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Apple Tata

Ecco come Spotify e Ue le suonano ad Apple

Apple in difficoltà in Europa: multa Ue da 1,8 miliardi e nuovo appello di Spotify a Bruxelles. Fatti e approfondimenti

Spotify torna a menare fendenti in direzione di Apple. Ormai la querelle tra le due software house è storica e ha portato nelle ultime ore la Commissione europea a elevare nei confronti del Gruppo guidato da Tim Cook una maxi-multa da 1,8 miliardi per aver violato la concorrenza sullo streaming della musica.

AD APPLE UNA MULTA INATTESA PER PORTATA

Bruxelles ha insomma ravvisato quelle “condizioni commerciali sleali” lamentate dalla piattaforma di streaming secondo la quale Apple impedisce agli sviluppatori di poter informare gli utenti con iPhone e iPad sui servizi di streaming musicale alternativi e più economici.

Margrethe Vestager titolare dell’equivalente comunitario del dicastero alla Concorrenza ha detto che “per un decennio Apple ha abusato della propria posizione dominante nel mercato della distribuzione di app di streaming musicale attraverso l’App Store. Lo ha fatto impedendo agli sviluppatori di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple”.

LA NOTA DI APPLE

La decisione dell’Antitrust Ue di multare Apple per l’abuso di posizione dominante nello streaming musicale “è stata presa nonostante l’incapacità della Commissione di scoprire prove credibili di danni ai consumatori e ignora la realtà di un mercato fiorente, competitivo e in rapida crescita”. Lo afferma Apple in una nota. “Il principale sostenitore di questa decisione, e il più grande beneficiario, è Spotify, una società con sede a Stoccolma, in Svezia. Spotify ha la più grande app di streaming musicale al mondo e ha incontrato la Commissione europea più di 65 volte durante questa indagine”.

SPOTIY GONGOLA

La maxi multa Ue è un risultato insperato per l’ex startup svedese che figura anche – e non poteva essere altrimenti – tra i firmatari della lettera che critica aspramente Apple per le misure annunciate per conformarsi alle nuove regole europee sulla concorrenza digitale che scattano il 7 marzo.

CONCORRENZA UE, COS’È UN GATEKEEPER

Il contesto è chiaro: a giorni entrerà in vigore per i cosiddetti gatekeeper l’obbligo di conformarsi al nuovo corpus normativo comunitario che di fatto equipara il mercato digitale a quello tradizionale, con regole ben precise per evitare sia falsato il gioco della concorrenza.

Per essere considerata gatekeeper una piattaforma digitale deve: aver raggiunto un fatturato annuo nell’Unione europea di almeno 7,5 miliardi di euro o avere una capitalizzazione di mercato pari ad almeno 75 miliardi, avere almeno 45 milioni di utenti finali su base mensile e almeno 10 000 utenti commerciali stabiliti nell’UE, controllare uno o più servizi di piattaforma di base in almeno tre Stati membri.

I GATEKEEPER CHE DEVONO CAMBIARE CONDOTTA

Per il legislatore comunitario, infatti, causa delle loro dimensioni i gatekeeper godono di significativi vantaggi rispetto ai concorrenti di dimensioni minori e detengono una posizione dominante nel mercato digitale. Solo un numero estremamente limitato delle 10.000 piattaforme digitali esistenti nell’Ue può essere considerato gatekeeper ai sensi del regolamento sui mercati digitali, e la maggior parte di queste ha sede negli Stati Uniti.

La Commissione europea ha designato sei gatekeeper che devono conformarsi ai nuovi obblighi entro il marzo 2024: Alphabet, Amazon, ByteDance, Meta, Microsoft e appunto Apple. Tra i nuovi obblighi in capo alle Big Tech la necessità di offrire maggiori possibilità di scelta ai propri utenti, per esempio in merito a un determinato software sul sistema operativo o sugli store digitali.

SPOTIFY LE CANTA ANCORA AD APPLE

E Apple finora è la Big Tech che è parsa più riluttante a operare in conformità con le nuove regole. Le stesse mosse annunciate da Cupertino sono sospettate di mascherare la reiterazione dei comportamenti censurati da Bruxelles.

Finora a cantarle ad Apple è stato soprattutto il gigante europeo della musica: “Come Apple ha appena dimostrato al mondo – si legge sul sito di Spotify -, non pensa che le regole si applichino a loro. Apple non è altro se non coerente. Sebbene si sia comportata male per anni, questa volta ha raggiunto un livello di arroganza del tutto nuovo. Con la falsa scusa della conformità e delle concessioni, ha presentato un nuovo piano che è una farsa completa e totale. In sostanza, la vecchia tassa è stata resa inaccettabile dal Dma, quindi ne hanno creata una nuova mascherata da conformità con la legge”.

IN 34 CONTRO CUPERTINO

Adesso Spotify ha però trovato altre 33 aziende, tra cui Deezer, l’associazione di startup France digitale e l’associazione europea degli editori di giornali Enpa, pronte a muover guerra a Cupertino. Come? Rivolgendosi alla Ue. La missiva, inoltrata all’inizio di marzo, ha come destinatari i commissari Thierry Breton e Margrethe Vestager, responsabili del Digital markets act (Dma), il pacchetto di norme per contenere il predominio delle grandi società tech.

“Le nuove condizioni di Apple” non sarebbero infatti sufficienti secondo i firmatari della lettera e “si fanno beffe della Dma”. Questo è ciò che si legge nel testo dei 34 che premono perché l’Unione europea continui a vigilare e soprattutto grati la superficie delle novità introdotte da Appe. I 34 oppositori di Cupertino dal canto loro sostengono che Apple dovrà rivoluzionare realmente le meccaniche a favore del pluralismo e della concorrenza altrimenti non esiteranno “ad agire”.

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