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Tim Psn

Polo Strategico Nazionale in Cloud. Tutto ok rispetto alla penetrazione cinese?

L’intervento di Marco Mayer, docente al Master in Cybersecurity della Luiss ed ex-consigliere del ministro dell’Interno per la Cybersicurezza

 

La gara per il Polo Strategico Nazionale (Psn) è giunta quasi al termine. La cordata capitanata da Fastweb ha un vantaggio economico rispetto a quella di TIm. È importante accendere i riflettori su cosa accadrà nelle prossime settimane.

La realizzazione del Polo Strategico è forse il progetto più politicamente sensibile del Pnrr perché (al di là dei 4,4 miliardi della base d’asta) ha molteplici implicazioni relative alle libertà democratiche e alla sicurezza nazionale. Deve infatti  garantire la resilienza cibernetica di molteplici strutture fondamentali dello Stato (sanità compresa).

L’importante è non ripetere gli errori compiuti negli anni scorsi dal Mise e dalla Consip con le frequenze per il 5G. In quel caso il vantaggio economico per lo Stato ha rappresentato l’unico vero criterio di selezione con notevoli (e ormai largamente noti) vantaggi per la penetrazione di aziende cinesi in Italia. La miopia degli ultimi 5 anni è stata guardare solo alla cassa non considerando il 5G un asset strategico di primaria importanza.

Anche nel caso del progetto Psn finanziato dal Pnrr gli operatori telefonici coinvolti sono prevalentemente stranieri. Fastweb è svizzero (appartiene al gruppo elvetico Swisscom) e Tim ha come maggiore azionista la francese Vivendi.

Per inciso (come è anche emerso nella recente missione del Copasir negli Usa) una delle ragioni che rende difficile la partecipazione italiana (ma anche tedesca) ai 5 Eyes è la mancanza di black list con l’elenco preciso di aziende cinesi e russe preventivamente da escludere come avviene nei paesi anglosassoni. Nel nostro caso una black list servirebbe per valutare preventivamente le supply chain delle galassie di Fastweb, Swisscom e Vivendi per metterla confronto con chi sono i loro fornitori e subfornitori. È noto come in passato vendor come Huwaei e ZTE siano stati coinvolti dai due contendenti.

Sarebbe bene che anche in funzione del Golden Power la nostra intelligence economica fornisse al Governo una mappa dettagliata e aggiornata degli intrecci commerciali, tecnologici e finanziari delle aziende coinvolte allo scopo di individuare preventivamente il potenziale coinvolgimento di aziende di regimi autoritari, Cina e Russia in primis.

Sotto questo profilo la nuova normativa sul Golden Power affida alla GdF nuovi poteri di controllo che con i suoi esperti nelle sedi diplomatiche italiane può contribuire a tutelare gli interessi nazionali nel comparto digitale/finanziario in numerosi paesi del mondo.

L’auspicio è che nel nostro paese i miliardi del Pnrr non aumentino ulteriormente l’influenza della Cina (o di suoi cavalli di Troia) nel campo delle telecomunicazioni e delle tecnologie digitali. Stiamo vivendo il dramma della dipendenza energetica dalla Russia. Errare humanum est autem persevare diabolicum.

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