg pare far tesoro degli errori del passato: tanto i visori erano brutti da vedere e altrettanto scomodi da indossare, essersi rivolto a un player europeo del settore permetterà a Menlo Park di procedere con la creazione di device di tendenza, sulla falsariga dei RayBan Meta.

GOOGLE E SAMSUNG METTONO GLI OCCHIALI

Ma anche altri due colossi si stanno lestamente muovendo. Secondo quanto riportato dal The Korea Economic Daily nel mercato della realtà estesa (XR) dovrebbe debuttare a breve pure Samsung col suo progetto dal nome in codice “Infinite”.

I COREANI NON CORRONO

Per la stampa, l’azienda sudcoreana dovrebbe svelare i suoi smart glasses nella prima metà del 2025, in concomitanza con il lancio della serie Galaxy S25. Secondo le fonti industriali sentite dal quotidiano economico, l’azienda pianifica di produrre tra le 20.000 e 30.000 unità nel terzo e quarto trimestre del 2025: numeri molto contenuti che potrebbero essere spia di difficoltà di produzione, alti costi del device o di un possibile riscontro assai tiepido da parte del pubblico.

Tutti fattori che insomma starebbero suggerendo a Samsung una strategia di lancio cauta. Si tratta al momento del solo progetto in grado di impensierire Meta e di scalfire un suo futuribile dominio nel settore degli smart glasses, se dovesse mai esistere un mercato capace di interessare realmente le Big Tech mondiali. Questo perché oltre a Samsung a Infinite stanno lavorando pure Google e Qualcomm.

Quest’ultima si occupa naturalmente della miniaturizzazione dei chip, opera fondamentale per occhiali leggeri che siano belli da vedere e comodi da indossare. Google invece svilupperà il software di bordo, compatibile con Android (che è poi il sistema operativo installato sui device coreani) e con Gemini a fare da assistente virtuale a chi li calcherà sul naso.

PURE APPLE NON HA FRETTA

La grande assente dalla competizione per gli smart glasses è indubbiamente Apple. Cupertino del resto deve ancora riprendersi dalla batosta del proprio Vision Pro. Per Mark Gurman di Bloomberg in questa prima fase l’azienda di Tim Cook resterà alla finestra, presentando un modello – che sarebbe comunque in via di sviluppo – solo sul finire di questa decade, tra il 2028 e il 2029. Forse anche per non sottrarre mercato ai propri visori su cui – a dispetto delle vendite – Apple pare voglia ancora perseverare.

LA PARTITA DI SNAPCHAT

Compete in un campionato a sé Snapchat che è nel settore degli smart glasses da parecchio e ha infatti da poco presentato la quinta generazione di Spectacles, i suoi occhiali per la realtà aumentata.

Si tratta appunto di un visore AR e non XR, dunque è tra le soluzioni che confidano ancora nel metaverso dato che, una volta indossati, trasportano in altri mondi.

Sono bruttarelli e strani ma, in compenso, sono i soli a essere riusciti a miniaturizzare a tal punto la tecnologia dei visori per montarla sulle più delicate fogge degli occhiali tradizionali. Con ogni probabilità se gli smart glasses prenderanno piede, Snap vorrà dire la sua.

LA CARICA DEGLI SMART GLASSES

Da Everysight a Imiki, fino a Solos AirGo V che avrà il supporto di ChatGpt, è tutto un fiorire di marchi sicuramente minori ma che hanno dalla loro già prodotti pronti all’uso, quanto meno a listino. I prezzi si aggirano tra i 400 e i 600 euro che naturalmente salgono e non poco nel caso l’utente abbia la necessità di montare ulteriori lenti per sanare eventuali difetti visivi. Non è insomma una tecnologia alla portata di tutti, ma è decisamente più a buon mercato di quella – assai più performante, certo – dei visori AR.

LE QUESTIONI GIURIDICHE LEGATE AGLI SMART GLASSES

Se gli smart glasses sfonderanno nei 12 mesi che ci attendono bisognerà iniziare a regolamentarne l’uso. Sono davvero tante le questioni giuridiche che si profilano all’orizzonte delle lenti intelligenti, a iniziare dalla privacy e dai dati raccolti.

Temi, è noto, ai quali il legislatore comunitario è a dir poco sensibile. In alcune occasioni e in taluni palazzi potrebbero essere vietati (qui in Italia abbiamo avuto un assaggio di ciò che potrebbe accadere assistendo alla sciapa telenovela estiva tra Boccia e l’ex ministro Sangiuliano) come pure in determinate circostanze (banalmente, durante gli esami all’università e i concorsi pubblici).

Ma oltre al problema della sicurezza dei dati c’è quello dell’incolumità delle persone: bisognerà capire se mettere in strada migliaia di persone assorte a leggere ciò che appare sulle loro lenti non crei un esercito di pedoni disattenti e guidatori altrettanto distratti rispetto a ciò che accade davanti ai loro occhi, al di là di icone virtuali e mail proiettate a pochi centimetri dal naso.

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