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Russiagate, da Facebook a Twitter: social utilizzati per manipolare le elezioni Usa

Anche Twitter avrebbe contribuito a manipolare i risultati delle elezioni Usa con 1823 tweet   Il Russiagate si fa sempre più complicato e sul banco degli imputati arriva anche Twitter. Dopo facebbok, anche il social di microblogging deve riferire su presunte attività di “interferenza” da parte della Russia nelle elezioni americane presidenziali. Attraverso Twitter la…

Anche Twitter avrebbe contribuito a manipolare i risultati delle elezioni Usa con 1823 tweet

 

Il Russiagate si fa sempre più complicato e sul banco degli imputati arriva anche Twitter. Dopo facebbok, anche il social di microblogging deve riferire su presunte attività di “interferenza” da parte della Russia nelle elezioni americane presidenziali. Attraverso Twitter la tv Russia Today, avrebbe speso $ 274.000 in pubblicità sul social. Il sospetto è che la tv russa volesse influenzare le elezioni vinte da Donald Trump.

Russia Today è infatti un canale tv legato al Cremlino e l’accusa è quella di aver speso questa cifra per manipolare le elezioni con 1823 tweet.
Colin Crowel, vicepresidente di twitter si è incontrato nei scorsi giorni con lo staff delle due commissioni di Senato e Camera fornendo tutte le informazioni di cui era conoscenza.

La difesa di Twitter

twitterIn in una nota l’azienda sostiene “di rispettare profondamente l’integrità del processo elettorale, pietra miliare di tutte democrazie, continueremo a rafforzare la piattaforma contro i tentativi di manipolazione”.

La società ha infatti annunciato di aver sospeso 200 account legati ad identità russe di cui tre gestiti dalla tv RT.

Facebook

Anche Facebook nei giorni scorsi aveva consegnato ai responsabili dell’inchiesta tutte le informazioni sugli spazi pubblicitari acquistati dei russi durante le elezioni USA.

“Crediamo che sia di importanza vitale che autorità di governo abbiano tutte le informazioni necessarie per far sapere ciò che accade durante le elezioni del 2016” . Così recita il comunicato di Mark Zuckerberg “sono profondamente legato al processo democratico e desidero proteggere l’integrità. La la missioni di facebook È dare una voce al popolo E avvicinare i cittadini delle loro. Questi sono valori democratici e ne siamo fieri. Non voglio che qualcuno usi questi strumenti per sabotare la democrazia”.
Si parla di di più the 3000 inserzioni di pubblicità propaganda, acquistate da 470 clienti russi.

Google

Anche Google ha avviato un’indagine interna per verificare se entità legate alla Russia hanno usato i suoi spazi pubblicitari o i suoi servizi per cercare di manipolare gli elettori durante la campagna del 2016. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, sottolineando che Google è anche in contatto con le commissioni del Congresso che indagano sul Russiagate.

googleInfatti la volontà delle aziende è quella di collaborare con gli investigatori per fare finalmente chiarezza sulla vicenda. Secondo alcune fonti Facebook Twitter e Alphabet sono stati invitati a comparire per il 1 novembre al congresso degli Stati Uniti.
Si cerca di avere “una migliore comprensione di come la Russia abbia usato strumenti e piattaforme online per seminare discordia e influenzare le nostre elezioni”, hanno dichiarato gli investigatori.

Gli inizi della vicenda

Da parte di Donald Trump c’è stata solamente un’ammissione di aver condiviso con il ministro degli esteri russo Lavrov informazioni riservate relative al terrorismo. Ma i dubbi di un legame con la Russia partono dall’inizio della campagna elettorale.

Nel marzo del 2016 Trump nominò Paul Manafort manager della sua campagna elettorale con il suo consulente, Carter Page. Entrambi sembrerebbero molto vicini al Cremlino.

Ad agosto dello stesso anno Paul Manafort viene accusato di aver ricevuto dei finanziamenti dalla Russia che lo costringono alle dimissioni. Pochi giorni prima del voto alcuni hacker russi pubblicano delle e-mail di Hillary Clinton, avversaria di Trump per la presidenza. Dopo aver vinto le elezioni, Trump conferma al vertice dell’Fbi il repubblicano James Comey e come consigliere della sicurezza nazionale Michael Flynn, ex generale dell’esercito. Quest’ultimo Durante un colloquio con il vicepresidente Mike Pence, non rivela di aver incontrato l’ambasciatore russo Sergey Kslyak, con cui aveva parlato delle sanzioni inflitte a Mosca.

trumpQuesta omissione dà il via alle indagini dell’FBI , oltre a costare le dimissioni all’ex generale dell’esercito. Donald Trump decide di licenziare James Comey, che con Fbi stava proprio indagando sui primi elementi del Russiagate.

Da quel momento c’è stata un’escalation di notizie che confermerebbero l’ingerenza della Russia nelle Elezioni americane.

Il Presidente Trump lo scorso febbraio avrebbe chiesto a James Comey in un incontro privato di insabbiare il Russiagate e di far cadere le accuse su Flynn

Come la testimonianza dell’ex capo dell’FBI, che durante l’audizione al Senato ha dichiarato che non ci sono dubbi sul fatto che la Russia abbia interferito.
Trump rischia l’impeachment e la Clinton potrebbe decidere di contestare la vittoria delle presidenziali del 2016.

 

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