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ChatGPT Garante

ChatGpt, quali altri Paesi seguiranno il Garante della privacy italiano?

Tutto il mondo parla del Garante della privacy italiano che ha bloccato ChatGPT di OpenAI. Ma anche di come le autorità degli altri Paesi europei ed extra europei potrebbero seguire l'esempio dell'authority italiana. Fatti e commenti

 

ChatGPT di OpenAI non è solo sotto la lente d’ingrandimento del Garante della privacy italiano. In tutto il mondo le autorità di regolamentazione stanno studiando attentamente la questione e pare che in molti seguiranno la decisione del nostro Paese.

COSA HA DECISO (OPENAI PER) L’ITALIA

In realtà, come ha spiegato Valerio De Stefano, professore di Artificial Intelligence & Labour Regulation, “il Garante non ha affatto bloccato ChatGPT, né ha mai deciso che in Italia vada bloccata l’intelligenza artificiale né sistemi di LLM come ChatGPT”.

L’Autorità ha invece notificato a ChatGPT di non aver predisposto una informativa sulla privacy; non aver chiarito a che titolo tratti i dati personali degli utenti che processa; e, infine, non aver previsto meccanismi per evitare che i minori di 13 anni accedano al servizio.

Tutti vincoli, ricorda De Stefano, che scaturiscono dal rispetto del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione europea.

Il Garante ha dato 20 giorni a OpenAI per rispondere, che però ha deciso di sospendere il servizio in Italia. OpenAI, non il Garante.

I PAESI IN CUI CHATGPT NON È ACCESSIBILE

Attualmente OpenAI ha deciso di non rendere accessibile ChatGPT in Cina, Corea del Nord, Russia e Iran.

COSA FANNO GLI STATI UNITI

L’Italia, suo malgrado finita al centro del dibattito, non è tuttavia l’unica a porsi il problema della regolamentazione dell’intelligenza artificiale.

Negli Stati Uniti, per esempio, il Center for AI and Digital Policy (CAIDP), un gruppo che si batte per un uso etico della tecnologia, ha chiesto alla Federal Trade Commission (FTC) di bloccare il rilascio di nuove versioni commerciali di ChatGPT. Il presidente del CAIDP, Marc Rotenberg, è tra i firmatari della nota lettera in cui si chiede una pausa di almeno sei mesi di tutte le attività dei laboratori di IA più potenti di GPT-4.

Il gruppo accusa OpenAI di aver violato una parte del FTC Act, che vieta le pratiche commerciali sleali e ingannevoli, e le linee guida dell’agenzia per i prodotti di intelligenza artificiale. Per il CAIDP, l’ultima versione del chatbot (GPT-4) è “parziale, ingannevole e un rischio per la privacy e la sicurezza pubblica”.

L’appello invita, inoltre, OpenAI a prevedere una valutazione indipendente dei prodotti GPT prima del loro rilascio futuro.

CANADA

Anche in Canada guai in vista per OpenAI. L’ufficio del Commissario per la privacy del Canada ha infatti comunicato di aver avviato un’indagine sull’azienda.

“La tecnologia dell’intelligenza artificiale e i suoi effetti sulla privacy sono una priorità per il mio ufficio”, ha dichiarato il commissario per la privacy, Philippe Dufresne. “Dobbiamo stare al passo con i progressi tecnologici in rapida evoluzione, e questa è una delle mie principali aree di interesse in qualità di Commissario”.

L’indagine, afferma l’Autorità, è stata avviata in risposta a un reclamo che denunciava la raccolta, l’uso e la divulgazione di informazioni personali senza consenso. L’ufficio fa sapere che “trattandosi di un’indagine in corso, al momento non sono disponibili ulteriori dettagli”.

E L’EUROPA?

Tornando nel Vecchio Continente, secondo Vincenzo Zeno-Zencovich, professore di diritto comparato all’Università Roma Tre ed esperto di diritto privato europeo, media e nuove tecnologie, è “piuttosto prevedibile” che altri Paesi Ue seguano la scia del Garante italiano, considerando che il Comitato europeo per la protezione dei dati “prenderà inevitabilmente in considerazione e perfezionerà, modificherà, aggiusterà o estenderà la decisione italiana”.

In particolare, Reuters afferma che le autorità di regolamentazione della privacy di Francia e Irlanda hanno contattato le controparti in Italia “per saperne di più sulla base del divieto”. “Stiamo seguendo la questione con l’autorità di regolamentazione italiana – ha dichiarato un portavoce del commissario irlandese per la protezione dei dati -. Ci coordineremo con tutte le autorità di protezione dei dati dell’Ue in relazione a questo problema”.

La Germania, invece, stando alle dichiarazioni del commissario tedesco per la protezione dei dati al quotidiano Handelsblatt, potrebbe agire come il Garante italiano “per problemi di sicurezza dei dati”.

Dall’agenzia di stampa si apprende anche che l’autorità di regolamentazione spagnola ha dichiarato di non aver ricevuto alcun reclamo sul chatbot di OpenAI, ma non ha escluso un’indagine in futuro.

E la Svezia, dal canto suo, si dissocia e fa sapere “di non avere in programma di vietare ChatGPT e di non essere in contatto con l’autorità di vigilanza italiana”.

A CHE PUNTO È LA LEGGE UE SULL’IA

Per regolamentare l’intelligenza artificiale, la Commissione europea sta lavorando alla prima legge al mondo in materia, l’AI Act. Tuttavia, oltre a esserci divergenze tra i 27, prima che venga approvata e messa in atto ci vorranno ancora anni.

Per questo l’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC) ha espresso preoccupazione e in seguito alla decisione del Garante italiano ha chiesto a tutte le autorità di indagare sui principali chatbot IA. “I consumatori non sono pronti per questa tecnologia. Non si rendono conto di quanto possa essere manipolativa e ingannevole”, ha spiegato Ursula Pachl, vicedirettrice del BEUC.

LA RISPOSTA DI OPENAI ALL’ITALIA

In una dichiarazione riportata dal New York Times, OpenAI ha affermato che sta lavorando per ridurre i dati personali nei suoi sistemi di intelligenza artificiale come ChatGPT “perché vogliamo che la nostra IA impari a conoscere il mondo, non i singoli individui”. L’azienda ha dichiarato inoltre che la regolamentazione dell’IA “è necessaria”.

“Non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con [l’Autorità italiana] e di istruirli su come vengono costruiti e utilizzati i nostri sistemi”, ha concluso OpenAI, che proprio questa sera ha in programma un incontro in videoconferenza con il Garante.

Entusiasta e disponibile anche l’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman, il quale su Twitter ha dichiarato che OpenAI si rimette al “governo italiano” sulla questione.

“L’Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vedo l’ora di tornare presto a visitarla”, ha aggiunto.

Intanto da San Francisco è arrivata anche la risposta di Mira Murati, top manager di OpenAI che in un’intervista a Repubblica ha detto: “Il Garante ci ha bloccato ma gli italiani vogliono l’intelligenza artificiale”.

“È stata una sorpresa, non ci avevano contattato prima”, ha riferito l’ingegnere 34enne. “Noi rispettiamo le norme europee sui dati personali, ma siamo aperti al dialogo con il Garante e speriamo di ripristinare presto il servizio”.

Murati ha assicurato che i loro servizi sono “conformi al GDPR” e che stanno “lavorando per ridurre i dati personali nell’addestramento di ChatGPT”. “Anche sulla trasparenza – ha aggiunto – siamo conformi: facciamo sapere agli utenti come vengono elaborati i dati e forniamo l’informativa sulla privacy”.

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