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Ecco perché Samsung sceglie il Texas per la sua fabbrica di microchip

Samsung costruirà una fabbrica di microchip da 17 miliardi a Taylor, in Texas. Il sito è stato scelto per i generosi incentivi statali, con sconti sulle tasse di proprietà per il 90 per cento. Tutti i dettagli

 

Il Wall Street Journal ha scritto che la società di elettronica sudcoreana Samsung Electronics ha intenzione di costruire una fabbrica di microchip da circa 17 miliardi di dollari in Texas. L’impianto sorgerà nella città di Taylor, non lontana da Austin, e potrebbe creare 1800 posti di lavoro.

LA SCELTA DEL SITO

Samsung Electronics – il più grande produttore al mondo di chip di memoria – stava valutando siti in Arizona e a New York per la sua nuova fabbrica negli Stati Uniti. La scelta alla fine è caduta sulla contea di Williamson, nei pressi di Taylor, per una questione di incentivi offerti dalle autorità politiche locali: lo hanno rivelato fonti a Reuters. Vale a dire sconti sulle tasse di proprietà per oltre il 90 per cento per dieci anni.

COSA SI PRODURRÀ

Samsung già possiede una fabbrica di chip in Texas, ad Austin. Quella di Taylor sarà più grande e dedicata alla manifattura di chip avanzati, che verranno poi utilizzati sui dispositivi mobili (smartphone, tablet…) e sui veicoli a guida autonoma. Proprio quello automobilistico – non solo negli Stati Uniti – è uno dei settori più colpiti dalla carenza di semiconduttori che prosegue ormai da molti mesi. Non è insolito allora se due importanti case americane, Ford e General Motors, abbiano intenzione di entrare nel campo dei microchip.

IL VALORE STRATEGICO DEI CHIP

La manifattura di semiconduttori è considerata strategica dall’amministrazione americana di Joe Biden: si tratta di componenti cruciali per tutte quelle industrie che si svilupperanno con le transizioni ecologica e digitale.

Il possesso di capacità di produzione di chip avanzati in patria è pertanto considerato dagli Stati Uniti una priorità, alla luce della competizione economica-politica con la Cina. Washington, allora, sta cercando di ostacolare i progressi di Pechino sui chip. Ad esempio, ha imposto restrizioni più severe al commercio di software, apparecchiature o tecnologie varie utilizzate per produrre chip. E sta anche spendendo molto – oltre 50 miliardi di dollari – nelle capacità di output domestiche per mantenere e rafforzare il vantaggio competitivo americano.

Oltre a Samsung, a voler espandere le capacità produttive sul suolo statunitense – attirate dagli aiuti pubblici – sono la taiwanese TSMC e l’americana Intel, che tradizionalmente si occupava di progettazione di chip ma non della loro fabbricazione.

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