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Perché Spotify le suona (ancora) ad Apple

Spotify torna all'attacco con Apple, accusandola di violare il Digital Markets Act (Dma) dell'Ue. Ma un'altra multa salata potrebbe innervosire Trump. Fatti e commenti

 

I tentativi di Apple di adeguarsi al Digital Markets Act (Dma) dell’Unione europea sono una “farsa”. A sostenerlo è Spotify che è tornata a denunciare il colosso di Cupertino dopo che l’anno scorso, in seguito a un’altra denuncia, aveva dovuto pagare una multa da 1,8 miliardi di euro.

Ora, però, un esito simile in difesa delle norme europee potrebbe indisporre non poco il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

SPOTIFY SUL PIEDE DI GUERRA CONTRO APPLE

L’amministratore delegato di Spotify, Daniel Ek, è volato a Bruxelles per un colloquio con i funzionari della Commissione europea che si occupano dell’applicazione del Dma nei confronti del produttore di iPhone.

Già l’anno scorso, la denuncia di Spotify aveva portato la Commissione Ue a comminare ad Apple una multa di 1,8 miliardi di euro per aver impedito alle app di streaming musicale di informare gli utenti di offerte più convenienti al di fuori dell’App Store, e da allora ha continuato a indagare l’azienda ai sensi del Dma per mancanze simili.

COSA VUOLE SPOTIFY

Ora Ek sta facendo pressione sull’Ue per costringere Apple a consentire in modo equo la presenza di app store alternativi al suo sull’iPhone, come richiesto dal Dma. A marzo, Apple ha presentato un piano ma con condizioni e nuovi costi.

“Il modo in cui Apple ha finito per consentire la creazione di altri app store – ha detto Ek – è stato quello di renderne quasi universalmente impossibile la creazione di uno nuovo, ma anche di imporre un’enorme quantità di tasse in modo che fosse impossibile per loro competere”.

Inoltre, stando al servizio musicale svedese, Apple ha quindi costantemente violato le regole che normano i servizi digitali nell’Ue e i suoi tentativi di adeguarsi al Dma sono una “farsa” poiché ha utilizzato un “modello consolidato di ritardi e temporeggiamenti”.

RIBERA TRA IL DMA E TRUMP

“È giunto il momento che l’Europa dimostri che faremo rispettare la legge che è già stata approvata”, ha dichiarato Ek in un’intervista a Bloomberg, in cui ha aggiunto che le misure di repressione della condotta di Apple sono diventate un punto di riferimento anche per le autorità di regolamentazione degli Stati Uniti.

La risposta dell’Ue, da quanto promesso dalla vicepresidente della Commissione Ue con delega alla transizione ecologica e alla concorrenza, Teresa Ribera, è attesa entro la fine di marzo. Sebbene il Dma le conferisca il potere di imporre multe fino al 10% del fatturato annuo globale, sarà difficile non tenere conto della promessa di Trump di imporre dazi di ritorsione contro sanzioni “sproporzionate”.

APPLE NON COMMENTA

Apple non ha risposto ai commenti di Ek ma, secondo Bloomberg, ha fatto riferimento a una precedente dichiarazione in cui affermava di essere “profondamente preoccupata” per un’applicazione pornografica resa disponibile da un app store di terze parti creato l’anno scorso nell’Ue.

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