skip to Main Content

Ampere Renault Luca De Meo

Perché Renault non si elettrizzerà più con Ampere

La bolla dell'auto elettrica fa sbandare i marchi europei: Renault rinvia l'Ipo di Ampere a momenti più favorevoli, Polestar licenzia e Porsche inizia il pressing perché la nuova Commissione rinvii o cancelli il bando dei motori a scoppio. Fatti, numeri e approfondimenti

Sono anni davvero difficili, questi, per i costruttori d’auto. Prima la pandemia coi suoi lockdown. Poi la guerra dei chip. Infine la bolla delle auto elettriche e l’approdo sulle sponde del Vecchio continente di baldanzosi marchi cinesi pronti a dar battaglia. Difficile poter mettere nero su bianco un piano industriale avendo la consapevolezza che sarà stravolto anche solo dopo sei mesi. E con il cambio di motorizzazioni per la transizione ecologica, imposto dal bando dei motori endotermici deciso da Bruxelles, sta proprio succedendo questo anche se, come vedremo, c’è già chi, in Europa, confida che la prossima Commissione ci ripensi, faccia un bagno di realismo e rinvii tutto a un futuro più o meno prossimo in cui le condizioni non lo rendano un suicidio industriale. Nel frattempo, Renault ha deciso di rinviare l’Ipo della propria divisione di auto EV, Ampere. Ma andiamo con ordine.

RENAULT SPEGNE L’IPO DI AMPERE

I francesi minimizzano: “la Renaulution continua”. È stata solo rinviata. Da Boulogne-Billancourt non mollano l’idea di inseguire Tesla non solo sul fronte della motorizzazione, ma anche sul mercato. Anche perché il reparto R&D delle nuove motorizzazioni ha un costo non indifferente e servono capitali. Vista l’aria che tira – o non tira, stante la stagnazione nelle vendite delle auto elettriche – meglio passare alla fase della raccolta quando la propensione all’investimento nella mobilità del domani sarà maggiore.

SCONFESSATO IL PIANO DELLO SCORSO NOVEMBRE

Il Gruppo Renault ha così deciso, a sorpresa, di annullare l’Ipo della sua unità elettrica Ampere. Una decisione che comunque piace agli azionisti (altra sorpresa) e infatti a Parigi la casa automobilistica parte con il turbo guadagnando in avvio di seduta il 2,3% a 35,10 euro.

Il piano industriale elettrico di Renault presentato in pompa magna a novembre si scontra insomma con la bassa domanda, un prezzo delle vetture tutt’altro che “democratico” (aggettivo usato proprio dal numero 1 di Boulogne-Billancourt e indicato come mission della Casa francese) e una infrastruttura di ricarica carente e in gran ritardo.

NIENTE IPO PER AMPERE, NUOVA CAPRIOLA DI DE MEO

Insomma, si scontra con la realtà (che era comunque tal quale pure a novembre). “Oggi abbiamo preso una decisione pragmatica – ha commentato il Ceo Luca de Meo, non nuovo a giri di valzer quando si parla di auto EV, annunciando lo slittamento dell’Ipo-. Siamo tutti concentrati sull’esecuzione della nostra strategia e sulla costruzione del nostro track record per creare valore per tutti i nostri stakeholder”.

Quindi il numero 1 della Casa madre e della divisione elettrica ribalta l’analisi del mercato in modo forse eccessivamente ottimistico: “Ci siamo resi conto che la performance del gruppo sta migliorando e a differenza delle previsioni che avevamo fatto anni fa, quando abbiamo annunciato l’intenzione di procedere con l’ipo, credo che – ha chiosato -non abbiamo bisogno di andare in quella direzione adesso e che abbiamo già tutte le risorse per sviluppare i nostri progetti su Ampere”.

LE PIATTAFORME E I MODELLI FIRTS PARTY

I progetti legati ad Ampere infatti proseguono. Due le piattaforme con cui verrà inaugurata l’epoca elettrica di Renault: AmpR Small, per il segmento B (ex Cmf-B EV) e AmpR Medium per il segmento C (ex Cmf-EV) su cui verranno plasmati i primi sette modelli di riferimento, cinque dei quali – almeno secondo gli ambiziosi piani dei francesi – dovrebbero essere disponibili in gamma entro il 2025, tra cui Mégane E-Tech e Scénic E-Tech.

LA SFIDA ALLE AUTO ECONOMICHE CINESI

La Casa francese punta a fare concorrenza ai marchi asiatici e alla ventura “Tesla economica” prodotta in Germania con Legend, una nuova auto elettrica da 20 mila euro che arriverà sul mercato nel 2025. Sarà anche economica nella gestione se le prove su strada confermeranno i dati enfatizzati dal costruttore francese: 10 kWh/100 km.

Tra le economiche trova posto pure la Renault 5 che dovrebbe presentare “un prezzo di ingresso di circa 25 mila euro” e una autonomia fino a 400 chilometri. Almeno quella dovrebbe comunque essere presentata a breve. Nel 2025 debutteranno la Renault 4 e la nuova Twingo.

I NUMERI DI AMPERE

La nuova unità sarà interamente francese, dislocata prevalentemente nel polo ElectriCity (Douai, Maubege e Ruitz) e nell’impianto di Cléon nel nord della Francia, per una capacità totale di 400 mila unità l’anno, “scalabile” a 620 mila entro il 2028.

In tutto, avrà 11 mila dipendenti: di questi, visto che svilupperà anche software proprietari, il 35% saranno ingegneri che lavoreranno in partnership con Google e Qualcomm. Ambiziosi gli obiettivi francesi: per il 2031 la Losanga non solo punta a lanciare sette vetture, ma soprattutto a vendere un milione di veicoli e raggiungere un fatturato di 25 miliardi di euro. Resta però da capire se la mancata Ipo di Ampere cambierà anche i pronostici di Renault, al momento scritti sulla sabbia.

PORSCHE SPERA CHE LA UE CI RIPENSI

Se la Francia piange, la Germania non ride. Soprattutto in questo periodo in cui la sua industria tossisce parecchio. Ma Berlino continua a essere il Paese principale della Ue, in grado di dettare la politica economica del Club europeo. Ecco perché è importante ascoltare il parere che arriva dai suoi industriali. Soprattutto sotto europee (che, lo ricordiamo, determineranno anche il rinnovo della Commissione, in scadenza a fine ottobre).

“In questo momento si sta parlando molto della fine dei motori a combustione interna”, ha detto il responsabile finanziario di Porsche Lutz Meschke, salvo poi aggiungere, non lesinando teatralità: “Questa fine potrebbe essere rimandata”. Non sono pochi gli osservatori che hanno accusato la Commissione Ue, il cui Green Deal era portato avanti caparbiamente dall’ex n.2 Frans Timmermans, di essersi arroccata su una posizione ambientalista ideologica e insostenibile. Per questo ora gli industriali evidentemente confidano in nuovi equilibri politici idonei al cambio di rotta.

POLESTAR LICENZIA

Del resto anche i più accaniti sostenitori della mobilità elettrica, come i cinesi di Geely, che sono dietro a Volvo e alla sua divisione a batterie Polestar, devono fare i conti con la realtà. Una realtà che ha appena costretto il marchio a ridurre del 15% la propria forza lavoro, pari a circa 450 dipendenti a livello globale.

“Nell’ottica di questa riorganizzazione dobbiamo ridimensionare le attività e le operazioni”, ha dichiarato un portavoce della Polestar (che ha ricevuto prestiti da Volvo e Geely per 1,6 miliardi di dollari) all’agenzia di stampa Reuters. “Per questo motivo serve una riduzione di spesa e, malauguratamente, anche del numero dei dipendenti”.

Back To Top