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Regioni, ecco la strana mappa dei tamponi. Report

L’analisi della fondazione Gimbe sul periodo post-lockdown con valutazione delle regioni più a rischio (Lombardia, Piemonte e Liguria) per le riaperture, in relazione a incidenza di nuovi casi, tamponi diagnostici effettuati e non solo

 

Mancano solo pochi giorni al 3 giugno, data in cui secondo il decreto 33/2020, saranno nuovamente autorizzati i movimenti di persone tra le regioni. Spostamenti, però, che potrebbero essere soggetti a regole o a limitazioni: i dubbi sono tanti (come gli scontri all’interno del Governo e non solo).

Unica certezza, in questo momento, è che in alcune regioni i contagi (seppur con numeri ridotti) continuano a crescere. Per la fondazione Gimbe le regioni che non sono pronte alla riapertura sono Lombardia, Piemonte e Liguria, ma anche altre regioni potrebbero essere a rischio.

Tutti i dettagli.

CONTAGI IN CRESCITA

A partire dal 4 maggio, giorno in cui il governo ha dato via alla fase 2 dell’Italia, la media nazionale dei tamponi positivi è del 2,4%, con sole 5 regioni che ad oggi superano questa percentuale. La prima è la Lombardia, con il 6%. Segue, con soli 0,2 punti percentuali in meno, la Liguria.

Qualche punto percentuale in meno segnano: Piemonte (3,8%) Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%).

tamponiINCIDENZA SU 100.000 ABITANTI

Come queste percentuali si traducono in numeri? In Lombardia, la regione più colpita, ci sono 96 soggetti positivi ogni 100.000 abitanti. In Liguria ce ne sono 76 ed in Piemonte 63. In Emilia Romagna ci sono 33 soggetti positivi ogni 100.000 abitanti (i numeri riflettono riflettono le riaperture del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio che potranno essere valutate nel periodo 1-14 giugno).

TAMPONI: STRATEGIA DIVERSIFICATA PER REGIONI

Numeri, però, relativi e (forse) sottostimati. Sì, perché, come già scritto in questo articolo di Start Magazine, manca una strategia nazionale che possa definire regole e quindi criteri uguali su tutto il territorio.

QUANTI TAMPONI SI FANNO?

In Italia, infatti, si fanno in media 1.343 tamponi per ogni 100.000 abitanti. A superare di gran lunga la media e quindi ad affidarsi alla logica dei tamponi a tappeto sono Valle d’Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038).

Un numero più alto di tamponi rispetto alla media viene ancora effettuato in Piemonte (1.675) e in Lombardia (1.608).

IL CASO EMILIA ROMAGNA

E il numero di tamponi effettuati dalle regioni potrebbe fare la differenza nel riscontro dei positivi. I 33 soggetti su 100.000 abitanti dell’Emilia Romagna potrebbero essere sottostimati, dal momento che la Regione effettua 1.202 per 100.000 abitanti, un numero inferiore alla media nazionale.

RIAPERTURE: QUALI SCENARI?

Tra numeri e criteri diversificati, dunque, cosa dobbiamo aspettarci dal 3 giugno? “Il governo – commenta Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe – a seguito delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico si troverà di fronte a tre possibili scenari: il primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l’eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio; il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle 3 Regioni più a rischio, con l’opzione di consentire la mobilità tra di esse; il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore”.

“In questa difficile decisione – conclude Cartabellotta – occorre accantonare ogni forma di egoismo regionalistico perché la riapertura della mobilità deve avvenire con un livello di rischio accettabile e in piena sintonia tra le Regioni. Una decisione sotto il segno dell’unità nazionale darebbe al Paese un segnale molto più rassicurante di una riapertura differenziata, guidata più da inevitabili compromessi politici che dalla solidarietà tra le Regioni, oggi più che mai necessaria per superare l’inaccettabile frammentazione del diritto costituzionale alla tutela della salute”.

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