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Perché dobbiamo prendere sul serio Elon Musk

Musk è ormai divorato dal suo personaggio, che rende impossibile la formulazione un “giudizio equanime”. Estratto del nuovo libro di Alessandro Aresu, "Geopolitica dell'intelligenza artificiale" (Feltrinelli)

 

Nel 2018, SpaceX ha ormai raggiunto il suo obiettivo storico, la riusabilità del lanciatore, e Tesla ha inaugurato il suo primo veicolo di massa, la Model 3. Musk ha cambiato idea rispetto all’indipendenza di un’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale. Il motivo è semplice: ora lui dispone di una piattaforma, Tesla, in cui le tecnologie possono essere sperimentate su vasta scala, attraverso dati e prodotti con una dimensione commerciale per l’enorme mercato automobilistico; non ha più senso tenere le due dimensioni separate.

Il futuro di OpenAI è TeslaAI, ovvero Autopilot: un sistema di assistenza alla guida che indica l’orizzonte sempre prossimo della guida autonoma. Nella sua prima incarnazione del 2014 si basa su Mobileye, e poi si sposta su NVIDIA. Anche in questo caso, si inserisce una corsa al talento: nel 2017 Andrej Karpathy lascia OpenAI per occuparsi di intelligenza artificiale direttamente per Tesla. Tornerà a OpenAI nel 2023. In precedenza, Mira Murati, dopo gli studi in ingegneria meccanica e le prime esperienze lavorative in un’azienda aerospaziale, nel 2013 inizia a lavorare a Tesla, dove si occupa dello sviluppo della Model X. Lascerà l’azienda di Musk per una start-up nel 2016, fino a entrare in OpenAI nel 2018, dove diventerà direttrice della tecnologia.

È Tesla il luogo in cui Murati si interessa veramente all’intelligenza artificiale, attraverso la realtà aumentata e la realtà virtuale, e dentro Tesla scopre, in modo simile ma in una scala più vasta rispetto a OpenAI, “l’elevata densità di persone di talento, intelligenti e appassionate di quello che fanno, quasi come una ricerca spirituale”. La sfida di Tesla, secondo Murati, è “trasformare un’intera industria”.

Queste osservazioni ci aiutano a compiere un passaggio arduo ma necessario: prendere sul serio Elon Musk. Passaggio arduo, perché Musk è ormai divorato dal suo personaggio, che rende impossibile la formulazione un “giudizio equanime”: l’elevazione mitologica dell’uomo più ricco del mondo, la “nebbia di guerra” di una presenza pubblica soverchiante attraverso Twitter/X. Passaggio necessario, per l’ambizione e i risultati di SpaceX e Tesla nei mercati di riferimento.

Mettendo da parte Marte e dintorni, SpaceX ha già cambiato la sua industria in modo radicale, e quindi ha cambiato le telecomunicazioni attraverso lo spazio, in scenari di pace e di guerra. Tesla è una fabbrica di talenti, come ricorda Murati, ma è anche semplicemente una fabbrica di prodotti nell’industria cruciale per lo sviluppo del capitalismo del Novecento. Si pone nel grande contesto dell’elettronica avanzata per l’automobile, che interessa a Jensen e a Shashua, perché rappresenta un enorme mercato e un luogo di sperimentazioni attraverso una grandissima mole di dati.

La frontiera della guida autonoma viene spostata sempre più in là, certo, ma nel mentre è uno dei mezzi con cui apprendiamo e realizziamo ulteriori soluzioni tecnologiche.

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