skip to Main Content

Robot

Robot umanoidi in corsia per fronteggiare Covid-19

Pepper è il primo “social robot” ma soprattutto è l’unico “operatore sanitario” a vantare la “patente di immunità”. L’articolo di Roberta Belcastro

Sembrava di essere sul set di un film di fantascienza all’ospedale Santa Caterina Novella di Galatina in provincia di Lecce diretto da Giuseppe De Maria durante la presentazione di Pepper, un robot umanoide, donato al nosocomio dal Comitato “#unitisivince”, che sta per raggiungere la stessa notorietà dei droidi della fortunatissima saga di “Guerre Stellari” ideata da George Lucas, diventati delle vere stelle del cinema. Ma differentemente da questi ultimi, Pepper non ripara o guida navi spaziali (almeno non ancora). La “missione” di Pepper è quella di “salvare il mondo” da un nemico subdolo e invisibile: il SARS-CoV-2. Per fare questo ha “indossato” un camice bianco per affiancare medici, infermieri e operatori sanitari impegnati per fronteggiare l’epidemia da covid 19 nel reparto di malattie infettive diretto da Paolo Tundo.

Alto circa 120 cm, Pepper è il primo “social robot” al mondo in grado di leggere le emozioni e interagire con l’uomo. Ma soprattutto è l’unico “operatore sanitario” a vantare la tanto anelata “patente di immunità”. Dotato di connettività Wi.fi., tablet integrato sul petto, microfoni, altoparlanti e telecamere, può essere controllato da remoto da un operatore che si trova in una “stazione di controllo” sicura. Attraverso un ipad il medico può guidare il robot dalla corsia sino al letto del paziente per registrare i dati da dispositivi medici. Consente pertanto ai sanitari il monitoraggio e la comunicazione a distanza con i pazienti ricoverati producendo dei notevoli vantaggi: ridurre le esposizioni dei sanitari al rischio biologico, ridurre il consumo (e quindi i costi per la sanità) di DPI (dispositivi di protezione individuale) e i relativi tempi di vestizione e svestizione ottimizzando il tempo da dedicare ai malati aumentandone la qualità. Inoltre, la sua “umanità riflessa” permette anche l’espressione di emozioni e sentimenti da parte dei pazienti che possono interagire da remoto con lo psicologo che non dovrà indossare la mascherina, potenziale ostacolo per la comunicazione empatica, facilitando quindi anche il supporto psicologico. Consente altresì contatti in videoconferenza con i parenti dei malati riducendo il rischio del contagio. Un esempio di “buona sanità” che dimostra quanto sia fondamentale un approccio multidisciplinare alla salute, soprattutto durante un’epidemia, che può essere garantito soltanto quando l’innovazione tecnologica incontra l’intuizione e la competenza di chi siede nella “stanza dei bottoni” e che si traduce inevitabilmente in investimenti vincenti che aprono le porte al futuro.

Il “cuore” di Pepper, il software Robomate, è tutto siciliano ed è stato programmato da due fuoriclasse dell’informatica e della Health Robotics, Daniele e Marco Lombardo, due fratelli che nel 2012 hanno fondato una startup innovativa con sede a Catania, Behaviour Labs, che da anni è impegnata nello studio delle potenziali applicazioni cliniche dei robot soprattutto per ciò che concerne la riabilitazione dei pazienti con Alzheimer e demenza senile e l’abilitazione di bambini e ragazzi con disturbi del neuro sviluppo come quello dello Spettro dell’Autismo (ASD). Una clinical rewiew (Joshua J. Et al., 2012) ha messo in evidenza che la maggior parte degli studi, pubblicati prevalentemente su riviste di robotica, si è focalizzata essenzialmente sullo sviluppo della tecnologia piuttosto che sulla sua applicazione clinica. Queste ricerche sono esplorative e presentano limitazioni metodologiche.

Grazie alla collaborazione con l’Istituto Europeo per lo Studio del Comportamento Umano (IESCUM), la startup catanese ha sviluppato una tecnologia al servizio dei più fragili, “costruendo” i comportamenti intelligenti del robot seguendo i principi di base della Scienza del Comportamento (Skinner, 1938; 1953) partendo quindi da una“analisi operante” dell’efficacia delle terapie robot mediate. Il Centro Autismo dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Catania diretto da Renato Scifo è stato il primo ente ospedaliero a sperimentare il software Robomate per potenziare gli interventi per l’autismo producendo risultati molto incoraggianti. Com’è noto, i bambini con disturbo dello Spettro dell’Autismo manifestano interessi ristretti e stereotipati. Occorrono stimoli (rinforzatori) competitivi per poterli motivare abbastanza da potergli insegnare qualcosa. La fuga dalle istruzioni da parte dell’adulto rappresenta la seconda causa (funzione) dei comportamenti problema (Love et al., 2009). La non collaborazione è una barriera significativa per l’insegnamento e quindi per l’apprendimento e costituisce un predittore della gravità del disturbo.

Il robot è un catalizzatore dell’attenzione esattamente perché riesce ad aumentare la motivazione dei bambini. Il software inoltre permette di individualizzare il programma di insegnamento e garantisce una presa dati più precisa sull’andamento dell’intervento.

Considerato che la nostra specie costituisce al momento una “vasta prateria di recettori” per questo nuovo coronavirus ancora in circolazione, almeno fino a quando la scienza non produrrà un vaccino sicuro, efficace e disponibile per tutti, il supporto dei robot e dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario (e non solo) rappresenta sicuramente una grande opportunità nei confronti della quale non possiamo rimanere indifferenti. Per questa epidemia ma anche per quelle che verranno. Perché ciò che abbiamo imparato da questa emergenza è che i virus esistono, non aspettano e dobbiamo essere preparati.

Back To Top