La libertà della scelta del browser, ovvero quel software che consente agli utenti di navigare sul Web, è un tema sul quale l’Unione europea insiste da tempo immemore. Infatti Microsoft, che solitamente sui suoi sistemi operativi Windows tendeva, per così dire, a suggerire ai propri clienti l’uso dell’allora Internet Explorer, ne sa qualcosa.
I medesimi rilievi vengono mossi ora alla principale rivale della software house fondata da Bill Gates: Apple, con la Commissione che ricorda alla Big Tech americana come il sistema operativo per i suoi tablet, iPadOS, debba rispettare tutti gli obblighi discendenti dal Digital Markets Act – il pacchetto di norme per promuovere la concorrenza nei mercati digitali – incluso appunto il diritto di scegliere il proprio browser preferito.
IL NODO DEL BROWSER NEL DIALOGO TRA APPLE E UE
L’Antitrust comunitario ha infatti spronato Apple a mettersi in regola con gli obblighi derivanti dal Dma attraverso i quali la Ue intende liberalizzare anche il settore dei browser così da consentire agli utenti di impostare il proprio preferito su ciascun sistema operativo per ogni tipologia di dispositivo: fisso o portatile. Nel caso di specie si parla degli iPad.
LA RIVOLUZIONE SUBITA DA CUPERTINO
Una vera e propria rivoluzione per Apple, che aveva tentato di mantenere chiuso il proprio ecosistema e che dovrà invece, se vorrà continuare a vendere device in Europa, consentire pure l’installazione di app store alternativi sul suo sistema operativo e aprirsi ai dispositivi accessori, come cuffie, smartwatch e stylus, affinché riescano ad accedere in modo efficace alle funzionalità di iPadOS.
LE PAGELLE DELLA COMMISSIONE UE
La Commissione ha reso noto che valuterà “attentamente” se le misure adottate per iPadOS siano sufficienti e rispettino gli obblighi Ue. Per capirlo, l’esecutivo comunitario chiederà il contributo delle parti interessate, ovvero è pronta ad ascoltare eventuali lagnanze di terze parti per capire se Cupertino consenta loro di prosperare sui suoi sistemi operativi, avendo accesso alle medesime chances di visibilità delle app sviluppate internamente in Apple.