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Retelit, la guerra col governo e la sfida di Mincione

Fatti, ricostruzioni, approfondimenti e scenari su Retelit Guerra legale fra Retelit e governo che si affianca alla disfida finanziaria tra azionisti di maggioranza e socio di minoranza (Mincione) sempre scalpitante. Ecco le ultime novità. CHE COSA HA DECISO IL CDA DI RETELIT Il consiglio di amministrazione di Retelit ieri ha deliberato di “dare mandato ai…

Guerra legale fra Retelit e governo che si affianca alla disfida finanziaria tra azionisti di maggioranza e socio di minoranza (Mincione) sempre scalpitante.

Ecco le ultime novità.

CHE COSA HA DECISO IL CDA DI RETELIT

Il consiglio di amministrazione di Retelit ieri ha deliberato di “dare mandato ai propri legali di impugnare nelle competenti sedi giurisdizionali il provvedimento dello scorso 7 giugno 2018 con il quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri – a seguito della notifica effettuata in via meramente prudenziale e cautelativa dalla Società successivamente all’assemblea ordinaria degli azionisti tenutasi 27 aprile – ha esercitato i poteri speciali previsti dall’articolo 2 del c.d. Decreto Golden Power”. La società conferma, inoltre, quanto già reso noto al mercato con il proprio comunicato dell’8 giugno e cioè che l’adozione del provvedimento non comporta in ogni caso per il Gruppo Retelit costi o investimenti sulla rete ulteriori rispetto a quelli già programmati nell’esercizio della propria attività, né mutamenti o restrizioni della strategia operativa e commerciale delineata nel piano industriale del Gruppo.

COSA FA LA SOCIETÀ

L’infrastruttura in fibra ottica di Retelit al 31 marzo 2018 si sviluppa per circa 12.500 chilometri (equivalente di circa 231.000 km di cavi in fibra ottica), di cui 68.000 km situati in MAN) e collega 9 Reti Metropolitane e 15 Data Center in Italia, inclusa la Cable Landing Station di Bari. Con circa 3.583 siti On-Net, di cui 2.371 siti cliente, 710 torri di telecomunicazione, 447 cabinets e 40 Data Center raggiunti, la rete di Retelit si estende, inoltre, anche oltre i confini nazionali con collegamenti ai maggiori PoP europei, inclusi Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi.

CHE COSA È SUCCESSO NELL’ASSEMBLEA DI RETELIT

Nell’assemblea del 27 aprile è stato nominato il nuovo cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione presente nell’azionariato anche di Banca Carige), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm). In sostanza, l’assemblea non capisce il motivo di cambiare il management che porta in dote il primo dividendo della storia della società: la lista della continuità ottiene il consenso del 42% del capitale, la cordata sfidante si ferma al 24%.

LA DECISIONE DEL GOVERNO CONTE

Il nuovo governo M5S-Lega guidato da Giuseppe Conte ha deciso di esercitare la golden power su Retelit, come ha deciso la scorsa settimana il consiglio dei ministri. Infatti l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società nel settore delle comunicazioni”.

I DETTAGLI DELLA DECISIONE DEL GOVERNO

Il 7 giugno, col nuovo inquilino di Palazzo Chigi in volo per il G7, la Presidenza del consiglio emana il decreto che applica a Retelit il golden power, dichiarandone strategiche le attività. Ma attiva l’articolo 2 della legge (non l’articolo 1 su difesa e sicurezza nazionale) che prescrive adempimenti ai quali la società dice già di non sottrarsi. Siccome – secondo le indiscrezioni di mercato – i legali di Mincione studiano tra le pieghe del decreto come riaprire la partita, il cda Retelit – come detto – ieri ha deciso comunque di ricorrere per via legale.

LA POSIZIONE DOPPIA DELL’AVVOCATO E PREMIER CONTE

Va anche ricordato che – come ricostruito nei giorni scorsi da Radiocor – proprio il premier Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere di parte (e non pro veritate) per la Fiber 4.0 sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power. Ma il presidente del Consiglio Conte con la golden power ha preso una decisione diversa dalla posizione assunta dall’avvocato Conte.

LO STATO DELL’ARTE

Quali erano e quali sono dunque le mire del finanziere? Mincione, in altri termini, ha provato invano a fermare il voto agitando lo spettro del golden power per congelare i libici e sventolando i pareri legali di Gianni-Origoni e di Giuseppe Conte, che ancora nessuno immaginava sarebbe diventato il futuro premier. Il nuovo cda – con i libici e Ferrari – conferma Pardi e Protto e per precauzione notifica il “cambio di governance” a chi di dovere.

SCENARI E PROSPETTIVE SECONDO IL SOLE 24 ORE

Scrive oggi il Sole 24 Ore in un articolo di approfondimento a cura di Antonella Olivieri: “Nel frattempo il titolo è sceso sotto 1,7, Fiber 4.0 ha in carico la quota a 1,75 euro, finanziata almeno in parte a debito secondo il tam tam di Borsa. A fine anno scade un’opzione per rilevare un ulteriore 3,5%. Intanto però a settembre potrebbe aprirsi il data room di BT Italia, che la cordata Mincione aveva messo nel mirino, tant’è che all’inizio al posto di Talotta aveva pensato a Corrado Sciolla, l’presidente per le attività europee dell’operatore britannico. Pure Retelit è interessata, ma l’ad Protto pensa anche a come sviluppare il business, ipotizzando una collaborazione con Sparkle (al cui timone è tornato Riccardo Delleani) per servizi da offrire in comune alle aziende, laddove affiora il cavo sottomarino, e diventare così competitivi con le aree del Mediterraneo – vedi Marsiglia – che si sono già attrezzate. L’idea insomma è di costruire il “terminal” intorno alla pista di atterraggio. In campo anche Irideos, il polo dei servizi corporate di F2i, che a BT Italia guarda, a Retelit non più perchè un’Opa sarebbe troppo onerosa. Domani, chissà, se ci sarà la società della rete, magari anche piccola e grande Telecom potrebbero finire sotto lo stesso tetto. Ma è una prospettiva di anni e a Retelit, nel frattempo, potrebbe ancora succedere di tutto”.

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