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Perché l’industria tech festeggia con Google la vittoria contro Oracle sul copyright

Google ha avuto la meglio nella sua decennale controversia con Oracle. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che il colosso di Mountain View non ha violato copyright del codice Java di proprietà di Oracle per il suo sistema operativo Android

 

Vittoria per Google contro Oracle sul copyright.

Lunedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che l’utilizzo del codice software di Oracle per costruire il sistema operativo Android che esegue la maggior parte degli smartphone del mondo non viola la legge federale sul copyright.

La decisione mette fine a una battaglia legale durata 10 anni. Non solo, Oracle chiedeva danni per 9 miliardi di dollari per l’uso illegale di alcune delle sue interfacce software.

Oltre a risolvere una controversia multimiliardaria tra i titani della tecnologia, la sentenza aiuta ad affermare una pratica di lunga data nello sviluppo del software. La Corte ha rifiutato infatti di intervenire sulla questione più ampia se le Api siano protette da copyright.

Google e molti operatori della Silicon Valley hanno sostenuto che estendere la protezione del copyright alle Api minaccerebbe l’innovazione nel mondo digitale.

Sia Microsoft sia Ibm erano tra i pesi massimi del settore che avevano presentato istanze a sostegno di Google nel caso. Una sentenza contro Google avrebbe potuto avere conseguenze profonde, soffocando l’innovazione e sconvolgendo lo sviluppo del software.

Tutti i dettagli.

LA DECISIONE DELLA CORTE SUPREMA

Per la Corte Suprema americana Google “non ha violato la legge sul copyright” copiando alcuni delle Api di Java.

I giudici — con sei voti a favore due contrari, quelli dei conservatori Clarence Thomas e Samuel Alito —  hanno così ribaltato la sentenza di un tribunale di grado inferiore secondo cui l’inclusione di Google del codice software Oracle in Android non costituiva un fair use ai sensi della legge sul copyright degli Stati Uniti.

Per la Corte Suprema Google ha infatti usato “solo quei codici necessari ai programmatori” per consentire loro di lavorare su un nuovo programma.

LA QUESTIONE (IRRISOLTA) DEL COPYRIGHT DELLE INTERFACCE

I giudici non sono quindi entrati nello specifico del copyright delle interfacce ritenendo che “non fosse necessario per risolvere il caso” e lasciando di fatto irrisolto un nodo chiave per l’industria del software.

Molti sviluppatori ritengono infatti che il caso Oracle contro Google mostri chiaramente il bisogno di una maggiore chiarezza sullo status legale delle interfacce. Quest’ultime sono ampiamente copiate all’interno dell’industria.

MESSO UN PUNTO A UNA BATTAGLIA DECENNALE

I due giganti della tecnologia con sede in California sono in lotta da quando Oracle ha citato in giudizio Google per violazione del copyright nel 2010 presso il tribunale federale di San Francisco.

Google aveva presentato ricorso contro una sentenza del 2018 della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Circuito Federale di Washington.

Dal 2010 Oracle è infatti titolare dei diritti su Java dopo l’acquisto di Sun Microsystems, che aveva appoggiato l’uso di Java da parte di Google per Android.

LA SODDISFAZIONE DI BIG G

Il colosso di Mountain View accoglie con soddisfazione la decisione della Corte Suprema. Google la ritiene una “vittoria per i consumatori e l’interoperabilità”. La sentenza offre difatti “certezze legali alla prossima generazione di sviluppatori i cui nuovi prodotti e servizi andranno a beneficio dei consumatori”.

CHE RISPARMIA OLTRE 8 MILIARDI DI DOLLARI

Ma la sentenza risparmia a Google anche un risarcimento danni potenzialmente ingente. Nella sua denuncia Oracle aveva chiesto il riconoscimento di danni per 9 miliardi di dollari.

BORBOTTA ORACLE…

Critica è invece la reazione di Oracle, che aveva accusato Google di aver illegalmente copiato 11.000 righe di codici API di Java per sviluppare Android, il sistema operativo che alimenta più di due miliardi di dispositivi mobili al mondo.

“Google è divenuta più grande e più potente. Hanno rubato Java e trascorso un decennio a combattere come solo un monopolista può fare. Questo comportamento mostra il perché le autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e nel mondo stanno esaminando le pratiche di business di Google”, ha commentato Oracle.

Parole che trovano eco fra diversi osservatori, secondo i quali il caso solleva il tema dell’equilibrio di potere fra le grandi piattaforme e dei loro rivali nell’industria software.

FESTEGGIANO GLI SVILUPPATORI

Schierata invece con Google gran parte dell’industria tech statunitense. Proprio un anno fa Mozilla, Medium, Cloudera, Reddit, Ibm, Microsoft e altre società tecnologiche avevano offerto supporto al colosso di Mountain View nella sua battaglia legale.

Il fondatore del Privacy Lab presso la Yale Law School, Sean O’Brien, ha dichiarato ad Ap che sia gli sviluppatori di software dilettanti che quelli professionisti ora “dormiranno un po’ più facilmente senza preoccuparsi che l’innovazione e la collaborazione sarebbero ammanettate da nuove restrizioni”.

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