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Prysmian

Fibra ottica, perché il colosso Prysmian chiude il sito di Battipaglia? Polemiche e domande

Prysmian vuole chiudere lo stabilimento di Battipaglia, dove produce fibra ottica. L'azienda e i sindacati criticano i bandi italiani che non premiano la tecnologia di qualità. Eppure i ricavi dell'azienda superano i 15 miliardi di euro. Tutti i dettagli.

Prysmian, società con sede in Italia che realizza cavi per le telecomunicazioni e per la trasmissione di energia, ha intenzione di chiudere il suo stabilimento di Battipaglia, in Campania, rinunciando alla produzione di fibra ottica in Italia.

La decisione – dovuta ai costi elevati dell’energia e alle scelte degli operatori di telecomunicazioni italiani, secondo l’azienda – è stata comunicata di recente al ministero delle Imprese, alla Regione Campania, all’AGCOM e ai sindacati FEMCA, FILCTEM, UILTEC e UGL.

Gli addetti del sito salernitano sono quasi trecento.

MANTENERE LO STABILIMENTO ATTIVO FINO AL 30 APRILE

Come riporta Il Sole 24 Ore, nel verbale dell’incontro tenutosi al ministero delle Imprese tra i rappresentanti di Prysmian, della politica e dei lavoratori si legge della necessità di mantenere lo stabilimento attivo almeno fino al 30 aprile prossimo in modo da permettere lo svolgimento del processo di inserimento di un nuovo soggetto. Secondo il ministero delle Imprese, ci sarebbero tre società interessate al sito, ma non è noto quali siano.

COSA SUCCEDE ORA

Per il 19 marzo è previsto un nuovo incontro al ministero delle Imprese sul futuro dello stabilimento di Battipaglia. Si discuterà di cassa integrazione per gli addetti, di accompagnamenti alla pensione, di incentivi all’esodo e di un piano di riqualificazione.

PERCHÉ PRYSMIAN MOLLA L’ITALIA?

La volontà di Prysmian di chiudere il sito di Battipaglia non è nuova: al contrario, se ne discute già da due anni, viste le perdite registrate dalla struttura.

Nel febbraio 2022, infatti, i sindacati FILCTEM, FEMCA e UILTEC affermavano che l’azienda era “costretta a privilegiare il territorio d’Oltralpe”, cioè la Francia, “anziché quello nazionale per praticare la propria politica d’investimenti”.

Le tre sigle accusavano il bando nazionale per la fibra ottica, il soggetto attuatore (cioè Infratel, del gruppo Invitalia) e l’allora ministro per l’Innovazione tecnologica Vittorio Colao. “Con il bando in questione”, spiegavano le organizzazioni, “il ministero competente non ha ritenuto la fibra ottica come asset strategico e di conseguenza come di una materia che non abbisogna di specifiche tecniche. Una decisione inspiegabile e sbagliata”. La Francia, al contrario, ha indicato nei propri bandi “la fibra Prysmian prodotta in Francia”.

Secondo la UGL, l’allora governo di Mario Draghi, “piuttosto che privilegiare nel bando di gara nazionale della fibra ottica un prodotto di elevata ricerca e qualità come quello prodotto negli stabilimenti della FOS (Prysmian spa) di Battipaglia, ha invece optato per una fibra di media o scarsa qualità, importata dalla Cina”. Sullo stesso tema, l’amministratore delegato del gruppo Prysmian, Valerio Battista (nella foto), aveva dichiarato che la fibra cinese è sì di prezzo inferiore, ma “di qualità insufficiente” e “troppo sensibile alla piegatura”.

In Francia l’ente che si occupa di telecomunicazioni aveva stabilito dei requisiti precisi sulla fibra ottica da utilizzare nella rete nazionale: nello specifico, aveva a scelto la qualità A2, che non si piega ed è quindi più sicura dai tentativi di incursione. La A2 è il tipo di fibra prodotta anche da Prysmian.

I CONTI DI PRYSMIAN

Nel 2023 Prysmian ha riportato ricavi per 15,3 miliardi di euro, un calo l’1,1 per cento in meno rispetto al 2022 imputabile principalmente alla divisione telecomunicazioni (colpa della flessione del mercato statunitense). L’EBITDA adjusted del gruppo è cresciuto del 9,4 per cento su base annua, a 1,6 miliardi; l’EBITDA adjusted del comparto Telecom è sceso invece a 140 milioni di euro, rispetto ai 271 milioni del 2022.

L’utile netto di Prysmian ha guadagnato il 7,5 per cento, a 547 milioni. Il flusso di cassa libero è cresciuto del 29,5 per cento, a 724 milioni. L’indebitamento finanziario netto, infine, è calato a 1,1 miliardi, rispetto agli 1,4 miliardi del 2022.

Nonostante i risultati e le grosse commesse ottenute (in Europa ma anche in Italia, con Terna), Prysmian ha comunque intenzione di chiudere lo stabilimento di Battipaglia e fare ricorso alla cassa integrazione per i trecento addetti. Il sito, specializzato in fibra ottica, non rispetta i requisiti di produttività del gruppo?

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