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Alberto Cirio

Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana iniziano la sorveglianza epidemiologica attiva con il metodo sierologico

Come si muovono Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana sul metodo sierologico nonostante le iniziali resistenze del ministero della Salute. L'articolo di Enrico Martial

Malgrado le iniziali resistenze del ministero della Salute – Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità, ne aveva “non raccomandato” l’utilizzo ancora il 27 marzo – diverse regioni italiane hanno deciso di intraprendere la strada di una maggiore sorveglianza epidemiologica con il metodo sierologico.

Da sabato 28 marzo, il Piemonte ha avviato una campagna di test sul coronavirus nei 700 centri residenziali per anziani della Regione. Ferma restando la funzione diagnostica del metodo molecolare con estrazione RNA – e per cui il Piemonte sta mobilitando fino venti laboratori – la campagna è svolta su questa scala utilizzando un test sierologico, più rapido e facile da realizzare.

La Toscana ha in acquisto fino 500mila test sierologici per una campagna già avviata con una ordinanza del 26 marzo, con priorità per i 6200 dipendenti di Asl e aziende ospedaliere e poi per l’insieme dei 60 mila soggetti identificati nell’area degli operatori della sanità regionale, medici di famiglia, pediatri, medici di continuità, e soggetti a rischio.

Ieri, 28 marzo, il commissario regionale per l’emergenza sanitaria in Emilia Romagna, Sergio Venturi, ha annunciato l’acquisto di 100 mila test sierologici, per una campagna sui 62 mila operatori sanitari. La Regione ne ha già fatto esperienza: se il test sierologico è positivo, allora viene fatto il tampone. Per Venturi è un approccio concreto in situazione di emergenza: “questi test sierologici li abbiamo confrontati con i tamponi e gli esiti sono sostanzialmente sovrapponibili”.

In Liguria, dopo le prime esitazioni si è svolta una fase di test e dal 24 marzo si inizia lo screening del personale sanitario, su base volontaria e con consenso informato. Alcuni operatori privati sono stati autorizzati all’esecuzione dell’analisi. Tra questi anche il laboratorio Albaro di via Boselli a Genova, SynLab e il Baluardo, nonché laboratorio Hub di Castenedolo, che dovranno però comunicare i risultati all’Agenzia regionale ligure per la sanità (Alisa).

Sospinte dalle indicazioni generali dell’Oms (“test, test, test”, raccomandato dal direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus il 16 marzo scorso), dalla gravità della situazione nonché da una presa di distanza dalle politiche centrali, le Regioni sono affiancate dallo stesso Istituto Spallanzani di Roma, che ha un accordo con la società toscana Diesse produttrice di kit sierologici, che approvvigiona tra l’altro appunto la Regione Toscana.

Come screening veloce dell’infezione, il metodo sierologico è in grado individuare i contatti precedenti con il virus e lo sviluppo di immunità, e consente per esempio al personale il ritorno al lavoro. Sotto il profilo tecnico, si impiegano anticorpi IgM e IgG anti-Covid per determinare se le difese immunitarie della persona interessata siano entrate in contatto con il virus. Dosando queste due componenti è anche possibile valutare la fase della malattia, cioè se è in fase acuta o se è stata superata

Il test sierologico è anche utile per tracciare l’andamento epidemologico, ma è poco efficace nella fase precoce della malattia. La sensibilità al test si realizza da 2 a 8 giorni dopo l’esordio dei sintomi per IgM, ancora dopo per IgG. In linea generale dunque, il test molecolare continuerà a essere utilizzato per la diagnosi ospedaliera, e il test sierologico potrà svolgere un ruolo complementare.

Nel frattempo, nell’ambito dei test molecolari, la Diasorin di Saluggia, in provincia di Vercelli, ha avuto l’approvazione della statunitense FDA e ha ottenuto il marchio CE solo per l’uso in emergenza Covid-19. La sua macchina, che sta per entrare in funzione in alcune Regioni, la LIASON MDX, può essere utilizzata nei laboratori diagnostici ospedalieri e usa un procedimento più veloce e riduce diversi passaggi per ottenere il risultato in circa un’ora e mezza.

Anche la macchina, con procedura automatizzata, della svizzera Roche sta per entrare in funzione. Dopo aver superato la sperimentazione, ha ottenuto, per la fase di emergenza COVID-19, le autorizzazioni all’uso statunitensi (FDA Clia- EUA) ed europee (marchio CE secondo le direttive Ivd). In un singolo turno di 8 ore il sistema ROCHE COBAS 6800 esegue 400 test, che diventano 1000 test con il modello superiore, ROCHE COBAS 8800.

Secondo AboutPharma, già il 16 marzo la Roche ha inviato una lettera al ministro della Salute e a tutti gli assessori della salute italiani, per identificare i centri in cui collocare le macchine disponibili.

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