La nuova chiamata alle armi voluta da Vladimir Putin non riguarda solo gli ulteriori 150mila coscritti che lo zar intende spedire sul fronte ucraino. Riguarda anche ingegneri, sviluppatori e industriali russi che hanno tempo fino al 15 di giugno per presentare un business plan solido e credibile per lo sviluppo di una industria videoludica “from Russia with love”.
L’ARMATA DEI VIDEOGIOCHI RUSSI
Videogiochi russi, insomma. Creati non solo per veicolare valori più affini a quelli del regime di Mosca ma anche per rimettere in moto un comparto azzoppato dalle sanzioni internazionali, abbandonato dai marchi più noti.
Nintendo ha chiuso le sue attività nel Paese esattamente 12 mesi fa, come Sony e Microsoft, mentre l’e-store Steam, tra i principali al mondo per ciò che riguarda la vendita di titoli PC, non accetta transazioni con ip russi e bielorussi.
Inoltre, c’è l’esigenza di mettere le mani su un mercato da diversi miliardi di dollari, sulla scia di quanto fatto, con maggiore lungimiranza, da Pechino ormai svariati anni fa e che oggi permette alle software house cinesi (Tencent su tutte) di dominare il mercato, anche acquisendo etichette occidentali. La medesima strada viene battuta nel medesimo periodo pure dai sauditi, che nei videogiochi e negli esport continuano a investire miliardi di petroldollari.
UN ECOSISTEMA CHIUSO
Poi, come si diceva, c’è l’esigenza di creare un sistema chiuso, in cui non si verifichino più gli incedenti visti per esempio in Minecraft e Roblox, che per mesi hanno veicolato contenuti filo-ucraini prima di essere scoperti dalla censura di Mosca.
Se a tutto questo si aggiunge che l’inventore di Tetris, Aleksej Leonidovič Pažitnov, oggi 68enne, è russo e che il recente Atomic Heart ha ricordato a tutti cosa possano fare i russi quando sono alle prese con la creazione di videogame, c’è di che essere ottimisti. Almeno per Putin.
COME CREARE LA PLAYSTATION RUSSA?
Meno facile può essere mettere in piedi l’intera filiera necessaria allo sviluppo e alla produzione di console, perché a quanto pare Putin avrebbe chiesto ai suoi qualcosa che competa con PlayStation 5 e Switch, insomma, piattaforme da salotto e portatili.
Alla Russia le materie prime non mancano, il cloud può fare il resto (per esempio, permettere di giocare anche con una smart tv), ma anche in questo settore – soprattutto per ciò che concerne i chip – il Paese rischia di legarsi alla Cina, che come già si ricordava s’è mossa per tempo e con astuzia.
Putin comunque non vuole sentire scuse: il governo avrà tempo fino al 15 giugno 2024 per presentargli il proprio piano d’azione. Tale ambito per lo zar della Federazione russa è così importante da aver messo a capo del progetto direttamente il Primo ministro Michail Vladimirovič Mišustin.
QUANTO CI VUOLE PER INIZIARE A GIOCARE?
Il mese scorso l’Organization for Developing the Video Game Industry (RVI) russa ha presentato un report indirizzato anche al governo che spiegava come favorire lo sviluppo di videogiochi nella nazione. Difficilmente, però, sarà d’aiuto a chi dovrà redigere il business plan per il presidente, prevedendo il riallaccio dei rapporti con organizzazioni e finanziatori internazionali.
Comunque, stando alla associazione RVI, la fantomatica console russa (che in Rete è stata ribattezzata PlaySpace) potrebbe uscire nel 2026-2027. Una stima piuttosto ottimistica che per di più prende in considerazione uno scenario “di pace” e un mercato aperto al mondo, figurarsi cosa può significare lo sviluppo ex novo di una console con una economia di guerra, fiaccata dalle restrizioni e con gli investitori occidentali in fuga. Ma quasi certamente Putin non vorrà sentire ragioni: il game over non è contemplato dal Cremlino.