Era probabilmente dai tempi del ban di Huawei decretato dall’allora presidente Donald Trump che sugli store digitali statunitensi non si vedeva una simile epurazione di software tanto famosi e diffusi. All’epoca però venne eseguita sotto i riflettori dei media. Questa, che ha riguardato le app della software house russa Kaspersky, nota per i suoi antivirus, sta invece avvenendo in sordina sui Google Play Store di mezzo mondo.
COME MAI GOOGLE HA ESPULSO KASPERSKY
Non si tratta di una decisione presa da Mountain View ma dalla necessità di dar seguito a una direttiva dello scorso giugno emanata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che ha inserito la software house russa nella lista nera vietando la vendita e l’uso dei software dei suoi software adducendo, come si vedrà a breve, non meglio specificate ragioni di sicurezza nazionale. Nel medesimo periodo Kaspersky aveva annunciato la sospensione di tutte le sue operazioni in Nord America.
TRIBOLAZIONI LONTANE
A dispetto di quanto si potrebbe pensare, e a dispetto di quanto lamentato da Kaspersky, la decisione non sembra collegata ai dispetti commerciali che si combinano reciprocamente Mosca e Washington a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca.
Già nel 2017 (tre anni dopo l’invasione del Donbass decisa da Vladimir Putin) il Dipartimento della sicurezza nazionale aveva vietato l’uso dell’antivirus a livello governativo a causa di presunti legami dell’azienda russa con il Cremlino.
LA SINTONIA TRA TRUMP E BIDEN
Quando si parla di bandire software o più genericamente tenere lontana la concorrenza extra-Usa, si nota una certa sintonia tra Donald Trump e Joe Biden. Infatti, così come Biden non ha riaperto le porte del mercato americano a Huawei, ma ha anzi iniziato una nuova crociata contro TikTok, allo stesso modo nel 2017 era stata l’amministrazione Trump a decidere di disinstallare Kaspersky dai PC federali statunitensi e ora l’opera è stata completata allargando l’interdizione al grande pubblico dal successore democratico.
I MOTIVI DEL BAN DI KASPERSKY
“Al termine di un’approfondita indagine, vieteremo a Kaspersky Lab e alle sue società affiliate di fornire software per la cybersicurezza e antivirus negli Stati Uniti. Non sarà più in grado di vendere il suo software e gli aggiornamenti per quello esistente”, aveva detto sul far dell’estate la segretaria al Commercio Gina Raimondo, senza però specificare i motivi della decisione.
“La Russia ha dimostrato di avere la capacità e l’intenzione di sfruttare aziende russe come Kaspersky per raccogliere e utilizzare come armi le informazioni personali degli americani ed è per questo che siamo costretti a prendere le misure che stiamo adottando oggi”, aveva aggiunto.
LE SANZIONI A 12 MANAGER
L’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, inoltre, aveva sanzionato dodici dirigenti di Kaspersky Lab per “aver operato nel settore tecnologico russo”, congelando i loro beni negli Stati Uniti e impedendone l’accesso fino alla revoca delle sanzioni.
CHE SUCCEDE A CHI NON DISINSTALLA KASPERSKY?
Quanto alle conseguenze per chi mantiene software Kaspersky sui propri device: “Le persone e le aziende che continuano a utilizzare i prodotti e i servizi Kaspersky esistenti non incorreranno in sanzioni”, si legge in una nota, “tuttavia, qualsiasi individuo o azienda che continui a utilizzare i prodotti e i servizi Kaspersky, si assume tutti i rischi di cybersicurezza e quelli associati”. Insomma, anche i singoli utenti americani, benché ufficialmente non esistano multe per chi contravviene, rischiano pene a dir poco pesanti.
UN GRAVE DANNO PER LA MULTINAZIONALE RUSSA
La decisione statunitense naturalmente avrà ripercussioni su un gruppo che opera in circa 200 Paesi, con almeno una trentina di sedi in tutto il mondo, una holding britannica e, prima del ban, diversi uffici pure negli Usa, in Massachusetts (il suo addio agli States ha comportato il licenziamento di una cinquantina di persone).
Nel 2022 Kaspersky aveva dichiarato entrate per 752 milioni di dollari e nel suo sito web elenca tra i suoi clienti diversi big occidentali e non solo come Piaggio, la divisione retail di Volkswagen in Spagna e il Comitato Olimpico del Qatar. La domanda perciò ora è: altre autorità occidentali seguiranno l’esempio americano?
COSA FARA’ L’ITALIA?
Non bisogna dimenticare che Kaspersky è finita a più riprese sotto la lente anche delle autorità italiane. Come riportato nei mesi scorsi da StartMag, il 18 marzo 2022 il Garante per la protezione dei dati personali aveva aperto un’istruttoria “per valutare i potenziali rischi relativi al trattamento dei dati personali dei clienti italiani effettuato dalla società russa che fornisce il software antivirus Kaspersky”.
Prima ancora c’era l’allarme lanciato dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Secondo l’Acn era “opportuno considerare le implicazioni di sicurezza derivanti dall’utilizzo di tecnologie informatiche fornite da aziende legate alla Federazione Russa”. Sempre il 18 marzo 2022 il Consiglio dei Ministri aveva votato il decreto legge che prevede la diversificazione dei sistemi informativi e dei servizi informatici delle amministrazioni pubbliche.