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Prysmian

Tutto (o quasi) sul caso Prysmian-Battipaglia

Perché Start Magazine stecca nel coro pro Prysmian? La lettera di Francis Walsingham

Caro direttore,

la tua indifferenza verso Prysmian mi lascia sconcertato.

Davvero non capisco perché tu non sia intervenuto con un editoriale in difesa di questo gioiello italiano dei cavi in fibra ottica. Anzi, hai anche pubblicato un articolo in controtendenza rispetto alla stampa mainstream. Dovresti imparare dal Corriere della Sera.

Riferendosi all’annunciata chiusura dello stabilimento di Battipaglia, che si ripercuoterà su circa trecento lavoratori, il Corsera in un commento ha auspicato un intervento politico. “Forse la politica potrebbe accorgersene e occuparsene”, ha scritto il quotidiano diretto da Luciano Fontana, che nelle frasi precedenti aveva già sottolineato il valore strategico della fabbrica, minacciata dalla “concorrenza cinese e indiana” sulla fibra ottica.

È questa la differenza tra Startmag e il Corriere, mio caro direttore. Voi perdete tempo a fare domandine maliziosette sulla produttività e sulla rilevanza del sito di Battipaglia rispetto ai risultati economici complessivi di Prysmian, un gruppo da 15,3 miliardi di euro di ricavi e attivo a livello internazionale. Il Corriere, invece, va dritto al punto e suggerisce al governo Meloni di occuparsi di Prysmian. Che significa, nel concreto, che Palazzo Chigi dovrebbe fare ciò che Prysmian chiede: non tanto un supporto sulla cassa integrazione (che in Italia si nega a nessuno, da decenni), ma una revisione del bando nazionale per la fibra ottica in modo da favorire i prodotti dell’azienda.

Sono d’accordo con il Corriere. L’Italia deve premiare le sue eccellenze. I bandi andrebbero attentamente riscritti in modo da avere la certezza che sia Prysmian ad aggiudicarsi la vittoria. Anzi: sarebbe forse il caso, prima di procedere, di consultare Prysmian stessa, in modo da essere quanto più allineati possibile e centrare al meglio l’obiettivo sistemico.

Già due anni fa, del resto, l’amministratore delegato Valerio Battista affermava che il nostro Paese – e mica al governo c’era Meloni, c’era Draghi! – correva il rischio “di appaltare per intero l’infrastruttura [della fibra ottica, ndr] ai cinesi”, compromettendo così lo stabilimento di Prysmian a Battipaglia. Uno stabilimento – ricordiamolo – che destina al mercato italiano circa cinquecentomila chilometri di fibra sugli otto milioni venduti in tutto: rilevantissimo, dunque.

Caro direttore, invece di fare le pulci a Dagospia per il suo ossessivo antimelonismo, torna a occuparti di cose serie, per favore.

E non venirmi a dire che le norme, le direttive, i regolamenti anche europei non consentono di favorire una singola azienda a discapito delle altre; o che non si possono stilare bandi, appalti e gare a immagine e somiglianza di un prodotto di una singola azienda. Anche perché il tutto sarebbe fatto per favorire una signor public company di respiro e fatturato internazionale – come appunto Prysmian – che produce e vende in tutto il globo e che vede nell’azionariato anche colossi e fondi come BlackRock, Schroders, Vanguard ecc. Ossia il fiore del capitalismo finanziario anglosassone, che non si permetterebbe mai di orchestrare o di far orchestrare una campagna stampa anti-liberistica o protezionistica.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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