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Samsung

Samsung, ancora guai. Ritira anche le lavatrici

Dopo il ritiro del Galaxy Note 7, Samsung fa i conti con il ritiro di tre milioni di lavatrici negli Stati Uniti. I guai sembrano non finire Ancora guai per l’azienda tecnologica coreana. Dopo la notizia di alcune esplosioni di lavatrici a carico dall’alto e dopo le opportune verifiche, Samsung è costretta al richiamo negli…

Dopo il ritiro del Galaxy Note 7, Samsung fa i conti con il ritiro di tre milioni di lavatrici negli Stati Uniti. I guai sembrano non finire

Ancora guai per l’azienda tecnologica coreana. Dopo la notizia di alcune esplosioni di lavatrici a carico dall’alto e dopo le opportune verifiche, Samsung è costretta al richiamo negli Stati Uniti di quasi tre milioni di lavatrici. Non si tratta certo di una bella notizia e la cosa danneggerà ancor di più l’immagine dell’azienda, messa a repentaglio nelle scorse settimane dal ritiro del Galaxy Note 7.

Secondo quanto riferisce la Commissione per la sicurezza del prodotto al consumatore, il richiamo riguarda le lavatrici che si caricano dall’alto, il cui coperchio può staccarsi durante la centrifuga per eccesso di vibrazioni, causando in questo modo ‘lesioni d’impatto’.

Fino ad oggi, Samsung, ha già ricevuto, secondo alcune fonti stampa americane, oltre 700 denunce per ‘vibrazioni eccessive’ e distacco dallo chassis della macchina. Al momento nove persone hanno riportato lesioni.

I problemi di Samsung e la mancanza di leadership

samsungI problemi di Samsung mettono in evidenza il fatto che il team abbia mancato di una leadership. Sono più di due anni, infatti, che  Lee Kun-Hee, patriarca e Presidente di Samsung, non è al comando dell’azienda per problemi di salute. Il figlio Jay Y. Lee, erede apparente, non ha preso ancora il posto del padre, perchè Lee è ancora vivo (e nella cultura coreana non sarebbe giusto).

Solo qualche giorno fa, per provare a superare la crisi, ha fatto entrare nel board  il vice presidente Lee Jae-yong. Ora a lui spetteranno le decisioni più importanti. Per ora, però, il risultato è che nessuno sembra avere il tipo di autorità che, per esempio, Tim Cook esercita alla Apple, assumendosi responsabilità e fornendo soluzioni.

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