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Perché Meta punta su Manus, la startup Ai di Singapore

Incurante del pericolo di una possibile bolla dell'Ai pronta a scoppiare nel 2026 Meta ha messo sul piatto oltre 2 miliardi di dollari per accaparrarsi la startup asiatica Manus il cui agente Ai pare superare in intelletto le rivali statunitensi di OpenAi e Anthropic

La longa manus di Meta, che da tempo sottrae talenti Ai alle principali avversarie (l’ultimo è stato Ke Yang di Apple, difficile del resto resistere agli assegni di Mark Zuckerberg: Sam Altman, Ceo di OpenAi, ha confermato che Menlo Park avrebbe offerto bonus fino a 100 milioni di dollari anche a singoli ingegneri o ricercatori di alto livello), ha ghermito ora una delle startup asiatiche più interessanti dello scenario, da tempo nei radar di Start Magazine.

META ACQUISTA MANUS

Secondo il Wall Street Journal, per giungere all’accordo il gruppo di Menlo Park avrebbe messo sul piatto oltre 2 miliardi di dollari. Perché tutto questo interesse per la giovanissima realtà di Singapore? Perché avrebbe messo a punto un agente Ai, ulteriore evoluzione dei chatbot Ai, che si è presto rivelato più smart e reattivo rispetto a quelli nei vivai della concorrenza, soprattutto americana.

MANUS GUIDERA’ I ROBOTAXI?

La capacità di analisi di Manus, unita alla sua velocità di esecuzione e all’abilità nell’operare una sintesi di enormi quantità di dati, rende teoricamente questo nuovo ritrovato tecnologico un pericolo maggiore per l’occupazione. Ma ci sono anche aspetti positivi. Virtualmente Manus sarebbe l’Intelligenza artificiale più adatta  – spiegano gli esperti – perché sieda al posto di guida delle auto autonome come i robotaxi dato che potrebbe prendere in frazioni di secondo decisioni su più livelli.

Quel che è certo è che in base ai nuovi accordi l’agente AI sviluppato da Manus verrà integrato prodotti dell’ecosistema Meta come Facebook, Instagram e WhatsApp, forse potenziando proprio il chatbot preesistente Meta AI che si candiderebbe a quel punto a diventare un assistente digitale “di bordo” nei dispositivi indossabili di Menlo Park come i visori per la Realtà aumentata e gli smart glasses.

CHI HA CREATO MANUS?

Nessuno immagini di trovare dietro a Manus la solita multinazionale cinese senza scrupoli permeabile ai diktat del Partito comunista che governa il Paese. Dietro a questo Agente Ai c’è infatti Yichao ‘Peak’ Ji, un ragazzo dall’aria paciosa (sul suo profilo X appare come sfondo l’immagine dei primissimi videogame “Pokémon” anche se, aspetto curioso, la foto è rovinata dalla presenza di numerosi glitch che venivano causati giocando proprio con gli algoritmi del GdR Nintendo) che ha fondato la propria startup assieme ad altri suoi coetanei in un coworking di Shenzhen.

COSA FARANNO META E MANUS

In seguito all’acquisizione, Manus continuerà a operare in modo indipendente, ma il suo team si unirà a quello di Meta secondo quanto trapela da Menlo Park. Ovviamente verrà rescisso ogni legame con gli investitori cinesi e i servizi della software house non saranno più offerti nel Paese asiatico date le numerose turbolenze (crescenti sul fronte di Taiwan) tra Washington e Pechino. Turbolenze che proprio quest’anno hanno portato ByteDance a scorporare l’unità che seguiva TikTok negli Usa visto che il Congresso riteneva i dati degli utenti americani in pericolo.

Questa operazione di spicco in di uno dei fronti economici più caldi per la Casa Bianca dimostra che gli alti muri commerciali e hi-tech che Trump ha eretto attorno ai confini americani non valgono almeno per il momento per i talenti esteri che decideranno di lavorare negli Usa. Resta da capire se anche le regole dell’Ice, la temibile polizia federale responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione – mai così attiva nel pattugliamento delle strade e sui social come in quest’ultimo periodo – subiranno medesime deroghe.

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