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robot aspirapolvere

Se l’hacker prende il controllo del robot aspirapolvere di casa…

Tamtam mediatico inatteso, negli Usa, per una vicenda che ha riguardato l'hackeraggio di alcuni robot aspirapolvere dotati di telecamere e microfoni. La questione rischia di avere risvolti inattesi, tra profili di sicurezza reali e frizioni commerciali geopolitiche ingigantite dalle presidenziali americane

A leggere quanto riportato dalla stampa americana scappa inevitabilmente un sorriso, ma in realtà il tema è serio e dovrebbe spingere tutti noi che attendiamo con ansia le offerte del Black Friday per aggiornare il parco device ed elettrodomestici assortiti, a una maggiore cautela sugli oggetti connessi che introduciamo in casa. Negli Usa infatti è accaduto che a essere hackerato fosse il robot aspirapolvere usato per le pulizie domestiche. Non il PC, il conto in banca o la serratura digitale. Proprio l’aggeggino che trotterella qua e là aspirando o spargendo lo sporco. E si è scoperto così che anche l’elettrodomestico più banale può fungere da backdoor per i malintenzionati. Ma andiamo con ordine.

PERCHE’ PROPRIO IL ROBOT ASPIRAPOLVERE?

I media riferiscono di più casi nei quali i malintenzionati sono riusciti a prendere il controllo di diversi robot aspirapolvere Ecovacs Deebot X2s, modello peraltro tutt’altro che economico. La stessa azienda in passato, riferiscono sempre le testate americane, aveva ammesso vulnerabilità che nel mentre sarebbero dovute esser sanate (anche se, come si vedrà, alcune testate dicono il contrario).

Sempre il produttore in questione sulla responsabilità per gli ultimi fatti nicchia, negando di aver subito violazioni ai propri sistemi interni ma al contempo ammettendo i fatti dato che ha spiccato diverse mail per avvisare alcuni utenti della compromissione dei loro account e delle loro password.

COLPA DEI PROPRIETARI?

In pratica il produttore (la stampa statunitense non manca di sottolinearne la provenienza: cinese) sostiene che i suoi sistemi di sicurezza siano integri mentre la falla sarebbe a valle, ovvero nella scarsa cura per la scelta delle password, magari annotate su foglietti lasciati in giro, alla vista degli estranei.

L’ECO INATTESA

Ma perché tanto trambusto per un pugno di hacker che si è introdotto nei robot aspirapolvere? La notizia in realtà ha avuto una eco inattesa negli States e, in piena corsa di Kamala Harris e Donald Trump per la Casa Bianca, alcuni osservatori si aspettano possa avere persino ripercussioni commerciali e geopolitiche se si considera che gli States vogliono vietare l’ingresso alle automobili smart cinesi perché potrebbero rappresentare problemi alla sicurezza nazionale in quanto dotate di microfoni e telecamere.

COSA È ACCADUTO

Più o meno la stessa dotazione installata sui robot aspirapolvere più recenti, che hanno infatti comode videocamere per mostrare all’utente quali ostacoli ha trovato sul proprio cammino. I fatti in sé sembrano piuttosto lievi: gli hacker non avevano intenzioni serie e si sono limitati a sfruttare i microfoni installati sul servizievole device che spazza casa per proferire insulti agli ignari occupanti, che solo in quel momento, di fronte alla rivolta del robot domestico, hanno capito che ci fosse qualcosa che non andava.

COSA SI PAVENTA POSSA ACCADERE

Il tamtam mediatico che ne è sorto, però, è il reale profilo inatteso del fatto. L’Abc in particolare segue da vicino il tema e aveva già dimostrato che questi robot aspirapolvere fossero particolarmente vulnerabili chiedendo all’inizio di ottobre a un hacker di prenderne il controllo per documentare l’accessibilità al sistema.

Diverse testate hanno ripreso la notizia interpellando esperti che hanno iniziato a martellare l’utenza americana: tutti concordano sul fatto che i dispositivi più innocenti rischiano di essere quelli più letali per la sicurezza di casa nostra. E tutti dicono che, se ci si affida a dispositivi connessi, bisogna poi aver cura di controllare che siano tutti a prova di intrusione, altrimenti sarebbe come chiudere la porta blindata lasciando sul retro una finestra aperta.

Al netto delle questioni geopolitiche, viene sottolineato dai tecnici che non solo c’è il rischio che chi si intrufola in un dispositivo connesso possa poi arrivare agli altri device inoculando virus e malware di vario tipo, ma soprattutto che, a seconda della strumentazione dell’apparecchio preso di mira, c’è il pericolo che al malintenzionato di turno venga concesso di avere un comodo accesso a uno spioncino in grado di rivelargli quanto accade tra le mura di casa.

LE ORECCHIE INDISCRETE DELLA SERVITU’ 2.0

I microfoni e le telecamere di taluni dispositivi possono infatti rivelarsi armi a doppio taglio per l’utenza perbene. Per questo, oltre ai robot aspirapolvere, sono già attenzionati anche i baby monitor. E tutti ora si chiedono: chi sta ad orecchiare?

Guardando film e serie in costume viene spesso fuori che la servitù è sempre stata incline al pettegolezzo. Elemento a quanto pare ereditato anche dai nuovi dispositivi smart che puliscono le case del terzo millennio.

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