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Privacy: Meta frega Apple?

Un anno fa Apple introduceva l'aggiornamento della privacy a iOS che rendeva più difficile per le app tenere traccia del comportamento degli utenti, ma due class action sostengono che Meta (la società madre di Facebook e Instagram) continui a tener traccia dell'attività degli utenti online anche quando chiedono di non essere tracciati

Meta citata in giudizio con l’accusa di aver aggirato il sistema anti-tracciamento Apple che consente agli utenti di negare dati per pubblicità.

Due class action negli Stati Uniti accusano la società madre di Facebook e Instagram di eludere il sistema anti tracciamento degli utenti messo in campo da Apple oltre un anno fa.

Apple ha introdotto l’App Tracking Transparency con un aggiornamento del sistema operativo iOS ad aprile 2021. La funzione consente agli utenti di decidere se consentire alle app di monitorare la propria attività “su app e siti web di altre società” per scopi pubblicitari. Il piano del colosso di Cupertino ha soddisfatto i sostenitori della privacy, ma ha lasciato gli sviluppatori di app mobili, le aziende di tecnologia pubblicitaria e i rivali (Facebook in particolare) assai irritati.

Proprio Meta (all’epoca ancora Facebook) aveva pesantemente criticato Apple sulla trasparenza del tracciamento delle app, sostenendo che presenta “un falso compromesso tra annunci personalizzati e privacy”. La nuova opzione potrebbe avere infatti un impatto negativo sul business degli annunci di Facebook. Se l’utente nega infatti il proprio consenso le app non sono autorizzate a tracciare le attività di quell’utente sul web. Con la conseguenza che gli annunci pubblicitari sono meno efficaci e meno redditizi. Se scegliamo di non lasciare che Facebook ci rintracci, sarà più difficile per l’azienda vedere cosa stiamo acquistando o facendo all’interno di altre app. E questo renderà più difficile per le aziende indirizzarci con gli annunci mirati.

Secondo un rapporto pubblicato a febbraio dal Wall Street Journal, l’introduzione della funzionalità di Apple inciderà negativamente quest’anno sul fatturato di Meta per 10 miliardi di dollari.

Le proposte di class action – come riporta Bloomberg – sono state presentate nelle ultime due settimane alla corte federale di San Francisco.

Tutti i dettagli.

L’ACCUSA DEI QUERELANTI

Secondo l’accusa Meta ha eluso le nuove restrizioni di Apple monitorando gli utenti tramite il browser in-app di Facebook, che apre i collegamenti all’interno dell’app.

Per i querelanti il gruppo guidato da Mark Zuckerberg non solo sta violando le politiche di Apple, ma sta violando le leggi sulla privacy a livello statale e federale, incluso il Wiretap Act, che ha reso illegale l’intercettazione di comunicazioni elettroniche senza consenso.

IL TRACCIAMENTO DI FACEBOOK

In pratica, per l’accusa anche quando gli utenti non acconsentono a essere tracciati, Meta tiene traccia dell’attività online degli utenti di Facebook e delle comunicazioni con siti Web esterni di terze parti iniettando codice JavaScript in tali siti. Quando gli utenti fanno clic su un collegamento all’interno dell’app di Facebook, Meta li indirizza automaticamente al browser in-app che sta monitorando anziché al browser predefinito dello smartphone, senza dire agli utenti che ciò sta accadendo o che sono monitorati.

Le class action sono partite dalle analisi del ricercatore Felix Krause che avrebbe scoperto come Meta tracci comunque gli utenti con metodi alternativi collocati sui siti web di terze parti.

LA DIFESA DI META

Ma Meta ha respinto con forza le accuse.

Un portavoce della società ha affermato che le accuse sono “prive di fondamento” e la società si difenderà. “Abbiamo progettato il nostro browser in-app per rispettare le scelte sulla privacy degli utenti, incluso il modo in cui i dati possono essere utilizzati per gli annunci”, ha aggiunto la società in una dichiarazione via mail a Bloomberg e Techcrunch.

 

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