Da Bruxelles – più precisamente dalla Data Protection Commission (Dpc) irlandese che agisce per conto della Ue – è stata elevata una nuova multa nei confronti di Meta (la società Usa di Mark Zuckerberg che detiene Facebook, Instagram e WhatsApp) con l’accusa non aver tutelato in maniera adeguata le password dei suoi utenti. L’importo è di 91 milioni di euro. È la quinta sanzione europea a tema privacy che colpisce la Big Tech di Menlo Park.
LA NUOVA SANZIONE UE A META
Si tratta, come riassunto dalla Dpc irlandese, della tappa finale di indagini cominciate nell’aprile del 2019, quando Meta aveva avvisato l’autorità del Vecchio continente di essersi accorda con ritardo di aver inavvertitamente conservato le password dei propri iscritti in sistemi interni privi di crittografia come previsto dal Regolamento generale dell’Unione Europea sulla protezione dei dati (GDPR), la legge europea a tutela dei dati personali che, all’epoca dei fatti, era in vigore tra i Ventisette da 13 mesi.
LA LINEA DIFENSIVA DELLA BIG TECH
Meta da parte sua aveva replicato alla Ue che benché taluni dati fossero stati “archiviati in un formato leggibile” si era comunque trattato di una svista “temporanea” e aveva assicurato di aver preso “misure immediate” per risolvere il problema, sottolineando che non esistano prove che queste password siano state usate o consultate in modo improprio.
LE SAZIONI DELLA UE SPAVENTANO META?
Considerato l’alto numero di sanzioni elevate dalla Ue nei confronti di Meta, è normale chiedersi se la portata delle stesse rappresenti un serio deterrente per la Big Tech statunitense i cui bilanci grazie all’Adv (strettamente connessa al monitoraggio dei dati dei propri utenti per inserzioni ad hoc) continuano a galoppare.
Menlo Park ha infatti registrato un utile netto di 13,5 miliardi di dollari nel secondo trimestre del 2024, con un fatturato di 39 miliardi di dollari, in crescita del 22%. Cifre che rendono sanzioni da 90 milioni di euro ben poca cosa rispetto agli introiti annuali.
Nel maggio del 2023 sempre la Data Protection Commission aveva condannato Meta al pagamento a favore della Ue di una maxi multa da 1,2 miliardi di euro in relazione al trasferimento di dati personali degli utenti europei negli Stati Uniti. Tornando ancora più indietro nel tempo, l’importo della terzultima contravvenzione era stato di 390 milioni.